I Modena City Ramblers (MCR) sono un gruppo musicale italiano creatosi nel 1991. Autodefiniscono il loro genere musicale come combat folk,...

I Modena City Ramblers (MCR) sono un gruppo musicale italiano creatosi nel 1991. Autodefiniscono il loro genere musicale come combat folk, dichiarando sin dall’inizio un amore incondizionato per il folk irlandese.

Utilizzano brani strumentali della tradizione popolare come basi per loro brani, come riff o come assolo.

Sin dai tempi in cui suonavano solo musica irlandese, i Modena City Ramblers, come già i Pogues (ai quali si sono largamente ispirati), utilizzano brani strumentali della tradizione popolare (irlandese, scozzese, celtica e poi anche klezmer, balcanica, italiana) come basi per loro brani, come riff o come assolo. Talvolta l'origine di questi brani è sconosciuta.
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La formazione.
« Abbiamo cominciato per hobby, per divertimento puro e semplice. Avevamo un'impronta punk, andavamo a suonare senza neanche provare, a volte eravamo in 6, a volte in 7, anche in 11. »
(Franco D'Aniello)

I Modena City Ramblers nascono nel 1991 da un gruppo di amici intenzionati a suonare musica irlandese, senza alcuna pretesa. Ne fanno parte "Albertone" Morselli, Giovanni Rubbiani e "Albertino" Cottica già dei Lontano da dove, Franco D'Aniello e Luciano Gaetani dell'Abbazia dei Folli. Nel febbraio del 1991, in occasione di un concerto al Wienna di Modena, viene deciso il nome Modena City Ramblers, in quanto "sapevamo che in Irlanda ogni città ha i suoi City Ramblers e ci sembrava carino che anche Modena non fosse da meno". Il nome è anche un omaggio ai Dublin City Ramblers, un gruppo di "liscio irlandese", senza dimenticare le radici emiliane.

Nel 1992 arriva il bassista Massimo Ghiacci dai Plutonium 99. La sera del 1º marzo viene effettuata la prima registrazione del gruppo nel disco On the First Day of March...Live Demo. Durante un concerto al Kalinka, un locale di Carpi, sale sul palco per la prima volta Stefano "Cisco" Bellotti, a cantare The Wild Rover. In questo periodo i Modena City Ramblers non sono un ensemble convenzionale ma una compagnia aperta, elemento che rimarrà in qualche modo in tutta la storia dei Ramblers, tanto che tutti i membri che hanno poi abbandonato la "formazione effettiva", eccetto Alberto Morselli, continuano a collaborare con il gruppo. L'evento che concluse quell'anno cruciale per il gruppo fu il concerto di spalla ai Pogues a Modena. Terry Woods, il bouzoukista del gruppo irlandese, assisté al concerto, salutando i Ramblers da lontano. Nell'autunno dello stesso anno,

Giovanni comincia a introdurre nel repertorio dei pezzi popolari in italiano, quali Bella ciao, Fischia il vento e Contessa.

Combat Folk e Riportando tutto a casa.
Tra febbraio e marzo del 1993, i Ramblers vantavano un repertorio misto, composto da brani strumentali irlandesi e brani tradizionali italiani. Decisero così che era giunto il momento di incidere il loro primo album in studio. Come studio di registrazione scelsero l'Esagono di Rubiera, in cui lavorava Kaba, che sarebbe diventato poi un membro stabile del gruppo. Combat Folk venne venduto ai concerti, la prima volta al "Fuori Orario" di Taneto di Gattatico (RE), e contiene inoltre i primi due brani inediti dei Modena City Ramblers.

I Modena City Ramblers da gruppo che si "disinteressava delle professionalità" erano diventati un progetto musicale, passaggio che richiedeva una scrematura del gruppo per delineare con più ordine una formazione troppo caotica: "Albertone" Morselli e Cisco alla voce, Giovanni Rubbiani alla chitarra, "Albertino" Cottica alla fisarmonica, "Franchino" D'Aniello ai fiati, Luciano Gaetani al banjo, bouzouki, mandolino, Massimo "Ice" Ghiacci al basso, Marco Michelini al violino e Vania Buzzini al bodhran e ai cori.

Nel 1994 pubblicano per l'etichetta indipendente Helter Skelter di Roma Riportando tutto a casa. Al disco partecipano inoltre come ospiti gli ex Chris Dennis, Filippo Chieli e Vania Buzzini. Compare l'utilizzo del dialetto in alcune canzoni, in toto (Tant par tachér, Delinquent ed mòdna)o in parte (I funerali di Berlinguer e The great song of indifference, cover di Bob Geldof) anche sull'onda dei torinesi Mau Mau; stilisticamente, non più solo Pogues e Waterboys ma anche Les Negresses Vertes e Mano Negra. Molto importante l'apporto dato da Albertino e Giovanni nella scrittura dei brani.
Il disco è un vero e proprio manifesto della cultura musicale del gruppo, che spazia dall'Irlanda magica di In un giorno di pioggia alle terribili esperienze di casa nostra di Quarant'anni, senza dimenticare la spensieratezza dei testi disimpegnati come The great song of indifference, la dolcezza di Ninnananna e ovviamente il ricordo della Resistenza con la loro prima versione di Bella ciao. Il disco viene prodotto dalla Mescal e poi ripubblicato dalla Blackout/Polygram con l'aggiunta del brano Il bicchiere dell'addio in cui appare Bob Geldof. Il disco verrà distribuito gratuitamente come singolo ai concerti a chi avesse la versione precedente dell'album. Nella versione della Mescal fa inoltre il suo ingresso il primo batterista dei MCR, Roberto Zeno.

Tra il 1994 e il 1995 i MCR collaborano nell'incisione di alcuni album: I disertori, tributo ad Ivano Fossati con Gli amanti d'Irlanda; Tributo ad Augusto con L'atomica cinese; Materiale resistente con Bella ciao, compilation prodotta da Giovanni Lindo Ferretti dei C.S.I. insieme a gruppi del calibro di Africa Unite, Mau Mau, Gang e Skiantos, per il 50º anniversario della Liberazione.

Durante l'estate del 1995 i Ramblers collaborano con il circo di Paolo Rossi e il progetto francese Caravane Banlieue. Partecipano ad alcune serate sul palco miscelando il folk con la satira.
Alla fine dell'estate Albertone lascia il gruppo per disaccordi politici e musicali con il resto del gruppo. Cisco rimane l'unica voce.
MCR in teatro
Il successo.
Ottobre 1998, Cisco Bellotti al Sisten Irish Pub di Novellara durante la registrazione di Raccolti.
Nel 1996 viene alla luce il secondo disco La grande famiglia con interventi di Paolo Rossi, Mara Redeghieri degli Ustmamò, Marino e Sandro Severini dei Gang. All'inizio del tour abbandonano il gruppo Gaetani e Michelini, che non accettano di lasciare i loro lavori (rispettivamente psicologo e impiegato in banca), sostituiti da Massimo Giuntini e Francesco Moneti, entrambi degli aretini Casa del Vento. Prendono parte al Concerto del Primo Maggio a Roma e fanno una decina di date con Paolo Rossi.

Nel 1997 incidono Terra e libertà, che risente fortemente dei viaggi compiuti da Cisco in Patagonia e da Alberto e Giovanni in Messico e a Cuba. L'album è chiaramente ispirato all'opera di Gabriel García Márquez. I MCR lavorano per sei mesi in sala prove. Al concetto del disco hanno contribuito anche gli incontri con Luis Sepúlveda, Paco Taibo o Daniel Chavarria, conosciuti nel 1997 grazie ai festival di letteratura, mentre sul piano musicale il modello sono i Mano Negra. La tournée si svolge nei palazzetti e culmina a dicembre, quando suonano a Cuba davanti a 100.000 persone.
Leggi anche: Paulem, la grande tradizione dell’Appennino emiliano romagnolo si rinnova.
Nel 1998 il gruppo ha bisogno di recuperare una dimensione più "intima" del live e porta il tour nei club. A ottobre al Sisten Irish Pub di Novellara viene registrato Raccolti, album acustico con quindici classici, due inediti (Notturno Camden Lock, A gh'è chi g'a') e una cover (La fiola dal paisan, brano de La Piva dal Carnèr, gruppo di musica popolare emiliana). Seguono nel 1999 un breve tour nei teatri, senza Giuntini ma con ospite Luciano Gaetani: dieci brani dai concerti di Rimini e La Spezia, tra cui lo strumentale Richard Dwyer's Set e L'atomica cinese, finiscono ne Il resto raccolto, CD a tiratura limitata solo per il fan club.

I Ramblers compiono un viaggio in Irlanda per lavorare al quarto album e poi all'Esagono dove incidono Fuori campo. Lo stile Ramblers non è più solo combat folk, ma, come suggeriscono loro stessi nel titolo di una canzone di quest'album, è patchanka celtica: non rinnegano le radici irlandesi, ma vi aggiungono quel meticciato musicale denominato patchanka dai Mano Negra. Il giorno dell'uscita dell'album Giovanni Rubbiani annuncia l'abbandono del gruppo. L'ultimo concerto con Giovanni come membro della società Modena City Ramblers è quello del capodanno del 2000 in Piazza Grande a Modena, insieme a Goran Bregović. Giovanni Rubbiani andrà a fondare i Caravane de Ville.

Nel novembre 1999 viene pubblicato Combat Folk - L'Italia ai tempi dei Modena City Ramblers, un libro firmato da Paolo Ferrari e Paolo Verri in cui il gruppo racconta la propria esperienza.
I MCR incidono Madre Terra per A come Ambiente, una compilation del quotidiano La Stampa.

Radio Rebelde e Gocce.
Nel maggio 2000 anche Albertino abbandona i Modena City Ramblers per dedicarsi al progetto, già attivo da tempo, dei Fiamma Fumana. Nel tour estivo ritornano Luciano Gaetani e Massimo Giuntini e fa il suo ingresso come membro effettivo il secondo batterista-percussioni Kaba, dopo 5 album all'attivo come produttore. In autunno il viaggio in Sudafrica, per una collaborazione con la band etno-folk-fusion Landscape Prayers (Lontano e Un mondo che balla). Massimo Ghiacci e Franco D'Aniello producono Pazienza santa dei Paulem di cui fa parte anche l'ex rambler Luciano Gaetani.
Nel febbraio 2001 Cisco incide con gli amici Casa del Vento il disco 900.

Nella primavera del 2001 nasce il progetto Gang City Ramblers, che congiunge due generazioni di combat-folk-rockers: i Modena City Ramblers con i Gang dei fratelli Severini. Suonano sullo stesso palco interpretando brani delle due formazioni. Il 25 aprile dello stesso anno i due gruppi si esibiscono in un indimenticabile concerto a Macerata in una Piazza Mazzini stracolma di oltre 6.000 persone arrivate da tutti gli angoli della regione.

I MCR si chiudono poi in studio a Napoli per l'incisione dell'album Radio Rebelde, con il supporto di Enzo Soulfingers Rizzo. È il primo album non prodotto da Kaba. Verrà pubblicato nel febbraio 2002. Il disco risente dei fatti del G8 di Genova e dell'11 settembre. Dopo il ritiro di Massimo Giuntini, si aggiunge Luca "Gabibbo" Giacometti, ex Mocogno Rovers e membro dei Cormac. Durante il tour invernale è ospite anche Giovanni Rubbiani.

Nel gennaio 2003 suonano in Chiapas e Guatemala. Entra nel gruppo il fisarmonicista Daniele Contardo, già Abesibè e Tupamaros.

Nel 2004 pubblicano l'EP Gocce, legato al progetto della Coop Acqua per la pace, che contiene l'inedito Al Fiòmm presente anche nel successivo album. Sotto la guida di Max Casacci dei Subsonica, i Ramblers incidono ¡Viva la vida, muera la muerte!.

Sempre nel 2004 viene pubblicato Clan Banlieue, un DVD pubblicato dalla Universal Music e che raccoglie dodici anni di canzoni, concerti, incontri, viaggi e amicizie della band musicale Modena City Ramblers.

Nel 2005, come ideale continuazione di Materiale resistente, i MCR chiamano a raccolta gli amici e registrano un album di canti sulla Resistenza: Appunti partigiani. Rileggono brani propri, tradizionali e di altri gruppi in chiave Ramblers. L'album esce in aprile, nel 60º anniversario della Liberazione.
La canzone Ebano, contenuta nell'album ¡Viva la vida, muera la muerte! vince il premio Amnesty – Voci per la libertà, assegnato da Amnesty International.

L'abbandono di Cisco e il caso Contessa.

Dopo 14 anni Stefano "Cisco" Bellotti lascia il gruppo per intraprendere la carriera solista. La band decide di non fare provini ma chiama a dividere l'eredità di Cisco due amici: il sassolese Davide "Dudu" Morandi, ex Mocogno Rovers, già presente nei cori di Riportando tutto a casa e nella foto di copertina di La grande famiglia, in quanto aveva già cantato dal vivo con i Ramblers agli esordi, e la correggese Betty Vezzani, che ha cantato con i Cormac e nel progetto folk Beyond the wire con Luca Giacometti, oltre allo spettacolo Le Ceneri di Gramsci di Pier Paolo Pasolini e musicato da Giovanna Marini. Per testare la nuova formazione i MCR fanno una breve tournée nei club che vede il battesimo al Fuori Orario di Taneto di Gattatico (RE) il 3 marzo 2006.

Durante il tradizionale Concerto del Primo Maggio a Roma, il gruppo si esibisce cantando la tradizionale canzone di protesta del movimento operaio Contessa (nel loro repertorio sin dal demo tape Combat Folk, ma da tempo abbandonata dal vivo perché ritenuta ambigua) cambiando le parole di alcune strofe, attenuandone i caratteri più duri del linguaggio che la caratterizza. Dopo il concerto è nata una polemica sulla modifica del testo, soprattutto dopo l'intervento dell'autore della canzone Paolo Pietrangeli che in un articolo su Liberazione prendeva le distanze dall'iniziativa dichiarando di aver negato sin dall'inizio il consenso ai Modena City Ramblers per qualsiasi modifica al testo. Dopo questo episodio il gruppo ha temporaneamente escluso Contessa dal suo repertorio live, introducendo nel disco successivo Mia dolce rivoluzionaria, una canzone che rimarca ancora più apertamente la distanza dai contenuti politici espressi nel testo della canzone di Pietrangeli. Dopo alcuni anni la canzone di Paolo Pietrangeli è stata nuovamente inserita nella scaletta di alcuni live.

Il 3 novembre 2006 esce l'album Dopo il lungo inverno sotto la produzione Peter Walsh, già collaboratore di Peter Gabriel e Simple Minds, che vede ospiti Terry Woods (componente dei The Pogues, già membro degli Sweeney's Men e Steeleye Span), la brass band macedone Original Kocani Orkestar, Massimiliano Fabianelli, fisarmonicista con i Ramblers in tour l'anno precedente, il quartetto d'archi reggiano Koiné di cui fa parte Filippo Chieli, la cantante Lucia Tarì e l'armonicista Enzo Ciliberti.

Nel marzo 2007 viene pubblicato Tre colori, il nuovo album del cantautore rock Graziano Romani, che vede i Ramblers ospiti, sia come singoli che nella formazione completa, nei brani Corre buon sangue, Stesso viaggio stessa città, Spiriti liberi.

L'addio a Gabibbo e Bella Ciao.

Luca "Gabibbo" Giacometti (44 anni) mentre suona un bouzouki durante un concerto. Il 6 ottobre 2007 il musicista morì schiantandosi per cause sconosciute contro il guard-rail sull'Autostrada del Sole.
 
Il 6 ottobre 2007 muore in un incidente stradale Luca "Gabibbo" Giacometti. Il 13 ottobre 2007 a Castelnuovo Rangone (MO), per commemorarne la scomparsa, Davide Morandi, Franco D'Aniello e Massimo Ghiacci partecipano come ospiti ad un concerto dell'ex cantante Stefano "Cisco" Bellotti.

Il 25 gennaio 2008 esce in Italia distribuito da Mescal e in Olanda, Svizzera, Francia, Lussemburgo, Austria e Germania distribuito da Universal, il primo disco dei MCR destinato al mercato straniero, prodotto da Terry Woods e dal titolo Bella ciao - Italian Combat Folk for the Masses (il titolo provvisorio era Tunes from the Bunker). Contiene brani dei MCR riarrangiati, reincisi, tra cui Bella ciao e in alcuni casi tradotti in inglese e spagnolo, più un inedito: il tradizionale americano di evidente origine irlandese Roisin the Bow. Partecipa ancora come ospite Massimiliano Fabianelli. Franco D'Aniello suona per la prima volta il sassofono. Il disco è dedicato a Luca Giacometti che aveva partecipato alle registrazioni. In primavera i MCR intraprendono un tour che li porta in numerose capitali europee. Durante questo tour, si aggiunge alla formazione il tastierista Leonardo "Leo" Sgavetti.

Onda Libera.
Il 10 aprile 2009 esce il disco Onda libera, il cui tema dominante è il concetto di libertà. L'album affronta molteplici temi, tra cui la lotta alla mafia[32], la solidarietà ai popoli emarginati e discriminati, la libertà di protesta studentesca e il tema delle morti sul lavoro. Il titolo nasce dalla volontà dei Ramblers di riferirsi sia a l'Onda, il movimento studentesco nato nell'autunno 2008, sia a Libera, l'associazione contro le mafie fondata da don Luigi Ciotti. Quest'ultimo collabora in prima persona alla realizzazione del disco firmandone anche l'introduzione con le seguenti parole:
« C'è un legame antico tra musica e desiderio di libertà. Perché la musica è espressione profonda dell'umano e non c'è nulla di più umano che la nostra aspirazione ad essere liberi. Queste canzoni esprimono in modo trascinante la forza di questo legame. Sono canzoni che fondono musica e coscienza politica, arte e sete di giustizia »
 
Durante il Tour 2009 i Ramblers organizzano in collaborazione con l'associazione Libera la Carovana della legalità contro le mafie, un tour itinerante svoltosi tra il 25 aprile ed il 9 maggio in luoghi confiscati alla mafia di molte regioni della penisola.

Il 1º maggio 2009, a Coppito, partecipano a Concerto per L'Abruzzo: una manifestazione di solidarietà nei confronti delle persone colpite dal terremoto.

L'11 giugno 2009 partecipano, insieme a Casa del Vento e Skiantos, allo spettacolo in Piazza VIII Agosto a Bologna in ricordo di Enrico Berlinguer, a 25 anni dalla sua scomparsa.

L'abbandono di Kaba e Betty e il Riportando tutto a casa - Tour 2009

Il 13 ottobre 2009 i Modena City Ramblers annunciano sul proprio sito ufficiale che Arcangelo "Kaba" Cavazzuti ed Elisabetta "Betty" Vezzani lasciano i Modena City Ramblers. I motivi di questa decisione, presa di comune accordo ma non per questo meno dolorosa, sono dovuti a scelte di vita strettamente personali. Kaba lascia i Ramblers dopo una collaborazione che durava da più di 15 anni, prima come produttore e poi come strumentista; mentre Betty era entrata nel gruppo solo nel 2006. Nel 2009 Betty collaborò con i Legittimo Brigantaggio nell'album Il cielo degli esclusi (Cinico Disincanto).

I Ramblers annunciano contemporaneamente il varo di un tour celebrativo per i 15 anni trascorsi dall'uscita del primo disco Riportando tutto a casa, che porterà la band in giro per i "piccoli-grandi" club della penisola nell'autunno-inverno 2009, proponendo una scaletta impostata sulle canzoni del disco uscito nel 1994. Per l'occasione entrano a far parte del gruppo: il "vecchio" compagno di viaggio Luciano Gaetani, polistrumentista nonché cofondatore della band emiliana e alla chitarra acustica Luca Serio Bertolini, cantautore e già tecnico di palco. Ricompare nelle scalette, contestualizzata con l'anniversario del disco, Contessa.

Il 26 settembre 2009 viene pubblicata la Modena City Ramblers - The Universal Music Collection, una raccolta limited edition dei primi sei album registrati in studio dai Ramblers.

Sul tetto del mondo, Battaglione Alleato e il tour estivo 2012

I Modena City Ramblers annunciano l'uscita del loro dodicesimo album per il 15 marzo 2011 a vent'anni dalla formazione del gruppo, intitolato Sul tetto del mondo, contenente tredici tracce, composte e prodotte dai Ramblers stessi.

Il 23 luglio 2011 i Modena City Ramblers partecipano al concerto in memoria di Carlo Giuliani a Genova, in Piazza Caricamento, al decimo anniversario della sua morte durante gli scontri del G8 di Genova. Il 31 dicembre 2011 suonano al concerto di capodanno in piazza a Modena, festeggiando il ventesimo della loro fondazione.

Il 26 marzo 2012 è uscito l'album Battaglione Alleato, un album corale dei Modena insieme agli Yonders di Luca Serio Bertolini, ai Popinga di Leonardo Sgavetti, ai Mutina Golem di Luciano Gaetani, ai Rossopiceno, ai LoGiCi Zen, agli Elizabeth, ai Nuju, ai Ned Ludd, a Jason McNiff (già più volte sul palco con i MCR), all'ex fisarmonicista Daniele Contardo, a Milo Brugnara (cantautore Trentino, vecchia conoscenza dei MCR dai tempi della Grande Famiglia) e all'artista reggae Lion D che narra le vicende dell'Operazione Tombola, episodio della seconda guerra mondiale.

Il 25 giugno 2012 il gruppo si esibisce allo Stadio Renato Dall'Ara in occasione del concerto Emilia: live; un evento organizzato per raccogliere fondi destinati ad aiutare le popolazioni colpite dal sisma. La band suona due brani (Viva la Vida e I Cento Passi) insieme, per l'occasione, con l'ex cantante del gruppo Stefano Bellotti.

L'estate 2012 segna l'inizio del "Modena City Busker Tour", un tour che ripropone tutti i pezzi del gruppo che sono stati suonati raramente (alcuni addirittura mai). I brani in scaletta sono stati scelti dai fan stessi della band tramite un apposito sondaggio sul sito ufficiale.

Niente di nuovo sul fronte occidentale.

Il 5 febbraio 2013 esce il loro tredicesimo album in studio intitolato Niente di nuovo sul fronte occidentale. È un doppio cd caratterizzato da un lato A e un lato B (per ricordare i vinili) denominati rispettivamente "Niente di nuovo" e "Sul fronte occidentale". Mentre il lato A ha un suono più elettrico e aggressivo, il lato B è un ritorno alle poetiche ballate dei primi tempi. Nella formazione si può notare l'abbandono di Luciano Gaetani (presente però in qualche canzone) e la collaborazione di Daniele Contardo, ex rambler.

Venti tour.
Il 15 marzo 2014, in occasione delle festività di San Patrizio organizzate dall'Estragon di Bologna ("Irlanda in Festa"), i Modena City Ramblers danno il via al VENTI tour. Si tratta del tour per festeggiare i vent'anni dall'uscita (nel 1994) di Riportando tutto a casa. Nella scaletta verranno riproposti i pezzi cult di un ventennio. La registrazione della serata verrà pubblicata in "Venti" doppio Cd e DVD, in uscita il 27 maggio 2014 Nell'ottobre 2014 incidono il brano Chi vola vale, inno del Modena Volley.

'Tracce clandestine' e Sentieri clandestini tour.
Il 24 marzo 2015 esce il disco Tracce clandestine, album che raccoglie brani che i Modena avevano inciso in raccolte o che hanno cantato più volte dal vivo, ma non avevano mai registrato. Ad aprire il disco c'è, appunto, Clandestino di Manu Chao. Partecipano al disco Alberto Bertoli, Dubioza Kolectiv, Eugenio Finardi, Uri Giné dei Bongo Botrako, La Pegatina, Stephane Mellino dei Les Négresses Vertes, Terry Woods dei The Pogues. Unico inedito The trumpets of Jericho. Segue un tour intitolato Sentieri clandestini.

Il tour dei 25 anni. In occasione delle festività di San Patrizio 2016, la band inaugura da Padova il tour dei 25 anni. Per l'eccezionalità della ricorrenza, la scaletta sarà composta da pezzi prevalentemente irish, a cui seguirà una scaletta a tema Resistenza per festeggiare il 25 aprile e il 1º maggio. Dopodiché la scaletta riproporrà 25 anni di canzoni, tra classici cavalli di battaglia e qualche chicca per i fan più accaniti.
MCR
Discografia.
1993 – Combat Folk
1994 – Riportando tutto a casa
1996 – La grande famiglia
1997 – Terra e libertà
1998 – Raccolti
1999 – Fuori campo
2002 – Radio Rebelde
2004 – ¡Viva la vida, muera la muerte!
2005 – Appunti partigiani
2006 – Dopo il lungo inverno
2008 – Bella ciao - Italian Combat Folk for the Masses
2009 – Onda libera
2011 – Sul tetto del mondo
2012 – Battaglione Alleato
2013 – Niente di nuovo sul fronte occidentale
2014 – Venti
2015 – Tracce clandestine
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Il capo dei capi è una miniserie televisiva in sei puntate, andata in onda fra ottobre e novembre 2007 su Canale 5 al giovedì in prima sera...

Il capo dei capi è una miniserie televisiva in sei puntate, andata in onda fra ottobre e novembre 2007 su Canale 5 al giovedì in prima serata e in replica da sabato 3 dicembre 2011 su Rete 4, sempre in prima serata; le riproposizioni della fiction inoltre sono proseguite anche su Mediaset Extra.
La serie racconta la storia del noto boss corleonese di Cosa nostra Salvatore Riina, alias Totò u Curtu, interpretato da Claudio Gioè. La regia è di Alexis Sweet e Enzo Monteleone.

Prodotta dalla Taodue, la serie è ispirata all'omonimo libro-inchiesta di Giuseppe D'Avanzo e Attilio Bolzoni. Il 13 e 14 gennaio 2008 sono andate in onda su Canale 5 due puntate di un'altra fiction, L'ultimo padrino, che prosegue la storia dal 1993 fino all'arresto di Bernardo Provenzano. La casa produttrice è sempre la Taodue. 
Trama.
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Prima puntata (1943-1958).
« Io sono Salvatore Riina! » (Salvatore Riina / Giovan Battista Torregrossa a Domenico / Francesco Casisa durante una lite) Palermo, 15 gennaio 1993, il superboss di Cosa nostra Salvatore Riina è stato catturato dopo 23 anni di latitanza, ed in carcere riceve la visita di un uomo, il suo amico d'infanzia Biagio Schirò che lo spinge a ricordare il loro passato.

Nel 1943 Salvatore è un ragazzo di 13 anni che vive a Corleone; mentre lavora nei campi col padre, trova una bomba ed il padre vorrebbe recuperare la polvere da sparo contenuta nell'ordigno per rivenderla ai cacciatori e ricavare qualcosa per arrotondare i suoi magri guadagni come bracciante, ma la bomba esplode uccidendo lui e il fratello minore di Totò. Salvatore diventa così il capo della sua famiglia, con la quale è costretto a continuare a vivere nella miseria. Stanco di vivere in povertà, Totò insieme ai suoi amici Bernardo Provenzano (detto Binnu), Calogero Bagarella e Biagio Schirò, inizia a lavorare per Luciano Liggio, picciotto del boss Michele Navarra, che rapisce e uccide il sindacalista Placido Rizzotto. Mentre Riina finisce in prigione per aver commesso l'omicidio di Domenico detto "Menico" (il figlio del mugnaio a cui Totò portava il grano da macinare), Schirò si dedica allo studio. Dopo sei anni Totò, ormai adulto, viene scarcerato. Ad aspettarlo fuori dal carcere ci sono Bernardo Provenzano, Calogero Bagarella e un nuovo membro della banda, Luciano Maino. Schirò, divenuto poliziotto, inizia ad indagare, insieme al nuovo commissario Angelo Mangano, sulla banda che fa capo a Liggio, che ha fatto uccidere il boss Michele Navarra ed è ormai intenzionato ad espandersi verso Palermo. Intanto Totò conosce Ninetta Bagarella, sorella minore del suo amico Calogero, ragazza studiosa che frequenta il liceo classico, e se ne innamora.
Ma scoprirà ben presto che è molto amica di Teresa, una giovane che frequenta Biagio Schirò.
Seconda puntata (1963–1969)
« Minchia! Che coraggio 'sti Corleonesi...ahahah! » (Tommaso Buscetta / Vincent Riotta) « Voi non avete capito, o per meglio dire non volete capire che cosa significa Corleone. Voi state giudicando degli onesti galantuomini, che i carabinieri e la polizia hanno denunciato pe' capriccio. Noi vi vogliamo avvertire che se un solo galantuomo di Corleone sarà condannato, voi salterete in aria, sarete distrutti, sarete scannati come pure i vostri familiari. Adesso non vi resta che essere giudiziosi! » (Lettera di minaccia di Salvatore Riina / Claudio Gioè ai giudici durante il processo di Bari del 1969)

Il clan corleonese al completo (Luciano Liggio, Totò Riina, Bernardo Provenzano, Calogero Bagarella e Luciano Maino) si prepara per andare a Palermo per una "parlata d'affari" con Salvatore La Barbera e Vito Ciancimino. Intanto in paese, Totò frequenta spesso Ninetta Bagarella, sorella minore di Calogero. Appena i Corleonesi approdano a Palermo, cominciano subito a farsi rispettare: prima uccidono un macellaio che non voleva pagare un carico di carne clandestina e successivamente ammazzano un ragioniere che aveva pagato il pizzo alla famiglia sbagliata. Una sera, mentre i Corleonesi sono in un night club (dove Maino conosce una ragazza, Maria Nigro, che poi lo indurrà a pentirsi), Salvatore La Barbera viene rapito e ucciso da Michele Cavataio. Tutti coloro che appartenevano al Clan dei La Barbera vengono uccisi. Intanto Biagio scopre da Teresa che in paese girano voci sulla sua amica Ninetta e che in quello stesso giorno Totò sarebbe andato a casa di Ninetta a farle visita. La perquisizione in casa Bagarella non dà risultati perché Totò è riuscito a nascondersi insieme all'amico Calogero e i due non vengono catturati. Il 30 giugno 1963, a Palermo, in contrada Ciaculli, viene ritrovata una Giulietta imbottita di esplosivo. Non appena il capitano apre il bagagliaio, l'auto esplode facendo sette vittime. In conseguenza di quest'avvenimento vengono arrestate numerosissime persone mentre altre si devono nascondere.

Maino preferisce restare a Palermo con la sua ragazza invece di nascondersi insieme ai suoi compagni. Una sera, Totò promette a Ninetta che non si vendicherà di Teresa per la perquisizione, ma la ragazza ha già deciso di interrompere ogni rapporto con l'amica, in modo da poter continuare la sua relazione segreta con lui. Poco più tardi, mentre Totò e Calogero Bagarella stanno scappando da Corleone, una pattuglia della polizia ferma l'auto e Totò viene arrestato mentre Calogero riesce a scappare. Inizialmente fornisce dei documenti falsi, ma poi viene riconosciuto da Biagio. Qualche giorno dopo, Biagio riferisce a Teresa (appena diplomata) che Riina è stato preso e ora i due possono tranquillamente sposarsi. Ma intanto, nei paraggi, Ninetta (anche lei diplomata) riesce a sentire tutto e scappa dalla scuola disperata. Schirò va dai genitori di Teresa per chiedere la mano della figlia e la ottiene. Pochi giorni dopo l'arresto di Riina, Maino comincia a collaborare con il giudice Cesare Terranova e racconta tutto quello che sa. Qualche tempo dopo viene arrestato dal commissario Mangano e da Schirò anche Luciano Liggio. Intanto, nel 1969, comincia il processo di Bari. Anche se Luciano Maino accusa Totò Riina di tutti gli omicidi che aveva già comunicato nel verbale scritto da Terranova, Liggio, Riina e tutti gli altri detenuti vengono scarcerati per mancanza di prove perché i giudici vengono minacciati. Totò è stato liberato, torna a casa e si fidanza con Ninetta. Pochi giorni dopo il processo, Luciano Maino viene trovato impiccato nella sua abitazione da Maria, la sua ragazza.
Terza puntata (1969–1978)
« Io e te lo sappiamo da dove veniamo e capiamo una cosa sola: i picciuli e cumannari! » (Salvatore Riina / Claudio Gioè a Vito Ciancimino / Alfredo Pea mentre parlano di appalti)
Biagio e Teresa, ormai sposati, hanno appena avuto un bambino (Antonio). Intanto a Palermo Riina ed i suoi compagni si recano negli uffici di Michele Cavataio, che in precedenza aveva eliminato Salvatore La Barbera, allo scopo di ucciderlo; il commando è composto dallo stesso Totò Riina, Bernardo Provenzano, Calogero Bagarella ed altri due uomini della famiglia di Tano Badalamenti, boss di Cinisi, tutti travestiti da militari della Guardia di Finanza. Un soldato di Badalamenti, nervoso, ha troppa fretta di sparare e causa una strage e, prima di arrivare nella stanza dove si trova Cavataio, vengono uccise 5 persone. Il boss tuttavia si finge morto e, nel momento in cui Provenzano e Bagarella si avvicinano, egli si volta e spara, colpendo al petto Bagarella uccidendolo, scatenando la rabbia di Provenzano che lo uccide fracassandogli il cranio con il calcio del fucile. L'efferatezza di questo assassino varrà a Bernardo Provenzano l'appellativo di "Binnu u tratturi". Schirò viene trasferito a Palermo e comincia ad indagare sulla strage di Viale Lazio. A Corleone, Totò rivela la morte di Calogero alla sorella Arcangela, la fidanzata dell'amico, e lei reagisce piangendo e dando uno schiaffo al fratello. Totò manda uno dei suoi uomini a prendere Ninetta (che è diventata insegnante in una scuola femminile) e le confessa l'accaduto. Ora, avendo bisogno di denaro da investire a Palermo, sequestra il piccolo Antonino Caruso e questo provoca il dissenso dei mafiosi palermitani, specialmente dei boss Stefano Bontade e Giuseppe Di Cristina. Intanto Vito Ciancimino diviene sindaco della città. Il 5 maggio 1971 Riina ordina a Vito Maranza e a Mario Prestifilippo, detto "Pochet Coffi", due suoi soldati, l'omicidio del procuratore Pietro Scaglione e, nel corso dell'agguato, viene ucciso anche il maresciallo Lo Russo. Totò decide di partire con Ninetta prima di sposarsi ed i due si fanno una foto insieme e la mandano ad Arcangela ma tale foto viene trovata durante una perquisizione e per questo motivo decidono di allontanare Ninetta, trasferendola al confino nel Nord Italia.

Durante il processo, Vito Maranza, un uomo di Riina, va a casa di Biagio e, con la scusa di vedere un appartamento, porta Teresa insieme al figlio al terzo piano di un palazzo in costruzione dove rimangono sequestrati, venendo liberati soltanto quando il giudice decide di revocare l'invio al confino di Ninetta. Luciano Liggio viene arrestato a Milano dal commissario Mangano: così Riina diventa capo supremo del clan dei Corleonesi e viene scelto da Don Michele Greco come suo prediletto. Due soldati di Riina, incaricati di uccidere Giuseppe Di Cristina, sbagliano e uccidono l'autista. Intanto Totò e Ninetta si sposano. Vito Maranza e Mario Prestifilippo pedinano Giuseppe Di Cristina e scoprono che sta collaborando con il commissario Boris Giuliano. Alcuni uomini (Pippo Calderone, Badalamenti, lo stesso Di Cristina) cominciano ad avere dei rapporti freddi con Totò e nella successiva riunione della Commissione Totò chiede la vita dei tre. Gli viene concessa solo quella di Di Cristina, ma lui fa uccidere anche Calderone. Silvio Albertini, un valido collega di Biagio Schirò, indagando su alcune carte, scopre il covo dove si nascondono Totò Riina con sua moglie e Bernardo Provenzano. Telefona a Biagio da una cabina telefonica e gli dice di venire. Ma arrivato, Schirò sale nell'appartamento e trova il cadavere di Silvio per terra. All'improvviso viene preso e picchiato da Vito Maranza e da Mario Prestifilippo (Pochet Coffi). Allora si fa avanti Totò che avverte Biagio di lasciare stare la sua famiglia ma soprattutto Ninetta, e gli dà un colpo alla testa, lasciandolo svenuto e fuggendo con i suoi due uomini.
Quarta puntata.
« E poi tocca a Inzerillo, poi a Buscetta e poi ai parenti suoi. Di questi neanche il seme deve restare! » (Salvatore Riina / Claudio Gioè a Bernardo Provenzano / Salvatore Lazzaro mentre i killer vanno ad uccidere Stefano Bontate)

Troviamo da una parte Schirò e il commissario Boris Giuliano con i suoi uomini che vanno all'aeroporto di Punta Raisi di Palermo per arrestare dei chimici francesi, giunti in Sicilia per insegnare a Francesco Marino Mannoia (chimico della famiglia Bontate) a tagliare la droga, e dall'altra parte una riunione tra i più grandi boss mafiosi. Appena la polizia arriva all'aeroporto, il commissario Giuliano riceve una telefonata nella quale gli viene riferito che non è possibile arrestare i due francesi per mancanza di prove. Peppe (che ha un fratello in fin di vita), soldato di Bontate, accompagna Totò a casa e riceve una grande somma di denaro per curare il fratello in America. Intanto Totò e Ninetta hanno avuto due bambini (Concetta e Giovanni) e adesso aspettano un altro bambino. Schirò e il commissario Boris Giuliano scovano la raffineria dei Corleonesi. Dopo qualche indagine, Schirò scopre un'altra raffineria (questa volta di proprietà di Bontade); Marino Mannoia viene arrestato. Al rientro al commissariato, Giuliano riceve una telefonata intimidatoria. A Punta Raisi viene trovata una valigia piena di denaro, indirizzata a Bontade. Quest'ultimo a questo punto perde la pazienza e chiama ai suoi amici a Roma per lamentarsi del fatto che Giuliano sta esercitando troppa pressione. Per questo motivo chiede di farlo trasferire a Roma, minacciando di ucciderlo in caso contrario. Boris Giuliano manda la sua famiglia in vacanza in montagna con la promessa di raggiungerli nella settimana successiva, ma qualche giorno dopo viene ucciso in un bar da Leoluca Bagarella (Luchino) e Giuseppe Greco "Scarpuzzedda" . Intanto Ninetta comincia a sentire dolori, viene accompagnata in ospedale da Totò ma è solo un falso allarme. In città c'è qualcuno che spaccia droga tagliata male.
Leggi anche: Serial killer cinematografici (3a parte).
Totò Riina scopre chi è il responsabile: si tratta di un certo Tanino, braccio destro di Salvatore Inzerillo, al quale Tanino sottrae la droga, che rivende. Totò cerca di "accaparrarsi" l'amicizia del cattivo spacciatore. Nella migliore clinica di Palermo, Ninetta ha appena partorito il suo terzo figlio (Giuseppe). Contemporaneamente, Teresa scopre di essere rimasta incinta. Intanto Leoluca Bagarella uccide il Commissario Boris Giuliano nel bar di fronte la questura. Durante i funerali di Giuliano, Schirò (rimasto a guardarlo in tv) è sconvolto ed inconsapevole dello stato interessante della moglie vi intraprende un'accesa discussione allorché costei lo invita ad abbandonare la Sicilia. A causa di queste violente emozioni, Teresa perde il bambino e decide di partire perché il lavoro di Biagio la sottopone a continui rischi e va ad abitare a Roma con suo figlio Antonio. Dopo qualche tempo viene raggiunta dal marito. Dopo un discorso fatto con Schirò, il giudice Gaetano Costa firma i mandati d'arresto per tutti i boss di Palermo e viene di conseguenza ucciso dai Bontade. Nel frattempo, all'ufficio istruzione di Palermo viene mandato Cesare Terranova, che viene fatto uccidere da Totò. Appena i boss palermitani vengono a saperlo, decidono di eliminare u Curtu. Totò cambia abitazione (poiché quella dove risiedeva era di proprietà di Stefano Bontade): tutti i palermitani sono ora contro di lui. Con l'aiuto di Tanino e Peppe, Riina riesce a sfuggire a tutti gli attentati contro di lui e, dopo poco tempo, fa uccidere Stefano Bontade, Salvatore Inzerillo e le loro famiglie da Mario Prestifilippo e da Giuseppe Greco "Scarpuzzedda", . Quella che viene definita la "seconda guerra di mafia" produce numerosissimi morti. Alla fine della puntata, John Gambino, il più grande boss americano, giunge a Palermo per cercare di fermare gli omicidi. Totò Riina assicura e convince che non verrà ucciso più nessun uomo d'onore.
Quinta puntata (1982-1987).
« Mi chiamo Tommaso Buscetta e sono un uomo d'onore... Riina è il capo di tutto, dottore. Non vi lasciate ingannare dalla sua faccia da viddanu. Lui persino quando è un pupo si sente Puparo. Cosa Nostra è fatta come una chiesa: alla base ci stanno i soldati. I soldati sono organizzati in decine. Le decine sono comandate dai capidecine che sono le colonne. E le colonne reggono la cupola. Totò Riina ha cominciato come un soldato e oggi sta sulla cupola. Comanda a tutti: ai capifamiglia, ai politici, ai banchieri, ai poliziotti... pure a voi! L'hanno chiamata guerra di mafia?. Non è stata una guerra, dottore. È stato un massacro. Una caccia all'uomo scatenata dai corleonesi. E Salvatore Riina è la mente, giudice Falcone. Poi c'è quella bestia di Bernardo Provenzano e Pino Scarpuzzedda e Luchino Bagarella sono il braccio. Lasciate perdere Liggio che è un povero buffone. Loro hanno ucciso il colonnello Russo, loro hanno voluto la morte di Terranova. È Totò u' curtu che ha imposto alla commissione l'assassinio di Piersanti Mattarella, e sempre U' curtu ha fatto uccidere il capitano Basile, l'onorevole Pio La Torre e il procuratore Scaglione. È lui che ha organizzato la morte di Dalla Chiesa per fare un favore a qualche politico di Roma. » (Tommaso Buscetta / Vincent Riotta a Giovanni Falcone / Andrea Tidona durante un interrogatorio)

La quinta puntata inizia con Pio La Torre, segretario regionale comunista, che da una parte fa un dibattito a Corleone per impedire la costruzione di una base militare a Comiso e dall'altra parte con la Commissione riunita. Nella commissione vi è un certo Apuzzo, un carissimo amico di Tommaso Buscetta che finge di essere fedele a Totò Riina. Il commissario Mangano, ormai pensionato, consiglia ai magistrati di Palermo (che vogliono combattere la mafia a tutti i costi) Schirò come jolly per trovare tutti i più grandi latitanti e torna a Corleone per dire a Schirò di andare a Palermo per lavorare con Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e Rocco Chinnici. Mentre Totò gioca con suo figlio Giovanni, Ninetta è di nuovo incinta e si sta preoccupando per le idee del marito. Totò allora decide di chiamare un paio di suoi soldati e ordina l'omicidio di Pio La Torre. Carlo Alberto Dalla Chiesa viene mandato a Palermo. La prima azione del generale Dalla Chiesa è quella di mandare dei suoi uomini a perquisire l'esattoria di Ignazio Salvo, potente uomo colluso con la mafia. Poco dopo il generale Dalla Chiesa viene ucciso dai "soldati" di Riina e di Nitto Santapaola. Viene ucciso anche Rocco Chinnici. Intanto Apuzzo si reca in Brasile da Tommaso Buscetta. Totò ne viene a conoscenza e fa uccidere lui e tutti i parenti di Buscetta. Tommasino viene arrestato per traffico di eroina. Nella prigione brasiliana viene torturato, ma non parla. Viene trasferito in Italia e comincia a collaborare con Giovanni Falcone, al quale spiega la struttura di Cosa Nostra. Dopo l'interrogatorio vengono arrestate centinaia e centinaia di persone, tra le quali anche Vito Ciancimino. Il 28 luglio 1985 viene assassinato il commissario Giuseppe Montana, che stava indagando insieme a Biagio sui morti della seconda guerra di mafia. Dell'omicidio viene accusato un giovane. Portato in caserma, Giacalone (appuntato della polizia) si lascia trasportare dalla violenza e uccide il ragazzo. Il questore Ninni Cassarà informa Falcone e viene aperta un'inchiesta dalla magistratura sull'accaduto. Teresa e Antonio (moglie e figlio di Schirò), che erano a Roma, tornano intanto a Palermo. Il 6 agosto 1985 Ninni Cassarà viene ucciso da Giuseppe Greco "Scarpuzzedda", sotto gli occhi della moglie e della figlia. Intanto, nella casa circondariale dell'Asinara (in Sardegna), Falcone e Borsellino preparano il Maxiprocesso che, qualche giorno dopo, inizia i suoi lavori.

Al termine del processo, Riina e Provenzano vengono condannati in contumacia mentre Michele Greco e Luciano Liggio e molti altri, presenti in aula di tribunale, vengono pure condannati all'ergastolo. La puntata si conclude con una sparatoria avvenuta mentre Biagio Schirò andava insieme alla moglie a prendere il figlio alla stazione degli autobus dopo una gita scolastica, infatti mentre Schirò saluta il figlio nota Vito Maranza e Leoluca Bagarella, uomini di Riina, all'interno di una macchina, pochi secondi dopo gli stessi scendono dalla vettura cercando Schirò, quest'ultimo ha la freddezza di nascondersi dietro uno degli autobus e di puntare la pistola ai due malviventi cercando di arrestarli, ma questi rispondono col fuoco dando origine a una sparatoria, durante lo scontro a fuoco Schirò viene colpito ad una gamba da Bagarella, ancora vigile riesce ad impugnare la pistola e a rialzarsi, nel frattempo Maranza gli spunta da dietro. pronto ad ucciderlo, ma Schirò riesce a girarsi in tempo e ad ucciderlo con un colpo al petto, pochi secondi dopo mentre Bagarella è ancora nascosto, Schirò esce dal nascondiglio sparando verso la macchina dove il malvivente è nascosto, tuttavia nello scontro a fuoco ha la meglio Bagarella che gli spara colpendolo a due centimentri dal cuore.
Sesta puntata (1988-1993)
« Ma tu tu 'mmagini a Falcone ca fa u sbirru cchiù sbirru di tutti? » (Salvatore Riina / Claudio Gioè a Giovanni Brusca / Domenico Centamore mentre decidono di uccidere il giudice Falcone)

Biagio Schirò è ferito gravemente a causa della sparatoria con Leoluca Bagarella e Vito Maranza. Viene portato all'ospedale e fortunatamente si salva, rimanendo però zoppo di una gamba. Totò Riina è nervoso poiché è stato condannato all'ergastolo. Ignazio Salvo rassicura Totò dicendogli che la sentenza verrà modificata in Cassazione. Totò ordina a Luchino il pedinamento di Ignazio Salvo. Per il titolo di capo dell'ufficio istruzione di Palermo ci sono due candidati: Giovanni Falcone e Antonino Meli. La nomina di Falcone sembra scontata ma il ruolo viene invece affidato a Meli. Riina ordina l'assassinio di Falcone a Pino Scarpuzzedda e a Luchino. Pino organizza un attentato alla casa al mare del giudice all'Addaura, presso Mondello, ma fallisce. Nei giorni seguenti Scarpuzzedda, ormai divenuto abbastanza potente, con la sua aria da spavaldo, compie due rapine nella zona del boss Pietro Aglieri, uno in una gioielleria e l'altro al Banco di Sicilia. U curtu lo fa eliminare strangolato dai suoi stessi colleghi (Antonino Madonia, Filippo Marchese, Antonino Marchese, Pino Marchese, Gaetano Carollo, Giuseppe Lucchese e Giuseppe Giacomo Gambino), con cui aveva effettuato la rapina in banca ed il fallito attentato a Falcone. Falcone viene trasferito a Roma. Ninuzzo Schirò decide di seguire le orme del padre, diventando anche lui poliziotto.
La revisione della sentenza del Maxiprocesso non avviene neanche in Cassazione e Totò fa uccidere Salvo Lima. Qualche giorno dopo Totò Riina e Giovanni Brusca si incontrano per organizzare l'attentato a Falcone. Il giudice, recatosi a Palermo, viene ucciso con il tritolo al bivio di Capaci il 23 maggio 1992, insieme alla moglie Francesca Morvillo e alla scorta. Circa due mesi dopo viene ucciso anche Paolo Borsellino, mentre era in corso la trattativa tra pezzi deviati delle istituzioni e Cosa Nostra alla quale Paolo Borsellino si sarebbe sicuramente opposto con fermezza. Alcuni soldati di Totò, su suo ordine, uccidono Ignazio Salvo. Intanto Vito Ciancimino viene contattato dal capitano dei carabinieri Li Donni nel tentativo di trattare con i Corleonesi per porre fine alle stragi. Totò Riina decide di trattare con lo Stato e prepara un "papello" con tutte le sue richieste. Binnu non è d'accordo con la "guerra alle istituzioni" che sta conducendo Totò e per questo ha con lui un'aspra discussione mentre sono a pranzo con Ninetta e Luchino. Una sera, mentre viaggia a bordo della sua auto, viene fermato e portato in carcere Baldassare Di Maggio (Balduccio). Anche lui decide di diventare un collaboratore di giustizia e fa arrestare Totò, rivelandone il nascondiglio in via Bernini, a Palermo. Dopo l'arresto del marito, Ninetta e i suoi figli (Concetta, Giovanni, Giuseppe e Lucia) tornano a Corleone.

A casa di Totò, Luchino, Binnu e Giovanni Brusca prendono tutti i documenti che potrebbero essere ancor compromettenti. La puntata termina con un dialogo chiarificatore tra Biagio e Totò. Riprese[modifica. I luoghi dove sono state girate le scene sono prevalentemente quelli della provincia di Ragusa e, in piccola parte, di Catania: ad esempio, Corleone è Monterosso Almo, mentre l'aeroporto di Palermo non è altro che l'aeroporto Fontanarossa di Catania, e tantissime altre scene sono girate nel territorio del ragusano tra cui i paesi di Ispica, Monterosso Almo, Vittoria, Acate (ovvero il Castello dei principi di Biscari, nel film il famoso "Carcere dell'Ucciardone") , la frazione di Marina di Ragusa, la frazione di Donnalucata e soprattutto Scicli.[2] Il matrimonio di Riina è stato girato in una villa di Modica. Critiche. Il pm della Dda di Palermo Antonio Ingroia ha asserito che alcune fiction come Il capo dei capi possono essere dannose perché creano un'iconografia positiva dei mafiosi. Il pm, recatosi in una scuola di Palermo, ha chiesto agli alunni chi erano secondo loro i personaggi più simpatici; tutti hanno risposto Totò Riina e Giuseppe Greco "Scarpuzzedda".
Questi stessi ragazzi, in un sondaggio precedente, avevano affermato che la mafia era dannosa e che non volevano farne parte. Intervenendo a Viva Voce su Radio 24 Ingroia ha dichiarato: "Sono contrario a ogni forma di censura. Ma ho la netta sensazione che con la fiction "Il capo dei capi" c'è il rischio di fare un'iconografia alla rovescia su Totò Riina che emana un fascino un po' sinistro". Pino Pisicchio ha definito "giustificazionista" la fiction perché presenterebbe la figura di Riina come "uno sfortunato figlio di Sicilia con la faccia simpatica". L'opinione di Clemente Mastella, ministro della Giustizia al tempo della messa in onda, era che la serie avrebbe dovuto essere bloccata. Secondo Antonio Marziale, sociologo, presidente dell'Osservatorio sui diritti dei minori e componente della commissione ministeriale che ha redatto il Codice Tv e Minori, "il messaggio offerto agli adolescenti dalla fiction è pedagogicamente distruttivo e non può essere affatto definito d'impegno sociale. La messa in onda di un film porno in prima serata avrebbe prodotto sicuramente effetti meno nocivi". Andrea Camilleri è intervenuto in prima pagina su La Stampa: "Ritengo che l'unica letteratura che tratti di mafia debba essere quella dei verbali di polizia e carabinieri e dei dispositivi di sentenze della magistratura. A parte i saggi degli studiosi". Lo stesso Claudio Gioè ha ammesso: "È chiaro, Riina ha anche una sua capacità di seduzione. È impensabile che i cattivi siano cattivi e basta. Sarebbe stato ridicolo fare il cattivo col ghigno, noi siciliani sappiamo che la mafia sa essere seducente".
I familiari di Mario Francese hanno protestato contro Mediaset e gli sceneggiatori del film. Nella storia, infatti, non figura il personaggio di Mario Francese (di contro, figura il personaggio inventato Biagio Schirò). Antonietta Bagarella, la moglie di Totò Riina, non ha gradito affatto il telefilm, ritenendolo lesivo della sua reputazione e di quella della sua famiglia, tanto che manifestò l'intenzione di sporgere querela per diffamazione contro Mediaset chiedendo un cospicuo risarcimento per danni d'immagine che però non ebbe poi alcun seguito. La trasmissione Striscia la notizia parlò della faccenda.[3] Ascolti n° Prima TV Italia Telespettatori Share 1 25 ottobre 2007 7.146.000 27,21% 2 1º novembre 2007 6.906.000 27,51% 3 8 novembre 2007 6.945.000 28,15% 4 15 novembre 2007 6.985.000 28,15% 5 22 novembre 2007 7.731.000 29,98% 6 29 novembre 2007 7.995.000 28,59% Ci sono numerose differenze con la vicenda storica, in particolare i seguenti personaggi sono del tutto o in parte fittizi. Biagio Schirò è un personaggio fittizio, nato dalla fantasia degli sceneggiatori della fiction, ispirato almeno in parte a quello dell'agente di Polizia Biagio Melita, che nel 1963 riconobbe realmente Riina ad un posto di blocco e lo fece arrestare.
Amico d'infanzia di Totò Riina, Schirò è orfano del padre, morto in guerra e fatica nei campi per mantenere lui e la madre. Quando Riina finirà in carcere per aver commesso il primo omicidio, Biagio si metterà a studiare e, dopo pochi anni, diverrà poliziotto. Intralciato dai suoi superiori, sposerà dopo mille difficoltà Teresa e continuerà ad indagare contro Riina insieme a uomini validi che verranno quasi tutti eliminati. Infine Schirò rimarrà gravemente ferito in un conflitto a fuoco con due sicari di Riina (tra questi Leoluca Bagarella) che lo volevano rapire e questo gli causerà il malfunzionamento della gamba. Dopo tantissimi sforzi riuscì a trovare Totò Riina parlandogli per l'ultima volta con la conclusione della serie Il capo dei capi. Luciano Maino[modifica | modifica wikitesto] Luciano Maino non è un personaggio realmente esistito. È probabilmente ispirato ad uno dei primi pentiti di Cosa Nostra, Luciano Raia, ex killer al servizio dei corleonesi, in seguito sentito dal giudice Cesare Terranova. Le sue dichiarazioni portarono al processo di Bari del 1969. Egli però non si impiccò: non fu creduto al processo e fu rinchiuso in un manicomio criminale, dove morì qualche anno dopo. Angelo Mangano[modifica | modifica wikitesto] La figura del commissario Angelo Mangano è stata molto romanzata (per approfondire vedi la voce Angelo Mangano e gli atti della Commissione Parlamentare Antimafia). Nella fiction Mangano arriva a Corleone nel 1958 quando nella realtà egli arrivo solo nel 1963.
La prima cattura di Luciano Liggio va attribuita all'Arma dei Carabinieri agli ordini del tenente colonnello Ignazio Milillo coadiuvato dal commissario Mangano e personale della Pubblica Sicurezza. Il secondo arresto del Liggio a Milano non fu ad opera del Mangano ma ad opera del tenente colonnello della Guardia di Finanza Vessicchio. Leoluca Bagarella[modifica | modifica wikitesto] Nella fiction Leoluca Bagarella viene mostrato molto più giovane della realtà. Infatti nella realtà è più grande di sua sorella Ninetta di due anni quando nella fiction viene mostrato ancora un ragazzino nella prima metà degli anni' 70. Inoltre Bagarella non ha fatto parte del commando che ha ucciso Pio La Torre ne tanto meno di quello che ha assassinato i parenti di Buscetta in quanto in quel periodo era detenuto e solo nel 1990 è stato scarcerato.
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