Il cinese, l’ultimo romanzo di Henning Mankell, a metà strada tra un thriller e un romanzo storico.
Posted by Fausto Baccino
Posted on venerdì, gennaio 01, 2010
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In una fredda giornata di gennaio, la polizia di Hudiksvall, nella Svezia centrale, scopre un orribile massacro: in un villaggio vicino alla foresta, diciannove persone sono state trucidate. Sembra il gesto di un folle.
Quando a Helsingborg il magistrato Birgitta Roslin legge della strage, si rende conto che tra le vittime ci sono persone a lei molto vicine, e decide di occuparsi del caso. Il ritrovamento di un nastro di seta rossa la porta a Pechino, dove la scoperta di un diario la trascinerà indietro nel tempo, svelandole una terribile storia di schiavitù e soprusi. Coinvolta in un diabolico gioco politico, Birgitta dovrà confrontarsi con la brutalità del capitalismo selvaggio e dei nuovi potenti nella Cina di oggi, pronti a rivendicare il loro posto sulla scena internazionale.
L’odore dolciastro e amarognolo della morte ha invaso tutto il villaggio, solo una famiglia si è salvata, gli Hanson, insieme a una donna che continua ad aggirarsi in vestaglia nella neve, con le mani giunte in preghiera e lo sguardo sconvolto.
Vivi Sundberg, corpulenta sulla cinquantina, è una poliziotta tenace e capace di analizzare anche i più piccoli indizi, ma quando si trova a ispezionare tutti quei cadaveri deve rinunciare ad appuntare sul suo taccuino tutti i particolari. La scena è troppo truce, è una vera strage.
È attraverso i notiziari che il giudice Birgitta Roslin scopre cha a pochi chilometri da casa sua è accaduto l’impensabile. Sposata da molti anni e con quattro figli grandi, Birgitta è un giudice scrupoloso, che si getta spesso a capofitto nel lavoro così come nelle altre cose della vita. Ma la sua vita, tutto sommato serena e stabile, sta per essere sconvolta da un notiziario televisivo: il villaggio della strage era proprio quello in cui era nata sua madre e in cui anche lei aveva vissuto per qualche tempo prima di essere data in adozione.
Un nastro rosso è sparito dalla lampada di un ristorante cinese, lo stesso nastro verrà trovato sulla neve di Hesjovallen, dove è avvenuta la strage. Birgitta Roslin ha a disposizione un unico indizio per mettersi sulle tracce del misterioso uomo cinese ospite del villaggio in quei giorni, noi lettori abbiamo a disposizione quasi 600 pagine, per godere di una prosa perfetta, immaginifica, degna della fama del maestro scandinavo.
Skare, freddo intenso, solstizio d'inverno.
Nei primi giorni di gennaio del 2006 un lupo solitario entra in Svezia dalla Norvegia attraversando il confine a Vauldalen. Un uomo che guidava un gatto delle nevi sostiene di averlo intravisto poco lontano da Fjàllnàs, ma il lupo scompare nella foresta, verso est, prima che qualcuno riesca a vedere dove stia andando. Nel profondo del-l'Osterdalarna sono stati ritrovati i resti congelati di un alce, sulle zampe brandelli di carne e non molto di più. Ma è successo due giorni fa. Adesso il lupo ha di nuovo fame ed è in cerca di cibo.
È un giovane maschio che vaga per delimitare il proprio territorio. Marcia senza sosta. A Nàvjarna, a nord di Linsell, trova un altro cadavere di alce. Prima di riprendere il cammino, rimane sul posto per un giorno intero e mangia a sazietà. Poi riparte verso est. A Kàrbòle attraversa il Ljusnan ghiacciato e poi segue il suo corso tortuoso verso il mare. In una notte di luna piena passa il ponte a Jà'rvsò sulle zampe felpate e poi si addentra nelle grandi foreste che si spingono fino al mare.
Il mattino del 13 gennaio, molto presto il lupo raggiunge Hesjovallen, un villaggio a sud de Hansesjon, nell'Halsingland. Si ferma e annusa. Da qualche parte arriva odore di sangue. Si guarda intorno. Sa che nelle case abitano degli uomini. Ma non esce fumo dai comignoli. E il suo fine udito non capta alcun suono.
Però l'odore del sangue è vicino, il lupo ne è certo. Si accuccia al margine della foresta cercando di capire da dove venga. Poi comincia ad avanzare lentamente nella neve.
L'odore proviene da una delle case alla fine del piccolo villaggio. Il lupo si muove cautamente, quando è vicino a degli esseri umani deve fare attenzione ed essere paziente. Si ferma di nuovo. L'odore proviene dal retro di una casa. Rimane in attesa. Riprende a muoversi. Quando raggiunge la casa vede un cadavere. Afferra la preda pesante e la trascina verso la foresta. Non lo ha visto nessuno, nessun cane ha abbaiato. Il silenzio nella mattina gelida è assoluto.
Arrivato nella foresta il lupo comincia a mangiare. La carne non è congelata. Non fa fatica. Ha molta fame. Dopo avere staccato a morsi uno scarpone, attacca la caviglia.
Durante la notte ha nevicato, poi ha smesso. Mentre il lupo mangia, alcuni leggeri fiocchi di neve riprendono a cadere sul terreno gelato.
Quando Karsten Hòglin aprì gli occhi, ricordava di avere sognato una fotografia. Rimase disteso sul letto, mentre l'immagine tornava lentamente, quasi un negativo del sogno inviato alla sua coscienza. Riconobbe la fotografia. Era in bianco e nero e mostrava un uomo seduto su un vecchio letto di ferro, un fucile da caccia appeso alla parete alle spalle, ai piedi un vaso da notte. Quando l'aveva vista la prima volta, era rimasto colpito dal sorriso malinconico del vecchio.
Karsten Hòglin pensò che, fra le migliaia di fotografie che aveva avuto tra le mani, quella era la sola che non avrebbe mai dimenticato. Gli sarebbe piaciuto essere stato lui a scattarla.
L'orologio sul comodino segnava le sette e mezza. Di solito Karsten si svegliava presto. Ma aveva dormito male quella notte, il letto era scomodo. Decise che l'avrebbe fatto presente al momento di pagare il conto dell'albergo.
Era il nono e ultimo giorno del viaggio finanziato dalla borsa di studio. Stava raccogliendo una documentazione sui paesi abbandonati. Ora si trovava a Hudiksvall e gli rimaneva ancora un villaggio, di cui un uomo gli aveva parlato in una lettera. Dopo avere letto i suoi articoli, quell'uomo gli aveva scritto la storia del luogo in cui viveva. Karsten ne era rimasto colpito e aveva deciso di concludere il servizio fotografico proprio lì.
Si alzò e scostò le tende. Durante la notte erano caduti diversi centimetri di neve. Faceva ancora buio e il sole non era ancora spuntato all'orizzonte. Una donna con un giaccone imbottito passò in strada. Karsten la seguì con lo sguardo. Dev'essere freddo, pensò. Cinque, forse sette gradi sottozero.
Si vestì e scese nella hall dell'albergo usando il lento ascensore. Aveva parcheggiato l'auto nel cortile interno. Lì era al sicuro. Ma le borse con le macchine fotografiche le aveva portate in camera. Lo faceva sempre. Il suo incubo peggiore era di arrivare all'auto e scoprire che le borse erano sparite.
Al bancone della reception c'era una ragazza molto giovane, poco più che adolescente. Karsten notò che si era truccata malamente e decise di non reclamare per il letto. In ogni caso, non sarebbe tornato in quell'albergo.
Alcuni ospiti stavano facendo colazione nella sala ristorante. Per un attimo fu tentato di prendere una delle sue macchine e di scattare una foto a quel locale avvolto nel silenzio. Aveva la sensazione che la Svezia fosse sempre stata così. Persone silenziose, chine sui loro giornali e sulle loro tazze di caffè, ognuna assorta nei propri pensieri, ognuna con il proprio destino.
Lasciò perdere quell'idea, versò una tazza di caffè, imburrò due fette di pane e prese un uovo alla coque. Dato che non aveva trovato un giornale libero, fece colazione rapidamente. Detestava rimanere seduto a mangiare senza poter leggere.
Quando uscì dall'albergo si rese conto che faceva più freddo di quanto avesse immaginato. Il termometro accanto alla porta d'ingresso segnava undici gradi sottozero. E continuerà a scendere, si disse. Fino a oggi l'inverno è stato eccezionalmente mite, adesso finalmente è arrivato il freddo che aspettavamo. Posò le borse sul sedile posteriore dell'auto, mise in moto e scese per raschiare via il ghiaccio dal parabrezza. Accanto al posto di guida teneva una carta geografica.
Aveva controllato la strada per arrivare all'ultimo villaggio già il giorno prima, mentre faceva una sosta in un paese nelle vicinanze di Hasselasjòn. Doveva prendere la statale verso sud e dopo Ig-gesund svoltare in dirczione di Sòrforsa. A quel punto c'erano due possibilità, la strada a est o quella a ovest del lago, che alcuni chiamavano Storsjòn altri Làngsjòn. A una stazione di servizio all'entrata di Hudiksvall gli avevano detto che la strada a est era in pessime condizioni, ma decise di prenderla perché era molto più corta.
Quel mattino la luce invernale era affascinante. Si vedeva già il fumo salire dai comignoli dritto verso il ciclo.
Impiegò quaranta minuti per arrivare al villaggio, aveva sbagliato strada e a un certo punto si era accorto che stava andando verso Nàcksjò, a sud.
Hesjòvallen era in una piccola valle vicino a un lago di cui Karsten non ricordava il nome. Forse Hesjòn? Una fitta foresta si estendeva fino al villaggio, che si trovava sul pendio che scendeva verso il lago, ai due lati della Stretta strada dell'Hàlsingland.
Quando a Helsingborg il magistrato Birgitta Roslin legge della strage, si rende conto che tra le vittime ci sono persone a lei molto vicine, e decide di occuparsi del caso. Il ritrovamento di un nastro di seta rossa la porta a Pechino, dove la scoperta di un diario la trascinerà indietro nel tempo, svelandole una terribile storia di schiavitù e soprusi. Coinvolta in un diabolico gioco politico, Birgitta dovrà confrontarsi con la brutalità del capitalismo selvaggio e dei nuovi potenti nella Cina di oggi, pronti a rivendicare il loro posto sulla scena internazionale.
Il cinese di Henning Mankell.
Una scena del crimine che sarebbe entrata nella storia del crimine svedese. Un intero villaggio viene battuto casa per casa dalla polizia, ma si trovano soltanto dei cadaveri.Diciannove persone, per lo più coniugi anziani sorpresi nel sonno.
Diciannove persone, per lo più coniugi anziani sorpresi nel sonno, un ragazzino di circa dodici anni con una gamba martoriata dopo l’assalto di un lupo, ma anche cani, gatti, persino un pappagallo, tutti uccisi a coltellate.L’odore dolciastro e amarognolo della morte ha invaso tutto il villaggio, solo una famiglia si è salvata, gli Hanson, insieme a una donna che continua ad aggirarsi in vestaglia nella neve, con le mani giunte in preghiera e lo sguardo sconvolto.
Vivi Sundberg, corpulenta sulla cinquantina, è una poliziotta tenace e capace di analizzare anche i più piccoli indizi, ma quando si trova a ispezionare tutti quei cadaveri deve rinunciare ad appuntare sul suo taccuino tutti i particolari. La scena è troppo truce, è una vera strage.
È attraverso i notiziari che il giudice Birgitta Roslin scopre cha a pochi chilometri da casa sua è accaduto l’impensabile. Sposata da molti anni e con quattro figli grandi, Birgitta è un giudice scrupoloso, che si getta spesso a capofitto nel lavoro così come nelle altre cose della vita. Ma la sua vita, tutto sommato serena e stabile, sta per essere sconvolta da un notiziario televisivo: il villaggio della strage era proprio quello in cui era nata sua madre e in cui anche lei aveva vissuto per qualche tempo prima di essere data in adozione.
L’ultimo straordinario romanzo di Henning Mankell.
Inizia in questo modo l’ultimo straordinario romanzo di Henning Mankell.Leggi anche: L'uomo che sorrideva, la realtà di un mondo scandinavo, finora mai scandagliato con tanta acutezza.Lasciati i panni del commissario Kurt Wallander, protagonista di ben 9 romanzi tradotti in quaranta lingue, lo scrittore svedese crea una pletora di nuovi attualissimi personaggi, intorno ai quali ruota questo libro. Un romanzo corale, in cui ogni personaggio è descritto in maniera magistrale e che si colloca a metà strada tra un thriller e un romanzo storico. Partendo dalle foreste scandinave la trama si snoda su diversi piani temporali, tra la Svezia dei giorni nostri, la Cina e gli Stati Uniti di fine Ottocento. Dall’estrema povertà delle campagne cinesi durante gli anni del comunismo imperiale, alla svolta ipercapitalistica della Pechino contemporanea, meta di designer e di architetti.
Un nastro rosso è sparito dalla lampada di un ristorante cinese, lo stesso nastro verrà trovato sulla neve di Hesjovallen, dove è avvenuta la strage. Birgitta Roslin ha a disposizione un unico indizio per mettersi sulle tracce del misterioso uomo cinese ospite del villaggio in quei giorni, noi lettori abbiamo a disposizione quasi 600 pagine, per godere di una prosa perfetta, immaginifica, degna della fama del maestro scandinavo.
Trama.
Skare, freddo intenso, solstizio d'inverno.
Nei primi giorni di gennaio del 2006 un lupo solitario entra in Svezia dalla Norvegia attraversando il confine a Vauldalen. Un uomo che guidava un gatto delle nevi sostiene di averlo intravisto poco lontano da Fjàllnàs, ma il lupo scompare nella foresta, verso est, prima che qualcuno riesca a vedere dove stia andando. Nel profondo del-l'Osterdalarna sono stati ritrovati i resti congelati di un alce, sulle zampe brandelli di carne e non molto di più. Ma è successo due giorni fa. Adesso il lupo ha di nuovo fame ed è in cerca di cibo.
È un giovane maschio che vaga per delimitare il proprio territorio. Marcia senza sosta. A Nàvjarna, a nord di Linsell, trova un altro cadavere di alce. Prima di riprendere il cammino, rimane sul posto per un giorno intero e mangia a sazietà. Poi riparte verso est. A Kàrbòle attraversa il Ljusnan ghiacciato e poi segue il suo corso tortuoso verso il mare. In una notte di luna piena passa il ponte a Jà'rvsò sulle zampe felpate e poi si addentra nelle grandi foreste che si spingono fino al mare.
Il mattino del 13 gennaio, molto presto il lupo raggiunge Hesjovallen, un villaggio a sud de Hansesjon, nell'Halsingland. Si ferma e annusa. Da qualche parte arriva odore di sangue. Si guarda intorno. Sa che nelle case abitano degli uomini. Ma non esce fumo dai comignoli. E il suo fine udito non capta alcun suono.
Però l'odore del sangue è vicino, il lupo ne è certo. Si accuccia al margine della foresta cercando di capire da dove venga. Poi comincia ad avanzare lentamente nella neve.
L'odore proviene da una delle case alla fine del piccolo villaggio. Il lupo si muove cautamente, quando è vicino a degli esseri umani deve fare attenzione ed essere paziente. Si ferma di nuovo. L'odore proviene dal retro di una casa. Rimane in attesa. Riprende a muoversi. Quando raggiunge la casa vede un cadavere. Afferra la preda pesante e la trascina verso la foresta. Non lo ha visto nessuno, nessun cane ha abbaiato. Il silenzio nella mattina gelida è assoluto.
Arrivato nella foresta il lupo comincia a mangiare. La carne non è congelata. Non fa fatica. Ha molta fame. Dopo avere staccato a morsi uno scarpone, attacca la caviglia.
Durante la notte ha nevicato, poi ha smesso. Mentre il lupo mangia, alcuni leggeri fiocchi di neve riprendono a cadere sul terreno gelato.
Quando Karsten Hòglin aprì gli occhi, ricordava di avere sognato una fotografia. Rimase disteso sul letto, mentre l'immagine tornava lentamente, quasi un negativo del sogno inviato alla sua coscienza. Riconobbe la fotografia. Era in bianco e nero e mostrava un uomo seduto su un vecchio letto di ferro, un fucile da caccia appeso alla parete alle spalle, ai piedi un vaso da notte. Quando l'aveva vista la prima volta, era rimasto colpito dal sorriso malinconico del vecchio.
Il cinese, l’ultimo romanzo di Henning Mankell, a metà strada tra un thriller e un romanzo storico.Twitta
C'era un che di insicuro nella sua espressione, sembrava in attesa. Molto tempo dopo, era venuto a sapere cosa c'era dietro a quell'immagine. Alcuni anni prima, quell'uomo aveva ucciso accidentalmente il suo unico figlio durante una battuta di caccia agli uccelli marini. Da allora il fucile era rimasto appeso a quella parete e l'uomo era diventato sempre più strano.Karsten Hòglin pensò che, fra le migliaia di fotografie che aveva avuto tra le mani, quella era la sola che non avrebbe mai dimenticato. Gli sarebbe piaciuto essere stato lui a scattarla.
L'orologio sul comodino segnava le sette e mezza. Di solito Karsten si svegliava presto. Ma aveva dormito male quella notte, il letto era scomodo. Decise che l'avrebbe fatto presente al momento di pagare il conto dell'albergo.
Era il nono e ultimo giorno del viaggio finanziato dalla borsa di studio. Stava raccogliendo una documentazione sui paesi abbandonati. Ora si trovava a Hudiksvall e gli rimaneva ancora un villaggio, di cui un uomo gli aveva parlato in una lettera. Dopo avere letto i suoi articoli, quell'uomo gli aveva scritto la storia del luogo in cui viveva. Karsten ne era rimasto colpito e aveva deciso di concludere il servizio fotografico proprio lì.
Si alzò e scostò le tende. Durante la notte erano caduti diversi centimetri di neve. Faceva ancora buio e il sole non era ancora spuntato all'orizzonte. Una donna con un giaccone imbottito passò in strada. Karsten la seguì con lo sguardo. Dev'essere freddo, pensò. Cinque, forse sette gradi sottozero.
Si vestì e scese nella hall dell'albergo usando il lento ascensore. Aveva parcheggiato l'auto nel cortile interno. Lì era al sicuro. Ma le borse con le macchine fotografiche le aveva portate in camera. Lo faceva sempre. Il suo incubo peggiore era di arrivare all'auto e scoprire che le borse erano sparite.
Al bancone della reception c'era una ragazza molto giovane, poco più che adolescente. Karsten notò che si era truccata malamente e decise di non reclamare per il letto. In ogni caso, non sarebbe tornato in quell'albergo.
Alcuni ospiti stavano facendo colazione nella sala ristorante. Per un attimo fu tentato di prendere una delle sue macchine e di scattare una foto a quel locale avvolto nel silenzio. Aveva la sensazione che la Svezia fosse sempre stata così. Persone silenziose, chine sui loro giornali e sulle loro tazze di caffè, ognuna assorta nei propri pensieri, ognuna con il proprio destino.
Lasciò perdere quell'idea, versò una tazza di caffè, imburrò due fette di pane e prese un uovo alla coque. Dato che non aveva trovato un giornale libero, fece colazione rapidamente. Detestava rimanere seduto a mangiare senza poter leggere.
Quando uscì dall'albergo si rese conto che faceva più freddo di quanto avesse immaginato. Il termometro accanto alla porta d'ingresso segnava undici gradi sottozero. E continuerà a scendere, si disse. Fino a oggi l'inverno è stato eccezionalmente mite, adesso finalmente è arrivato il freddo che aspettavamo. Posò le borse sul sedile posteriore dell'auto, mise in moto e scese per raschiare via il ghiaccio dal parabrezza. Accanto al posto di guida teneva una carta geografica.
Aveva controllato la strada per arrivare all'ultimo villaggio già il giorno prima, mentre faceva una sosta in un paese nelle vicinanze di Hasselasjòn. Doveva prendere la statale verso sud e dopo Ig-gesund svoltare in dirczione di Sòrforsa. A quel punto c'erano due possibilità, la strada a est o quella a ovest del lago, che alcuni chiamavano Storsjòn altri Làngsjòn. A una stazione di servizio all'entrata di Hudiksvall gli avevano detto che la strada a est era in pessime condizioni, ma decise di prenderla perché era molto più corta.
Quel mattino la luce invernale era affascinante. Si vedeva già il fumo salire dai comignoli dritto verso il ciclo.
Impiegò quaranta minuti per arrivare al villaggio, aveva sbagliato strada e a un certo punto si era accorto che stava andando verso Nàcksjò, a sud.
Hesjòvallen era in una piccola valle vicino a un lago di cui Karsten non ricordava il nome. Forse Hesjòn? Una fitta foresta si estendeva fino al villaggio, che si trovava sul pendio che scendeva verso il lago, ai due lati della Stretta strada dell'Hàlsingland.
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Questo è il primo libro di Mankell che leggo e credo leggerò tutti gli altri. Molte le tematiche affrontate, inaspettato e sconvolgente trovarle in quello che a torto viene descritto come un libro giallo. Forse il più bel libro letto negli ultimi anni. Un fiume in piena di idee, pensieri, informazioni, situazioni e ritratti sia individuali che sociali. Io lo definirei un'opera divulgativa. Lo trovai su suggerimento di un professore di economia, e anche questa materia viene trattata in modo da invitare il lettore all'approfondimento. Quest'autore, prematuramente scomparso, avrebbe dato ancora molto in ogni termine all'umanità intera.
RispondiEliminaDopo aver letto tutte le avventure del commissario Wallander, e aver così apprezzato lo stile di Mankell, ho deciso di provare questo libro. Credo si possa tranquillamente affermare che questo è in assoluto il miglior Mankell: la ricchezza e la varietà dei personaggi raggiungono una dimensione epica, rara tra gli scrittori contemporanei.
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