Calvario (Calvary) è un film del 2014 diretto da John Michael McDonagh con protagonista Brendan Gleeson. È uscito nei cinema irlandesi l&#...

Calvario (Calvary) è un film del 2014 diretto da John Michael McDonagh con protagonista Brendan Gleeson.

È uscito nei cinema irlandesi l'11 aprile 2014.
Nel colonnino dei più ci sono l'interpretazione di Brendan Gleeson, che riesce a mantenere misura e dignità anche all'interno di questa trama grandguignolesca (e stiamo parlando di massacro etico, più ancora che fisico), e la fotografia di Larry Smith.

Anche la bizzarria della trama, fatta di incontri-confessioni come stazioni di una Via Crucis di evidente matrice teatrale, e l'umorismo acido che, in alcune scene, riesce a strappare una risata possono essere considerate virtù.
Trama.
Una domenica mattina, come tante altre, in una sonnolenta cittadina costiera irlandese occidentale, Padre James Lavelle è seduto nel suo confessionale per ascoltare i peccati dei suoi parrocchiani. Egli viene preso alla sprovvista quando un penitente gli annuncia che ha intenzione di ucciderlo per vendicare gli stupri subiti da bambino da parte di un altro prete oramai morto. L'uomo dà a Padre James una settimana di tempo per mettere le cose in ordine e fare pace con l'enigma spirituale e personale in cui si ritrova.

Padre James è una sorta di Giobbe contemporaneo, costretto ad ascoltare i peccati di una comunità irlandese che pare una galleria di mostri: un uomo traumatizzato dalle continue violenze di un prete nei suoi confronti, un ricco aristocratico che odia tutto e tutti, un assassino psicopatico violentatore seriale, una moglie fedifraga con la passione per il felching, un barista acido, un ispettore di polizia dotato di amante promiscuo, un medico sadico e persino la stessa figlia del parroco (concepita quando padre James era ancora un uomo sposato) con tendenze suicide. Lo stesso prelato è un ex alcolizzato che, dopo la morte della moglie, si è smarrito, per poi ritrovarsi grazie alla Fede.

Ce ne vorrà molta per sopportare le cattiverie e i rancori che gli si annidano intorno, anche perché la maggior parte degli abitanti della parrocchia è posseduto da un cinismo nero: lo stesso cinismo che sembra animare il regista e sceneggiatore angloirlandese John Michael McDonagh, nel momento in cui crocifigge incessantemente il suo protagonista circondandolo di personaggi scurrili, distruttivi e degenerati, presenti nella comunità in maniera anche solo statisticamente esagerata. McDonagh sembra accanirsi in modo particolare contro la Chiesa brulicante di pedofili, ipocriti e affaristi. A parte l'aiutante di Padre James, che è solo "spaventosamente coglione".Calvаry_(film)
Interpreti e personaggi.
Brendan Gleeson: Padre James Lavelle
Chris O'Dowd: Jack Brennan
Kelly Reilly: Fiona Lavelle
Aidan Gillen: Dr. Frank Harte
Dylan Moran: Michael Fitzgerald
Isaach De Bankolé: Simon
M. Emmet Walsh: lo scrittore
Marie-Josée Croze: Teresa
Orla O'Rourke: Veronica Brennan
Domhnall Gleeson: Freddie Joyce
David Wilmot: Padre Leary

Doppiatori italiani.
Paolo Marchese: Padre James Lavelle
Simone Mori: Jack Brennan
Benedetta Degli Innocenti: Fiona Lavelle
Massimo De Ambrosis: Dr. Frank Harte

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The Attic è un film del 2008 diretto da Mary Lambert . Mary Lambert (Helena, 13 ottobre 1951) è una regista statunitense. Il grande pass...

The Attic è un film del 2008 diretto da Mary Lambert.

Mary Lambert (Helena, 13 ottobre 1951) è una regista statunitense. Il grande passo nel mondo del cinema arriva nel 1987 quando dirige il drammatico Siesta con un folto gruppo di divi americani, capitanati da Ellen Barkin.

Tuttavia il suo più grande successo cinematografico è Cimitero vivente (Pet Sematary, 1989), da un romanzo di Stephen King (in questo caso anche sceneggiatore): una regia rigida e macabra, contrappuntata da iniezioni di ironia, permettono alla Lambert di essere paragonata ai tempi a Kathryn Bigelow, in quanto caso raro di regista donna che si dedica (e con successo) all'horror.

Rimane nel genere dirigendo un episodio da I racconti della cripta (Tales from the Crypt, 1989) e nel 1991 Kelly McGillis la chiama a dirigere il dramma in costume L'isola dell'amore (Grand Isle) tratto dal bestseller di Kate Chopin. Nel 1992 ritorna alla musica dirigendo il video My Destiny per Lionel Ritchie e nello stesso anno accontenta i fans dirigendo il seguito di Cimitero vivente (Cimitero vivente 2, Pet Sematary 2), enfatizzando il taglio ironico nella narrazione. Successivamente la Lambert resta sempre nel genere thriller- horror ma dirigendo titoli meno conosciuti (tra gli altri The in Crowd, 2000; Urban Legend 3, 2005 e The Attic, 2008. Nel 2015 dirige il nono episodio della terza stagione della serie televisiva The Blacklist.

Leggi anche: La Donna nel Ritratto.
Trama.
Emma Callan e la sua famiglia traslocano. Emma non ama la nuova casa, in particolar modo la soffitta. Proprio qui verrà attaccata da quella che sembra essere una sua gemella, e indagherà per risolvere il mistero.


Interpreti e personaggi.
Elisabeth Moss: Emma Callan
Catherine Mary Stewart: Kim Callan
John Savage: Graham Callan
Tom Malloy: Frankie Callan
Lynn-Marie Stetson: Beth
Alexandra Daddario: Ava Strauss
Jason Lewis: John Trevor
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Giustizia privata (Law Abiding Citizen) è un film del 2009 diretto da F. Gary Gray ed interpretato da Gerard Butler e Jamie Foxx. Giustizi...

Giustizia privata (Law Abiding Citizen) è un film del 2009 diretto da F. Gary Gray ed interpretato da Gerard Butler e Jamie Foxx.

Giustizia privata è indubbiamente un film ad alto tasso di intrattenimento. Nel senso che trattiene il pubblico incollato alla poltrona grazie a una triplice strategia. Inizia infatti come un legal thriller con il difficile rapporto tra l'uomo di legge e il cittadino che non riesce a capacitarsi del mancato raggiungimento di una giustizia piena.

Prosegue poi, suscitando attese sulle possibili varianti, come un ennesimo capitolo dei "Giustizieri della notte" con Clyde di nuovo a confronto con il suo trauma e Nick che tenta di ricondurlo nell'ambito della razionalità. Prosegue e termina poi costringendo lo spettatore ad esercitare ai massimi livelli la cosiddetta sospensione dell'incredulità
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Trama.
Clyde Shelton è un ingegnere che lavora per il governo americano, ma ha deciso di licenziarsi per stare con la sua famiglia. La sua vita viene sconvolta quando due criminali irrompono nella sua casa, i quali lo picchiano, lo immobilizzano e sotto i suoi occhi uno dei due stupra la moglie, la uccide e poi uccide anche la figlioletta (l'altro assiste impotente). I malviventi vengono catturati grazie all'identificazione di Shelton, che fornisce al procuratore Nick Rice tutti gli elementi possibili, ma durante il processo Rice preferisce patteggiare pur di vincere la causa, accettando la pena di morte per il complice innocente e lasciando libero dopo soli tre anni di carcere Clarence Darby, l'assassino materiale. Fuori dal tribunale, Darby stringe la mano di Rice per sbeffeggiarlo, mentre Shelton da lontano nota la scena e, equivocando, mette in dubbio l'integrità del procuratore, pensando ad un complotto che ha messo in atto con Darby e il giudice. Rice, ignaro di ciò, torna a casa dalla moglie e dalla figlia.

Dieci anni dopo arriva il giorno dell'esecuzione di uno dei due criminali e Rice preferisce assistere alla pena capitale invece che al saggio di violoncello della figlia. Inaspettatamente l'iniezione letale avviene con un composto corrosivo, e il giustiziato muore dopo un'atroce sofferenza. Non avendo alternative, la polizia si mette alla ricerca di Darby, il vero omicida di dieci anni prima, il quale viene contattato durante la fuga da un oscuro individuo, ovvero Shelton travestito da poliziotto. L'ingegnere immobilizza Darby con del veleno che paralizza solo il corpo, lasciando intatte le funzioni cerebrali e lo porta in una delle sue proprietà, dove lo tortura. Somministrandogli una soluzione salina e dell'adrenalina in vena, fa in modo di non fargli perdere i sensi affinché egli provi tutta la paura e il dolore possibile durante la tortura ed alla fine lo taglia a pezzi.

Dopo aver ripreso il tutto con una telecamera, Shelton spedisce il filmato a casa di Rice, assicurandosi però che in nessuna delle riprese del video sia possibile identificare il volto dell'uomo che seziona Darby. La polizia rintraccia Shelton, completamente nudo e lo conduce in prigione. Non essendoci prove inconfutabili, Shelton rinuncia ad essere difeso da un avvocato e con una brillante arringa riesce quasi ad essere rilasciato su cauzione. Mentre viene stabilito l'importo, Shelton inizia con grande rabbia ad offendere il giudice (lo stesso del processo che mise in libertà l'assassino dei suoi cari) e viene di conseguenza trattenuto in carcere per offese alla corte. Qui Shelton cerca di vendere delle proprie confessioni in cambio di alcuni privilegi tra cui un pasto di lusso e un materasso comodo; Rice accetta e viene a conoscenza di un uomo sepolto in una botola, l'avvocato di Darby, che però non riuscirà a salvare perché con gli agenti giungerà in ritardo sul punto comunicato da Shelton. Nel frattempo Shelton usa l'osso della bistecca pretesa come arma per accoltellare il suo compagno di cella e viene rinchiuso in isolamento.

Parlando con Rice, il detenuto rivela di voler sovvertire il sistema, che secondo lui non funziona correttamente, definendolo un "evento biblico". Nonostante l'isolamento, fuori dal carcere parecchie persone intorno a Rice iniziano a morire in trappole e congegni sofisticati, il che lascia pensare ad un possibile complice di Shelton. Rice e il procuratore distrettuale riescono a contattare e incontrare una spia ed ex-collega di Shelton all'epoca dei servizi segreti statunitensi; questi rivela che Shelton è stato il miglior ingegnere specializzato in dispositivi, armi e trappole a servizio della CIA e che si comporta come uno stratega militare dotato di una grande intelligenza e doti tattiche. Il suo obiettivo è quindi mettere a ferro e fuoco la città di Filadelfia per dimostrare che il sistema non funziona. Per concludere, la spia consiglia di giocare d'anticipo per fermarlo.

Intanto gli attentati proseguono: alcuni colleghi di Rice, tra cui la sua assistente Sarah, muoiono nell'esplosione delle loro auto, attuata tramite un telecomando che viene ritrovato nei paraggi; mentre lasciano il funerale, alcuni dei sopravvissuti vengono attaccati da un mitragliatore e lanciarazzi comandato manualmente e avviene un altro massacro in cui muore il procuratore distrettuale. Il sindaco, furioso della situazione e finito nel mirino della stampa, promuove Rice a procuratore distrettuale col solo obiettivo di fermare Shelton a tutti i costi. Rice è disorientato, ma trova una email di Sarah in cui c'è l'elenco delle proprietà di Shelton; una in particolare cattura la sua attenzione perché molto vicina al carcere. Rice e il detective Dunnigan irrompono in questo magazzino e svelano un tunnel segreto collegato alle celle di tutto il carcere e che conduce ad alcuni nascondigli con armi, monitor, travestimenti e apparecchiature. Grazie ad un documento, Rice scopre che l'attentato successivo avrà luogo nel municipio durante una riunione in cui prenderanno parte i vertici della città. Giunto sul posto con Dunnigan, trova infatti una valigetta con una bomba al napalm all'interno; torna in carcere e sorprende Shelton mentre chiude il passaggio segreto. Inizia una breve discussione tra i due e alla fine Shelton afferma di aver preso comunque le sue decisioni e di attivare la bomba; Rice chiude la cella e si allontana dopo avergli detto che conviverà con questa sua scelta per i suoi ultimi 25 secondi della sua vita. Shelton si accorge subito dopo che Rice aveva collocato la bomba sotto il letto della cella e non può nemmeno scappare dal tunnel, perché il passaggio è stato bloccato da Dunnigan: l'ingegnere si siede sul letto e, guardando il braccialetto di sua figlia, viene travolto dalle fiamme. Nell'epilogo viene mostrato Rice che assiste al concerto di sua figlia.
Leggi anche: Demolition è un film che parla di fragili equilibri dove la forza è fisica, la metafora diretta.
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Interpreti e personaggi.
Jamie Foxx: Nick Rice
Gerard Butler: Clyde Shelton
Colm Meaney: Detective Dunnigan
Bruce McGill: Jonas Cantrell
Leslie Bibb: Sarah Lowell
Michael Irby: Detective Garza
Regina Hall: Kelly Rice
Christian Stolte: Clarence Darby
Viola Davis: Sindaco
Michael Kelly: Bray
Josh Stewart: Rupert Ames
Roger Bart: Brian Bringham
Doppiatori italiani.
Roberto Draghetti: Nick Rice
Luca Ward: Clyde Shelton
Carlo Valli: Detective Dunnigan
Franco Zucca: Jonas Cantrell
Chiara Colizzi: Sarah Lowell
Monica Ward: Kelly Rice
Fabio Boccanera: Detective Garza
Christian Iansante: Clarence Darby

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Demolition - Amare e vivere (Demolition) è un film del 2015 diretto da Jean-Marc Vallée con protagonisti Jake Gyllenhaal e Naomi Watts. Il...

Demolition - Amare e vivere (Demolition) è un film del 2015 diretto da Jean-Marc Vallée con protagonisti Jake Gyllenhaal e Naomi Watts.

Il film ha aperto il Toronto International Film Festival il 10 settembre 2015.

Davis distrugge per poter ripartire, fa a pezzi l'involucro per raggiungerne il cuore, o il vuoto su cui ricostruire: se, a livello d'immagine, assistere alle mazzate che Jake Gyllenhaal inferisce alla sua cucina deluxe non manca di essere d'impatto, l'architettura mentale è basilare, monolitica; la forza è fisica, la metafora diretta. E di per sé non sarebbe certo un limite, solo che lo diventa, come un vizio: ogni volta il canadese pare non potersi accontentare.

Ha già messo un carico da mille, in termini di idee e di emozioni coinvolte, a metà film, quando presenta Chris e sposta il fuoco sul rapporto tra Davis e il ragazzo, mettendosi di fatto a raccontare un'altra storia. Non si avvede che i suoi film si reggono in equilibrio su telai leggeri, li appesantisce oltre misura e quelli cedono.
 
Come nel suo lavoro più celebrato, Dallas Buyers Club, ma -va riconosciuto- con meno retorica, la lotta contro la normalità è una fase di passaggio, mai un dato di partenza e non certo un punto di approdo.
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Trama.
La vita di Davis, un investitore di successo, viene sconvolta quando la moglie muore in un incidente stradale.
Nei giorni successivi, anche Davis s'inceppa, non sa più dire se amava la sua donna, se era soddisfatto della sua vita, non sa più nulla e si sfoga dentro lunghe lettere indirizzate alla responsabile del servizio clienti della società di distributori automatici. Quella persona si chiama Karen Moreno, ha un figlio adolescente che non capisce più, e sembra incapace di porre fine all'ascolto della vita e della crisi di Davis. Tra i due sconosciuti si crea un legame e poi una frequentazione vera e propria, via via più sincera.
Nonostante il padre lo sproni a continuare a vivere, Davis diventa sempre più depresso. Una sera, scrivendo una lettera di reclamo a una società di distributori automatici, si sfoga in una serie di lettere che rivelano sorprendenti ammissioni personali, che poi spedisce al servizio clienti della società. Le lettere di Davis catturano l'attenzione del rappresentante del servizio clienti Karen. Davis e Karen si conoscono e con l'aiuto di Chris, il figlio di Karen, Davis ricomincia a ricostruire la propria vita.


Leggi anche: Equilibrium mostra in una cornice alla 'Metropolis' una società rigorosamente divisa in servi e padroni.
Interpreti e personaggi.
Jake Gyllenhaal: Davis Mitchell
Naomi Watts: Karen Moreno
Chris Cooper: Phil Eastwood
Judah Lewis: Chris Moreno
C.J. Wilson: Carl
Polly Draper: Margot Eastwood
Heather Lind: Julia
Malachy Cleary: padre di Davis
Debra Monk: madre di Davis
Doppiatori italiani.
Stefano Crescentini: Davis Mitchell
Barbara De Bortoli: Karen Moreno
Rodolfo Bianchi: Phil Eastwood
Leonardo Della Bianca: Chris Moreno
Roberta Pellini: Margot Eastwood
Domitilla D'Amico: Julia
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Le capital è un film del 2012 diretto da Costa-Gavras. Tratto dal romanzo di Stéphane Osmont un nuovo capitolo nel cinema d'impegno ci...

Le capital è un film del 2012 diretto da Costa-Gavras.

Tratto dal romanzo di Stéphane Osmont un nuovo capitolo nel cinema d'impegno civile firmato Costa-Gavras. Marc Tourneuil, semplice impiegato bancario, diventa un manager avido, bugiardo e ossessionato dal sesso.

Pur di raggiungere il comando della Phénix, la più grande banca europea, sotto le mentite spoglie di agnello si rivela un lupo. Almeno fino a quando scopre che un fondo speculativo americano agisce con metodologie ancor più subdole delle sue. Thriller teso, tagliente tensione narrativa per un feroce ritratto del capitalismo selvaggio.
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Leggi anche: La Donna nel Ritratto.
Trama.
L’intero film ruota attorno alla figura di Marc Tourneuil, assistente di Jack Marmande, presidente di Phenix, la più grande banca europea. Nel momento in cui il cancro ai testicoli di Marmande gli impedisce di svolgere appieno i suoi compiti, il consiglio d’amministrazione dell’istituto bancario decide di nominare un sostituto.

La scelta ricade proprio su Tourneuil il quale, invece di “obbedire” al consiglio d’amministrazione che l’ha eletto, inizia a rinnovare a modo suo la banca fino ad ottenerne il controllo totale. Le Capital è, perciò, un film che si addentra nel mondo dell’alta finanza e ne denuncia, senza troppa retorica, tutto il marcio di cui è impregnato. Ne risulta una vera e propria associazione a delinquere in cui gli unici obiettivi che regnano sovrani sono il potere e i soldi. Chiunque sia invischiato in questo sistema non è mai appagato dalla posizione che ricopre e aspira a conquistare cariche sempre più alte. E anche quando si è raggiunto l’apice – è proprio il caso del protagonista – si cerca di aumentare il proprio potere attraverso un controllo dispotico e autarchico, non solo sull’istituto di cui si è a capo, ma soprattutto sui propri collaboratori e dirigenti.

Lo stesso discorso vale per i soldi, o meglio per il capitale: più ce n’è e più se ne vorrebbe. È questo il piano dei vari gruppi che hanno acquistato azioni Phenix e che, attraverso una speculazione illegale, cercano di raddoppiare se non triplicare il valore del proprio fatturato. In tutto questo squallore Marc Tourneuil non è da meno: sebbene ci siano in lui dei miraggi etici, il potere e i soldi l’hanno talmente accecato da riuscire a fare il doppio, triplo, quadruplo gioco, per stanare tutti i suoi avversari e con un’abile mossa farsi nuovamente rieleggere.

L’intera vicenda è scandita da un montaggio serrato con sequenze episodiche del “cammino” del protagonista alla conquista del potere, conferendo al film un ritmo incessante. Ed è lo stesso protagonista a farsi carico della narrazione interpellando lo spettatore ad inizio e fine del film – un po’ come accade in molti film di Martin Scorsese. Significativa è la sequenza in cui Tourneuil pranza assieme ai parenti e, mentre sono a tavola, c’è uno scambio di battute tra lui e lo zio sulla situazione attuale: la (finta?) crisi europea non è altro che un progetto ideato dagli istituti bancari, i quali hanno legato gli Stati ad una politica di impoverimento generale della popolazione per generare un aumento stratosferico della ricchezza di pochi eletti.

Interpreti e personaggi.
Gabriel Byrne : Dittmar Rigule
Gad Elmaleh : Marc Tourneuil
Bernard Le Coq : Antoine de Suze
Natacha Régnier : Diane Tourneuil
Marie-Christine Adam : Madre di Diane
Hippolyte Girardot : Raphaël Sieg
Céline Sallette : Maud Baron
Yann Sundberg : Boris Breton
Olga Grumberg : Claude Marmande
Liya Kebede : Nassim
Vincent Nemeth : Alain Faure
Daniel Mesguich : Jack Marmande
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La donna del ritratto (The Woman in the Window) è un film del 1944 diretto da Fritz Lang. noir del periodo americano di Fritz Lang, tratto...

La donna del ritratto (The Woman in the Window) è un film del 1944 diretto da Fritz Lang.

noir del periodo americano di Fritz Lang, tratto da un romanzo di J.H. Wallis, che il regista tedesco utilizza per riprendere i temi a lui cari dello sdoppiamento tra realtà e apparenza, del confine spesso labile tra innocenza e colpevolezza.

Thriller inesorabile con Edward G. Robinson superlativo nel rendere la paura di un maturo borghese coinvolto in una passione che si rivelerà rovinosa, il film venne criticato per il finale apparentemente sbrigativo, in realtà fulminante, perché concentrato su di un'unica inquadratura.
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Trama.
Il professore di criminologia Richard Wanley rimane solo in città dopo aver accompagnato alla stazione moglie e figli in partenza per le vacanze. Si reca al club per una serata con gli amici e vede in una vetrina il ritratto di una donna affascinante.

Quando esce dal club si ferma di nuovo a contemplare il ritratto. Inaspettatamente sul vetro della vetrina si materializza l'immagine della donna. Ella ha nome Alice. Scambia qualche battuta con Wanley e lo invita a casa propria, con la scusa di mostrargli i disegni relativi al ritratto. Ma l'incontro galante è bruscamente interrotto dalla visita dell'amante della donna, un ricco uomo d'affari. Costui, geloso e adirato, si getta contro Wanley, che, afferrate istintivamente e per legittima difesa un paio di forbici posate su un tavolino, utilizzate precedentemente per stappare una bottiglia, uccide l'aggressore. Il suo primo impulso è quello di chiamare la polizia e denunciare l'accaduto, ma riflettendo sulle conseguenze sociali dell'apparire pubblicamente implicato in un assassinio, cambia proposito. Presa l'auto, si reca fuori città e si libera del cadavere gettandolo in un bosco.
Un boy scout ritrova il corpo e iniziano le indagini. Wanley ha lasciato molte tracce dietro di sé. L'indagine viene affidata al procuratore Frank Laior, uno degli amici del club. Laior insiste perché Wanley lo accompagni a effettuare un sopralluogo nella zona dove è stato ritrovato il cadavere. Un ricattatore, Heidt, che stava pedinando l'uomo ucciso, si presenta da Alice e la minaccia di rivelare quanto sa alla polizia se non gli viene versta una grossa somma di denaro. Alice e Wanley decidono di liberarsi anche di Heidt, ma il tentativo pare non riuscire. Il cerchio si chiude su Wanley, il quale non sembra avere più alcuna via di scampo.

Wanley si sveglia nella poltrona del club con in grembo il Cantico dei Cantici, il libro che stava leggendo. Tutto quello che ha vissuto così intensamente, non è stato altro che un sogno. Attorno a lui, riconosce i volti dei protagonisti della sua storia nelle persone che frequentano il circolo. Uscito in strada, una donna gli si avvicina per chiedergli un fiammifero: spaventato fugge senza girarsi.
Leggi anche: The Unsaid - Sotto Silenzio thriller psicologico mozzafiato.
Interpreti e personaggi.
Edward G. Robinson: professor Richard Wanley
Joan Bennett: Alice Reed
Raymond Massey: Frank Lalor
Edmund Breon: dottor Michael Barkstane
Dan Duryea: Heidt / Tim
Thomas E. Jackson: ispettore Jackson
Dorothy Peterson: signora Wanley
Arthur Loft: Claude Mazard / Frank Howard / Charlie
Frank Dawson: Collins
Arthur Space: capitano Kennedy

Doppiatori italiani.
Riedizione del doppiaggio anni '50:
Augusto Marcacci: professor Richard Wanley
Renata Marini: Alice Reed
Cesare Fantoni: Frank Lalor
Amilcare Pettinelli: dottor Michael Barkstane
Stefano Sibaldi: Heidt / Tim
Lauro Gazzolo: ispettore Jackson
Franca Dominici: signora Wanley
Nando Gazzolo: capitano Kennedy
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The Unsaid - Sotto silenzio è un film del 2001 diretto da Tom McLoughlin. Come al solito, quando dietro alla macchina da presa e sul set c...

The Unsaid - Sotto silenzio è un film del 2001 diretto da Tom McLoughlin.

Come al solito, quando dietro alla macchina da presa e sul set ci sono professionisti solidi, la storia è già nota ma la macchina funziona.

Andy Garcia interpreta un ruolo intenso, ma va tenuto d'occhio il giovane adolescente che cerca di trascinarlo con sé nell'inferno della violenza. Vincent Kartheiser è ormai abbonato a ruoli come questo. È stato omicida in Delitto + Castigo a Suburbia, spacciatore in Another Day in Paradise e adoratore del demonio in Ricky Six.

Rischia di non venirne più fuori. Bisognerà che qualcuno gli racconti la biografia di Anthony Perkins. Finché è in tempo.
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Trama.
La vita di Michael Hunter, psicologo di successo, viene sconvolta quando il figlio 16enne Kyle, in cura da un suo collega di lavoro a seguito di una grave forma di depressione adolescenziale, si uccide. Straziato dal dolore, l'uomo divorzia dalla moglie, allontanandosi così anche dall'altra sua figlia, Shelly. 

Tre anni dopo la tragedia, un giorno, durante una conferenza, il dottore incontra una sua ex-studentessa, Barbara, divenuta nel frattempo direttrice di un istituto per minorenni disagiati.
La donna, per cercare di dare una mano a Michael a riscattare la sua vita ed il suo lavoro, gli propone il caso di un ragazzo ospite presso la sua struttura, Thomas "Tommy" Caffey. Il giovane, 17enne, è in cura presso l'istituto dopo aver assistito, qualche anno prima, all'omicidio della madre per mano del padre, ergastolano, che ha sempre sostenuto di averla trovata, un giorno al rientro dal lavoro, assieme ad un altro uomo.

La preoccupazione di Barbara consiste nell'imminente compimento del diciottesimo anno d'età del ragazzo, momento in cui potrà essere libero di lasciare la struttura, in quanto la donna non sostiene sia ancora pronto per farlo. Dopo un tentennamento iniziale, Michael accetta di seguire il giovane. Ben presto, però, Tommy non solo finirà per ricordargli il figlio scomparso, ma arriverà pure a scoprire, anche grazie all'aiuto del padre del ragazzo, al quale Michael farà visita in carcere, una crudele e violenta verità, causa delle dolorose stratificazioni e contorte rimozioni psicologiche di cui Tommy è vittima, che lo rendono nello stesso tempo un pericolo per sé stesso e per gli altri.

Leggi anche: Dexter, el serial killer più amato dalla TV.

Interpreti e personaggi.
Andy Garcia: Michael Hunter
Vincent Kartheiser: Thomas Caffey
Trevor Blumas: Kyle Hunter
Linda Cardellini: Shelly Hunter
Sam Bottoms: Mr. Joseph Caffey
August Schellenberg: Det. Hannah
Chelsea Field: Penny Hunter
Brendan Fletcher: Troy Pasternak
Teri Polo: Barbara Wagner
Sarah Deakins: Diana Caffey
Ivan MacDonald: Raymond
Kim Schraner: Chloe


Doppiatori italiani.
Roberto Chevalier: Michael Hunter
Davide Chevalier: Thomas Caffey
Paolo Vivio: Kyle Hunter
Domitilla D'Amico: Shelly Hunter
Francesco Pannofino: Mr. Joseph Caffey
Luciano De Ambrosis: Det. Hannah
Pinella Dragani: Penny Hunter
Andrea Mete: Troy Pasternak
Rossella Acerbo: Barbara Wagner
Micaela Esdra: Diana Caffey
Simone Crisari: Raymond
Eleonora De Angelis: Chloe
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Equilibrium è un film fantascientifico del 2002 scritto e diretto da Kurt Wimmer, ambientato in un imprecisato futuro distopico e post apoca...

Equilibrium è un film fantascientifico del 2002 scritto e diretto da Kurt Wimmer, ambientato in un imprecisato futuro distopico e post apocalittico.

In una cornice alla 'Metropolis' di Lang il regista descrive una società rigorosamente divisa in servi e padroni sotto il segno di una bandiera-svastica, con sbirri che sciabolano come samurai ed eroi che si fanno uccidere per nascondere le poesie di Yeats.

Senza offrire grandi novità rispetto ai classici della fantasociologia, il film è girato, con un severo senso dello stile che gli conferisce una dignità alquanto arida.

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Trama.

Nell'anno 2072 una città-Stato chiamata Libria vive sotto il regime di un carismatico e misterioso dittatore, Il Padre. Dopo uno spaventoso conflitto nucleare che ha quasi spazzato via la specie umana dal pianeta, i pochi superstiti hanno deciso di creare un nuovo ordine e sradicare la guerra riconducendo la sua origine alle capacità di provare emozioni: l'eliminazione delle emozioni dall'animo dell'uomo avrebbe cancellato anche l'aggressività e gli istinti a essa collegati.

Così ogni cittadino è tenuto per legge ad assumere quotidianamente una droga, il Prozium, che inibisce le emozioni. Insieme ai sentimenti, viene eliminato qualsiasi tipo di oggetto che possa ricondurre l'uomo a ricordare la civiltà del passato: sono vietati - per la loro capacità di suscitare o far ricordare le emozioni - i libri, la musica, i giocattoli. Chi viene scoperto in possesso di questi oggetti o contesta il sistema può andare incontro alla pena di morte.

Al fine di sorvegliare l'ordine costituito è stato posto il Tetragrammaton, un'organizzazione a metà tra polizia segreta e ordine monastico, con i suoi micidiali Cleric (chierici) addestrati alle discipline di combattimento più raffinate, come il letale kata della pistola (Gun Kata). John Preston è il migliore tra i Cleric, ma anch'egli si mette in discussione dopo aver ucciso il proprio collega per averlo sorpreso a leggere un libro di poesie di Yeats.

Le parole del collega restano nella mente di Preston, facendogli ricordare la moglie, condannata a morte per aver sospeso l'assunzione di droghe e quindi capace di provare sentimenti.
Preston vive con i suoi due figli; il primogenito è molto severo e ligio al dovere: una mattina erroneamente Preston rompe la dose di droga da assumere e il ragazzo ordina al padre di andare all'Equilibrium per sostituire la dose. Preston tuttavia comincia a non assumere alcun tipo di sostanza. Una serie di vicende lo porterà a comprendere a pieno il mondo in cui vive: una dittatura basata solo sulla menzogna, in cui il vero essere umano è intrappolato dentro un corpo ormai diventato macchina per lavorare.

Grazie ad un gruppo di ribelli comincia a lottare anch'egli per la libertà e l'azione decisiva è quella di uccidere il Padre, che ogni giorno, ogni ora e in ogni momento indottrina i propri figli distorcendo le loro menti.

Preston, da assassino perfetto, diventa sensibile alla realtà che lo circonda, soprattutto dopo l'incontro con una condannata a morte nei confronti della quale prova un sentimento di cui non conosceva l'esistenza. Inoltre scopre che anche i suoi figli non assumevano più la droga da quando la madre è morta e che il loro atteggiamento è solo una copertura che garantisce la loro sopravvivenza.

Schierato ormai con i ribelli, Preston dichiara allo stato di aver trovato il fulcro della ribellione, per avere l'occasione di un incontro con il Padre in cui poterlo attaccare e uccidere. Ma durante l'udienza si rende conto che dietro gli ologrammi e la voce di colui che conduce il popolo non esiste nessuno.

Così uccide l'uomo che sta dietro a tutto ciò, il capo di Preston e del Tetragrammaton. La libertà vince sull'ingiustizia.

Leggi anche: The Lost, capolavoro di Siverston, ecco servito il delirio di onnipotenza di un ragazzo.

Interpreti e personaggi.

Christian Bale: John Preston
Sean Bean: Partridge
Taye Diggs: Brandt
Dominic Purcell: Seamus
Emily Watson: Mary O'Brien
John Keogh: Chemist
Sean Pertwee: Padre
William Fichtner: Jurgen
Angus Macfadyen: Dupont
Matthew Harbour: Robbie Preston
Emily Siewert: Lisa Preston
Maria Pia Calzone: moglie di Preston
Francesco Cabras: capo dei ribelli

Doppiatori italiani.

Riccardo Rossi: John Preston
Francesco Pannofino: Partridge
Massimo De Ambrosis: Brandt
Maurizio Romano: Seamus
Eleonora De Angelis: Mary O'Brien
Sergio Di Stefano: Padre
Christian Iansante: Jurgen
Massimo Lodolo: Dupont
Flavio Aquilone: Robbie Preston
Maurizio Reti: capo dei ribelli

Equilibrium-recensione

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Remember è un film del 2015 diretto da Atom Egoyan. Il film è interpretato da Christopher Plummer, Bruno Ganz, Jürgen Prochnow, Heinz Liev...

Remember è un film del 2015 diretto da Atom Egoyan.

Il film è interpretato da Christopher Plummer, Bruno Ganz, Jürgen Prochnow, Heinz Lieven, Henry Czerny, Dean Norris, Martin Landau e Kim Roberts, ed è stato presentato in concorso alla 72ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia.

Remember, thriller senile sulla Memoria e sulla mostruosità banale del totalitarismo, che ha privato l'uomo della percezione di sé e di tutte le categorie intellettive soggettive, quelle che permettono di discernere e di scegliere con coscienza tra il bene e il male, ritrova l'autore e la strategia dello scarto del suo cinema, lo stravolgimento della percezione e il narcisismo con cui riconciliamo la frattura tra desiderio e identificazione.

Remember ribadisce gli elementi tipici del cinema di Egoyan, a partire dalla sua attenzione per la struttura (a puzzle o a labirinto). Una struttura che produce un'abile premessa smentita poi dall'epilogo, lasciando lo spettatore solo col suo desiderio di coerenza.

Perché una parola e un'immagine interrompono improvvisamente il processo di costruzione di senso, invalidando il lavoro compiuto e innescando un movimento di rivalutazione della vicenda che annuncia qualcosa fino a quel momento impensabile. Impossibile dire meglio e di più senza togliere allo spettatore il piacere frustrante (e frustrato) di una manifestazione inattesa.
remember-locandina
Trama.
Zev Guttman, ebreo affetto da demenza senile, è ricoverato in una clinica privata con Max, con cui ha condiviso un passato tragico e l'orrore di Auschwitz. Max, costretto sulla sedia a rotelle, chiede a Zev di vendicarli e di vendicare le rispettive famiglie cercando il loro aguzzino, arrivato settant'anni prima in America e riparato sotto falso nome.
Confuso dalla senilità ma determinato dal dolore, Zev riemerge dallo smarrimento leggendo la lettera di Max, che pianifica il suo viaggio illustrandone i passaggi. Quattro le identità da verificare, uno il colpo in canna per chiudere una volta per tutte col passato. Tra America e Canada, Zev troverà il suo 'nazista' e con lui una sconvolgente epifania.
C'è la memoria, quindi, al centro di tutto: il ricordarsi chi si è, cosa si è stati, cosa sia successo.
Una memoria che rischia continuamente di sbiadire definitivamente, ma con la quale si dovranno fare necessariamente conti dolorosi e inaspettati. Tanto per i protagonisti quanto per gli spettatori, che Egoyan - fedele al suo spirito di sempre, in questo - vuole sorprendere e provocare al tempo stesso, prestando però il fianco a pericolose obiezioni che riguardano i personaggi e i temi trattati proprio da un punto di vista non solo cinematografico, ma anche morale.
Leggi anche: The Lost, capolavoro di Siverston, ecco servito il delirio di onnipotenza di un ragazzo.
Interpreti e personaggi.
Christopher Plummer: Zev Gutman
Bruno Ganz: Rudy Kurlander #1
Jürgen Prochnow: Rudy Kurlander #4
Heinz Lieven: Rudy Kurlander #2
Henry Czerny: Charlie Gutman
Dean Norris: John Kurlander
Martin Landau: Max Rosenbaum
Kim Roberts: Paula
Sofia Wells: Molly
Janet Porter: madre di Molly
Peter DaCunha: Tyler
Amanda Smith: Cele
Stefani Kimber: Inge
Jane Spidell: Kristin Kurlander
Amy Wainberg: pianista

Doppiatori italiani.
Luciano De Ambrosis: Zev Gutman
Dario Penne: Rudy Kurlander #1
Bruno Alessandro: Rudy Kurlander #4
Dante Biagioni: Rudy Kurlander #2
Antonio Sanna: Charlie Gutman
Ugo Maria Morosi: John Kurlander
Rino Bolognesi: Max Rosenbaum
Paila Pavese: Cele
Daniela Calò: Kristin Kurlander
Ludovica Modugno: pianista
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The Lost è un film thriller del 2006 diretto da Chris Sivertson e tratto dal omonimo libro di Jack Ketchum. Ray Pye è un giovane di provin...

The Lost è un film thriller del 2006 diretto da Chris Sivertson e tratto dal omonimo libro di Jack Ketchum.

Ray Pye è un giovane di provincia viziato e presuntuoso, che cerca di avere tutto quello che vuole grazie ai suoi modi spacconi e violenti. Con questi modi riesce a mascherare le sue malefatte e i suoi crimini,anche violenti, grazie soprattutto al timore e alla paura che i suoi amici e i suoi conoscenti provano nei suoi riguardi.

Ma il suo equilibrio mentale incomincerà a vacillare quando iniziare a capire che il mondo non gira intorno a lui e che i suoi crimini non possono rimanere per sempre impuniti.
Eccoci quindi a un film che punta tutto sulla combustione lenta, stemperando la violenza delle prime scene (introdotte da una stupenda camminata nel bosco al ritmo di The pied piper, canzone che chiuderà poi il circolo 120 minuti dopo) in un lungo intreccio centrale dove l’azione latita ed emerge una galleria di personaggi finalmente lontani dagli stereotipi monodimensionali cui ci hanno abituati decenni di brutta cinematografia horror.

Ed è saggia la scelta di concentrarsi su Ray Pye, i suoi amici, le ragazze che conosce e i poliziotti, perchè a conti fatti, quando il ragazzaccio prenderà gli attrezzi da dietro lo specchio, saremo tutti molto più coinvolti riguardo il destino di tutti i protagonisti.
the lost Review
Trama.
Già a partire dalla sequenza d'apertura si rimane ammaliati perfino dalla sbilenca camminata del protagonista, sulle note di The Pied Piper (convertita nel nostro idioma da Gianni Pettinati che ne ha realizzato una cover), un'erede del barbaro re Alarico il cui passaggio dietro di sè non lascia altro che deserti e distruzione. La storia si ripete sempre e stavolta ha preso le sembianze del furioso e dissennato Ray Pye il quale subitaneo ci presenta il suo mentale "biglietto da visita": i suoi ragionamenti, dai quali traspare una preoccupante instabilità emotiva, fanno rabbrividire e disgrazia vuole che altre due persone cadano vittima del suo vortice di follia dal quale è difficile uscire interamente illesi.

L'opera di Sivertson grida realismo da tutti i pori: nulla di cui vedremo sarà gratuito o peggio affidato al caso, bensì è la normalità a fare da guida nella messa in scena dei vari accadimenti.
Non si fraintendano però le mie parole: è il caso in cui oggettività non va di pari passo con secchezza e aridità narrativa. Per ovviare a questo problema, entrano quindi in gioco i favolosi e avvolgenti cromatismi tanto cari al regista, come ce ne ha dato prova anche nella successiva pellicola dove ha evidenziato maggiormente questa scelta stilistica.
L'immagine di sopra è una prova inconfutabile di questa inusuale direzione artistica: la ragazza ivi raffigurata rappresenta proprio la passione e quale miglior colore per descrivere questo sentimento se non con un bella tonalità di rosso accesa e suadente.

Leggi anche: Maniac è un film horror-slasher underground condito di follia e sangue a volontà.
Il settore attoriale stende veramente al tappeto: oltre all'eccezionale Marc Senter che si cala così perfettamente nella parte tanto da lasciare il dubbio se dietro il ruolo vi sia realmente un'altra personalità più tranquilla e ordinaria, troviamo la musa Robin Sydney ( la stessa ritratta nella foto precedente). Solo in pochi credo siano riusciti a conferire tanta femminilità e fascino ad un personaggio che rompe lo schermo, ci prende con forza per il collo della maglietta e ci fa bruciare dal vivo per la passione che innesca. Ma il comportamento sinuoso non è l'unico mezzo attraverso il quale i modelli umani ci appaiono più veri che mai: anche un'inaspettata flatulenza vale più di mille falsi ancheggiamenti per mostrare uno spaccato di vita reale.

E' facile individuare il passo successivo che suggella pienamente il sentore di compiutezza dell'opera: dal realismo non può che derivarne l'immedesimazione e in questo il film fa il suo botto più grande. Pur riconoscendo la repellenza del personaggio, alla fine si riesce, non dico a patteggiare, ma perlomeno a comprendere le motivazioni che spingono lo squilibrato Ray a compiere una serie di efferatezze: è un tipo che pur di far valere le sue idee non si frega di niente e di nessuno, tanto meno delle pubbliche autorità. La sua distorta visione del mondo è qualcosa di paragonabile a quella di Mandy Lane; sanno entrambi di essere speciali e diversi dalla massa dei loro coetanei e riescono, anche se con mezzi differenti, a portare ai minimi termini le loro preziose convinzioni.
La freddezza che caratterizza l'ambaradan finale e lo stacco repentino dalla sequenza conclusiva, che ci lascia veramente con il cuore in gola per il turbine di intense emozioni, sono l'ennesima dimostrazione che ci troviamo di fronte ad un film leggendario, praticamente perfetto da qualunque prospettiva lo si guardi. The Lost è il ritratto della psicolabilità giovanile e in generale una storia di ordinaria follia.



Interpreti e personaggi.
Marc Senter: Ray Pye
Shay Astar: Jennifer Fitch
Alex Frost: Tim Bess
Megan Henning: Sally Richmond
Katie Cassidy: Dee Dee
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Maniac è un film horror-slasher del 1980 diretto da William Lustig . È interpretato, scritto e co-prodotto da Joe Spinell , noto per alcuni ...

Maniac è un film horror-slasher del 1980 diretto da William Lustig. È interpretato, scritto e co-prodotto da Joe Spinell, noto per alcuni piccoli ruoli in Rocky e in Il padrino - Parte II.
Nel periodo a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta, ai tempi del boom delle videocassette, era facile confonderlo con altri thriller e horror che, appunto, presentavano lo stesso titolo; dal Maniac dietro cui, in realtà, si nascondeva L'idolo, diretto nel 1971 da Barry Shear, a Maniac - Il virus che uccide di Shuki Levy, datato 1988 e incentrato su uno psicopatico malato di AIDS, fino al mediocre Maniac, concepito da Richard Cassidy nel 1978, ma conosciuto in patria come Crazed.

Per qualsiasi autentico appassionato di horror da schermo che si rispetti, però, il vero Maniac è sempre stato quello che, realizzato nel 1980 dal newyorkese classe 1955 William Lustig, proveniente dal porno e futuro autore della trilogia Maniac cop, vide il compianto Joe Spinell di Rocky e Il padrino - anche produttore esecutivo e sceneggiatore del film - concedere magistralmente anima e corpo al solitario, grasso individuo di mezza età Frank Zito, abitante in uno squallido appartamento della Grande Mela e dedito allo sterminio di donne e coppiette che capitano sulla sua strada.

Un vero e proprio classico del genere che, misteriosamente poco considerato quando vengono stilate le classifiche riguardanti i migliori lungometraggi dell'orrore di sempre, ha provveduto a fornire in maniera altamente realistica il ritratto su celluloide di un serial killer di pura fantasia; tanto da anticipare, senza dubbio, il molto più conosciuto Henry - Pioggia di sangue di John McNaughton che, risalente a sei anni dopo, si propose, però, quale resoconto delle malefatte dell'omicida Henry Lee Lucas, realmente esistito.
maniac
Trama.
Su una spiaggia un uomo spia una giovane coppia, che si sveglia in una tenda; quando il ragazzo s'allontana per prendere della legna e accendere il fuoco, la ragazza viene sgozzata dal misterioso uomo. Poco dopo anche il ragazzo fa una brutta fine, venendo strangolato. All'improvviso la scena cambia e ci viene presentato lo stesso assassino che urla, in preda alla paura, nella sua stanza come svegliatosi da un incubo.
Il personaggio in questione è Frank Zito, un uomo di mezza età, solitario, in sovrappeso, che vive in un non specificato quartiere di New York come proprietario di un complesso di appartamenti: casa sua è squallida, piccola e piena d'armi ma, in apparenza, sembra un semplice uomo onesto. Purtroppo questi è, in realtà, un serial killer schizofrenico che di notte gira per i quartieri di New York uccidendo giovani prostitute o giovani coppiette facendo poi lo scalpo alle donne, facendolo indossare ad alcuni manichini dalle sembianze femminili sparsi nella sua abitazione un po' dappertutto. Attraverso essi parla per ore cercando di non sentirsi solo ma anche con se stesso, ai limiti della doppia identità.
Frank, pur volendo, non riesce a smettere e compie omicidi sempre più cruenti: strangola a mani nude una prostituta a cui fa lo scalpo, elimina una coppia appartata in macchina con un fucile a canne mozze e squarta un'infermiera in metropolitana. A un certo punto, però, Frank, mentre cammina a Central Park, nota che una donna l'ha fotografato. Zito, fingendo d'allacciarsi le scarpe, nota sullo zaino della donna, allontanatasi, l'indirizzo di questa. Grazie a quest'informazione, l'uomo arriva a casa della fotografa, la giovane e bella Anna D'Antoni che, inizialmente, vuole uccidere ma poi tra i due c'è una grande sintonia e Frank decide di risparmiarla.
Leggi anche: Premonizioni e scontri all'insegna del paranormale in Premonitions, secondo film del brasiliano Afonso Poyart.
Nei dialoghi tra Frank e Anna si può capire che la madre di lui, Carmen Zito, è morta diversi anni fa per un incidente d'auto. Ciò che lui non le rivela è che la donna lo maltrattava e ne abusava, portandolo a provare un profondo odio nei confronti delle donne in generale, che descrive come "simpatiche illusioni", ma al tempo stesso ha un desiderio morboso di non essere lasciato solo. Inizialmente sembra che Frank sia finalmente riuscito a relazionarsi con qualcuno e sembra davvero che provi qualcosa per Anna, ma i suoi demoni interiori torneranno irrefrenabili e lo porteranno a uccidere una delle modelle di Anna, Rita, per poi portare Anna stessa davanti alla tomba di sua madre dove perde il completo contatto con la realtà. L'uomo cerca di eliminare Anna, ma quest'ultima, dopo un breve inseguimento, lo colpisce al braccio con una pala, ferendolo. Mentre lei scappa, Frank è attirato dalla voce di sua madre che l'incita ad avvicinarsi. Improvvisamente la donna rispunta dalla tomba per trascinare il figlio, ma questi scappa e torna a casa.
Ferito e pieno di tristezza, Frank si sdraia sul letto ma, incredibilmente, i manichini si tramutano nei cadaveri delle sue vittime che lo colpiscono con le varie armi sparse in casa, fino a staccargli la testa. Il giorno seguente due poliziotti in borghese, probabilmente avvertiti da Anna, si dirigono a casa di Zito. Qui si scopre che quest'ultimo non è stato decapitato ma erano tutte allucinazioni della sua mente malata, in compenso ha una grossa ferita nella pancia procuratosi, probabilmente, da un atto di autolesionismo. I due poliziotti lo credono morto e se ne vanno. Nella scena finale, però, la telecamera si avvicina a Frank che apre gli occhi.
Interpreti e personaggi.
Joe Spinell: Frank Zito
Caroline Munro: Anna D'Antoni
Gail Lawrence: Rita
Kelly Piper: infermiera
Rita Montone: prostituta
Tom Savini: ragazzo in discoteca
Hyla Marrow: ragazza in discoteca
James Brewster: ragazzo sulla spiaggia
Linda Lee Walter: ragazza sulla spiaggia
Tracie Evans: prostituta
Sharon Mitchell: seconda infermiera
Carol Henry: sfaticata
Nelia Bacmeister: Carmen Zito
Louis Jawitz: direttore artistico
Denise Spagnuolo: Denise
Billy Spagnuolo: Billy
Nelio Bocmeister: Carmen Zito, madre di Frank
Frank Pesce: reporter tv
Candace Clements: madre al parco
Diane Spagnuolo: seconda mader al parco
Kim Hudson: prostituta d'albergo
Terry Gagnon: donna nel viale
Joan Baldwin: prima fotomodella
Jeni Paz: seconda fotomodella
Janelle Winston: cameriera
Randy Jorgensen: primo poliziotto
Jimmy Aurichin: secondo poliziotto
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I Modena City Ramblers (MCR) sono un gruppo musicale italiano creatosi nel 1991. Autodefiniscono il loro genere musicale come combat folk,...

I Modena City Ramblers (MCR) sono un gruppo musicale italiano creatosi nel 1991. Autodefiniscono il loro genere musicale come combat folk, dichiarando sin dall’inizio un amore incondizionato per il folk irlandese.

Utilizzano brani strumentali della tradizione popolare come basi per loro brani, come riff o come assolo.

Sin dai tempi in cui suonavano solo musica irlandese, i Modena City Ramblers, come già i Pogues (ai quali si sono largamente ispirati), utilizzano brani strumentali della tradizione popolare (irlandese, scozzese, celtica e poi anche klezmer, balcanica, italiana) come basi per loro brani, come riff o come assolo. Talvolta l'origine di questi brani è sconosciuta.
MCR-logo_tour_2014
La formazione.
« Abbiamo cominciato per hobby, per divertimento puro e semplice. Avevamo un'impronta punk, andavamo a suonare senza neanche provare, a volte eravamo in 6, a volte in 7, anche in 11. »
(Franco D'Aniello)

I Modena City Ramblers nascono nel 1991 da un gruppo di amici intenzionati a suonare musica irlandese, senza alcuna pretesa. Ne fanno parte "Albertone" Morselli, Giovanni Rubbiani e "Albertino" Cottica già dei Lontano da dove, Franco D'Aniello e Luciano Gaetani dell'Abbazia dei Folli. Nel febbraio del 1991, in occasione di un concerto al Wienna di Modena, viene deciso il nome Modena City Ramblers, in quanto "sapevamo che in Irlanda ogni città ha i suoi City Ramblers e ci sembrava carino che anche Modena non fosse da meno". Il nome è anche un omaggio ai Dublin City Ramblers, un gruppo di "liscio irlandese", senza dimenticare le radici emiliane.

Nel 1992 arriva il bassista Massimo Ghiacci dai Plutonium 99. La sera del 1º marzo viene effettuata la prima registrazione del gruppo nel disco On the First Day of March...Live Demo. Durante un concerto al Kalinka, un locale di Carpi, sale sul palco per la prima volta Stefano "Cisco" Bellotti, a cantare The Wild Rover. In questo periodo i Modena City Ramblers non sono un ensemble convenzionale ma una compagnia aperta, elemento che rimarrà in qualche modo in tutta la storia dei Ramblers, tanto che tutti i membri che hanno poi abbandonato la "formazione effettiva", eccetto Alberto Morselli, continuano a collaborare con il gruppo. L'evento che concluse quell'anno cruciale per il gruppo fu il concerto di spalla ai Pogues a Modena. Terry Woods, il bouzoukista del gruppo irlandese, assisté al concerto, salutando i Ramblers da lontano. Nell'autunno dello stesso anno,

Giovanni comincia a introdurre nel repertorio dei pezzi popolari in italiano, quali Bella ciao, Fischia il vento e Contessa.

Combat Folk e Riportando tutto a casa.
Tra febbraio e marzo del 1993, i Ramblers vantavano un repertorio misto, composto da brani strumentali irlandesi e brani tradizionali italiani. Decisero così che era giunto il momento di incidere il loro primo album in studio. Come studio di registrazione scelsero l'Esagono di Rubiera, in cui lavorava Kaba, che sarebbe diventato poi un membro stabile del gruppo. Combat Folk venne venduto ai concerti, la prima volta al "Fuori Orario" di Taneto di Gattatico (RE), e contiene inoltre i primi due brani inediti dei Modena City Ramblers.

I Modena City Ramblers da gruppo che si "disinteressava delle professionalità" erano diventati un progetto musicale, passaggio che richiedeva una scrematura del gruppo per delineare con più ordine una formazione troppo caotica: "Albertone" Morselli e Cisco alla voce, Giovanni Rubbiani alla chitarra, "Albertino" Cottica alla fisarmonica, "Franchino" D'Aniello ai fiati, Luciano Gaetani al banjo, bouzouki, mandolino, Massimo "Ice" Ghiacci al basso, Marco Michelini al violino e Vania Buzzini al bodhran e ai cori.

Nel 1994 pubblicano per l'etichetta indipendente Helter Skelter di Roma Riportando tutto a casa. Al disco partecipano inoltre come ospiti gli ex Chris Dennis, Filippo Chieli e Vania Buzzini. Compare l'utilizzo del dialetto in alcune canzoni, in toto (Tant par tachér, Delinquent ed mòdna)o in parte (I funerali di Berlinguer e The great song of indifference, cover di Bob Geldof) anche sull'onda dei torinesi Mau Mau; stilisticamente, non più solo Pogues e Waterboys ma anche Les Negresses Vertes e Mano Negra. Molto importante l'apporto dato da Albertino e Giovanni nella scrittura dei brani.
Il disco è un vero e proprio manifesto della cultura musicale del gruppo, che spazia dall'Irlanda magica di In un giorno di pioggia alle terribili esperienze di casa nostra di Quarant'anni, senza dimenticare la spensieratezza dei testi disimpegnati come The great song of indifference, la dolcezza di Ninnananna e ovviamente il ricordo della Resistenza con la loro prima versione di Bella ciao. Il disco viene prodotto dalla Mescal e poi ripubblicato dalla Blackout/Polygram con l'aggiunta del brano Il bicchiere dell'addio in cui appare Bob Geldof. Il disco verrà distribuito gratuitamente come singolo ai concerti a chi avesse la versione precedente dell'album. Nella versione della Mescal fa inoltre il suo ingresso il primo batterista dei MCR, Roberto Zeno.

Tra il 1994 e il 1995 i MCR collaborano nell'incisione di alcuni album: I disertori, tributo ad Ivano Fossati con Gli amanti d'Irlanda; Tributo ad Augusto con L'atomica cinese; Materiale resistente con Bella ciao, compilation prodotta da Giovanni Lindo Ferretti dei C.S.I. insieme a gruppi del calibro di Africa Unite, Mau Mau, Gang e Skiantos, per il 50º anniversario della Liberazione.

Durante l'estate del 1995 i Ramblers collaborano con il circo di Paolo Rossi e il progetto francese Caravane Banlieue. Partecipano ad alcune serate sul palco miscelando il folk con la satira.
Alla fine dell'estate Albertone lascia il gruppo per disaccordi politici e musicali con il resto del gruppo. Cisco rimane l'unica voce.
MCR in teatro
Il successo.
Ottobre 1998, Cisco Bellotti al Sisten Irish Pub di Novellara durante la registrazione di Raccolti.
Nel 1996 viene alla luce il secondo disco La grande famiglia con interventi di Paolo Rossi, Mara Redeghieri degli Ustmamò, Marino e Sandro Severini dei Gang. All'inizio del tour abbandonano il gruppo Gaetani e Michelini, che non accettano di lasciare i loro lavori (rispettivamente psicologo e impiegato in banca), sostituiti da Massimo Giuntini e Francesco Moneti, entrambi degli aretini Casa del Vento. Prendono parte al Concerto del Primo Maggio a Roma e fanno una decina di date con Paolo Rossi.

Nel 1997 incidono Terra e libertà, che risente fortemente dei viaggi compiuti da Cisco in Patagonia e da Alberto e Giovanni in Messico e a Cuba. L'album è chiaramente ispirato all'opera di Gabriel García Márquez. I MCR lavorano per sei mesi in sala prove. Al concetto del disco hanno contribuito anche gli incontri con Luis Sepúlveda, Paco Taibo o Daniel Chavarria, conosciuti nel 1997 grazie ai festival di letteratura, mentre sul piano musicale il modello sono i Mano Negra. La tournée si svolge nei palazzetti e culmina a dicembre, quando suonano a Cuba davanti a 100.000 persone.
Leggi anche: Paulem, la grande tradizione dell’Appennino emiliano romagnolo si rinnova.
Nel 1998 il gruppo ha bisogno di recuperare una dimensione più "intima" del live e porta il tour nei club. A ottobre al Sisten Irish Pub di Novellara viene registrato Raccolti, album acustico con quindici classici, due inediti (Notturno Camden Lock, A gh'è chi g'a') e una cover (La fiola dal paisan, brano de La Piva dal Carnèr, gruppo di musica popolare emiliana). Seguono nel 1999 un breve tour nei teatri, senza Giuntini ma con ospite Luciano Gaetani: dieci brani dai concerti di Rimini e La Spezia, tra cui lo strumentale Richard Dwyer's Set e L'atomica cinese, finiscono ne Il resto raccolto, CD a tiratura limitata solo per il fan club.

I Ramblers compiono un viaggio in Irlanda per lavorare al quarto album e poi all'Esagono dove incidono Fuori campo. Lo stile Ramblers non è più solo combat folk, ma, come suggeriscono loro stessi nel titolo di una canzone di quest'album, è patchanka celtica: non rinnegano le radici irlandesi, ma vi aggiungono quel meticciato musicale denominato patchanka dai Mano Negra. Il giorno dell'uscita dell'album Giovanni Rubbiani annuncia l'abbandono del gruppo. L'ultimo concerto con Giovanni come membro della società Modena City Ramblers è quello del capodanno del 2000 in Piazza Grande a Modena, insieme a Goran Bregović. Giovanni Rubbiani andrà a fondare i Caravane de Ville.

Nel novembre 1999 viene pubblicato Combat Folk - L'Italia ai tempi dei Modena City Ramblers, un libro firmato da Paolo Ferrari e Paolo Verri in cui il gruppo racconta la propria esperienza.
I MCR incidono Madre Terra per A come Ambiente, una compilation del quotidiano La Stampa.

Radio Rebelde e Gocce.
Nel maggio 2000 anche Albertino abbandona i Modena City Ramblers per dedicarsi al progetto, già attivo da tempo, dei Fiamma Fumana. Nel tour estivo ritornano Luciano Gaetani e Massimo Giuntini e fa il suo ingresso come membro effettivo il secondo batterista-percussioni Kaba, dopo 5 album all'attivo come produttore. In autunno il viaggio in Sudafrica, per una collaborazione con la band etno-folk-fusion Landscape Prayers (Lontano e Un mondo che balla). Massimo Ghiacci e Franco D'Aniello producono Pazienza santa dei Paulem di cui fa parte anche l'ex rambler Luciano Gaetani.
Nel febbraio 2001 Cisco incide con gli amici Casa del Vento il disco 900.

Nella primavera del 2001 nasce il progetto Gang City Ramblers, che congiunge due generazioni di combat-folk-rockers: i Modena City Ramblers con i Gang dei fratelli Severini. Suonano sullo stesso palco interpretando brani delle due formazioni. Il 25 aprile dello stesso anno i due gruppi si esibiscono in un indimenticabile concerto a Macerata in una Piazza Mazzini stracolma di oltre 6.000 persone arrivate da tutti gli angoli della regione.

I MCR si chiudono poi in studio a Napoli per l'incisione dell'album Radio Rebelde, con il supporto di Enzo Soulfingers Rizzo. È il primo album non prodotto da Kaba. Verrà pubblicato nel febbraio 2002. Il disco risente dei fatti del G8 di Genova e dell'11 settembre. Dopo il ritiro di Massimo Giuntini, si aggiunge Luca "Gabibbo" Giacometti, ex Mocogno Rovers e membro dei Cormac. Durante il tour invernale è ospite anche Giovanni Rubbiani.

Nel gennaio 2003 suonano in Chiapas e Guatemala. Entra nel gruppo il fisarmonicista Daniele Contardo, già Abesibè e Tupamaros.

Nel 2004 pubblicano l'EP Gocce, legato al progetto della Coop Acqua per la pace, che contiene l'inedito Al Fiòmm presente anche nel successivo album. Sotto la guida di Max Casacci dei Subsonica, i Ramblers incidono ¡Viva la vida, muera la muerte!.

Sempre nel 2004 viene pubblicato Clan Banlieue, un DVD pubblicato dalla Universal Music e che raccoglie dodici anni di canzoni, concerti, incontri, viaggi e amicizie della band musicale Modena City Ramblers.

Nel 2005, come ideale continuazione di Materiale resistente, i MCR chiamano a raccolta gli amici e registrano un album di canti sulla Resistenza: Appunti partigiani. Rileggono brani propri, tradizionali e di altri gruppi in chiave Ramblers. L'album esce in aprile, nel 60º anniversario della Liberazione.
La canzone Ebano, contenuta nell'album ¡Viva la vida, muera la muerte! vince il premio Amnesty – Voci per la libertà, assegnato da Amnesty International.

L'abbandono di Cisco e il caso Contessa.

Dopo 14 anni Stefano "Cisco" Bellotti lascia il gruppo per intraprendere la carriera solista. La band decide di non fare provini ma chiama a dividere l'eredità di Cisco due amici: il sassolese Davide "Dudu" Morandi, ex Mocogno Rovers, già presente nei cori di Riportando tutto a casa e nella foto di copertina di La grande famiglia, in quanto aveva già cantato dal vivo con i Ramblers agli esordi, e la correggese Betty Vezzani, che ha cantato con i Cormac e nel progetto folk Beyond the wire con Luca Giacometti, oltre allo spettacolo Le Ceneri di Gramsci di Pier Paolo Pasolini e musicato da Giovanna Marini. Per testare la nuova formazione i MCR fanno una breve tournée nei club che vede il battesimo al Fuori Orario di Taneto di Gattatico (RE) il 3 marzo 2006.

Durante il tradizionale Concerto del Primo Maggio a Roma, il gruppo si esibisce cantando la tradizionale canzone di protesta del movimento operaio Contessa (nel loro repertorio sin dal demo tape Combat Folk, ma da tempo abbandonata dal vivo perché ritenuta ambigua) cambiando le parole di alcune strofe, attenuandone i caratteri più duri del linguaggio che la caratterizza. Dopo il concerto è nata una polemica sulla modifica del testo, soprattutto dopo l'intervento dell'autore della canzone Paolo Pietrangeli che in un articolo su Liberazione prendeva le distanze dall'iniziativa dichiarando di aver negato sin dall'inizio il consenso ai Modena City Ramblers per qualsiasi modifica al testo. Dopo questo episodio il gruppo ha temporaneamente escluso Contessa dal suo repertorio live, introducendo nel disco successivo Mia dolce rivoluzionaria, una canzone che rimarca ancora più apertamente la distanza dai contenuti politici espressi nel testo della canzone di Pietrangeli. Dopo alcuni anni la canzone di Paolo Pietrangeli è stata nuovamente inserita nella scaletta di alcuni live.

Il 3 novembre 2006 esce l'album Dopo il lungo inverno sotto la produzione Peter Walsh, già collaboratore di Peter Gabriel e Simple Minds, che vede ospiti Terry Woods (componente dei The Pogues, già membro degli Sweeney's Men e Steeleye Span), la brass band macedone Original Kocani Orkestar, Massimiliano Fabianelli, fisarmonicista con i Ramblers in tour l'anno precedente, il quartetto d'archi reggiano Koiné di cui fa parte Filippo Chieli, la cantante Lucia Tarì e l'armonicista Enzo Ciliberti.

Nel marzo 2007 viene pubblicato Tre colori, il nuovo album del cantautore rock Graziano Romani, che vede i Ramblers ospiti, sia come singoli che nella formazione completa, nei brani Corre buon sangue, Stesso viaggio stessa città, Spiriti liberi.

L'addio a Gabibbo e Bella Ciao.

Luca "Gabibbo" Giacometti (44 anni) mentre suona un bouzouki durante un concerto. Il 6 ottobre 2007 il musicista morì schiantandosi per cause sconosciute contro il guard-rail sull'Autostrada del Sole.
 
Il 6 ottobre 2007 muore in un incidente stradale Luca "Gabibbo" Giacometti. Il 13 ottobre 2007 a Castelnuovo Rangone (MO), per commemorarne la scomparsa, Davide Morandi, Franco D'Aniello e Massimo Ghiacci partecipano come ospiti ad un concerto dell'ex cantante Stefano "Cisco" Bellotti.

Il 25 gennaio 2008 esce in Italia distribuito da Mescal e in Olanda, Svizzera, Francia, Lussemburgo, Austria e Germania distribuito da Universal, il primo disco dei MCR destinato al mercato straniero, prodotto da Terry Woods e dal titolo Bella ciao - Italian Combat Folk for the Masses (il titolo provvisorio era Tunes from the Bunker). Contiene brani dei MCR riarrangiati, reincisi, tra cui Bella ciao e in alcuni casi tradotti in inglese e spagnolo, più un inedito: il tradizionale americano di evidente origine irlandese Roisin the Bow. Partecipa ancora come ospite Massimiliano Fabianelli. Franco D'Aniello suona per la prima volta il sassofono. Il disco è dedicato a Luca Giacometti che aveva partecipato alle registrazioni. In primavera i MCR intraprendono un tour che li porta in numerose capitali europee. Durante questo tour, si aggiunge alla formazione il tastierista Leonardo "Leo" Sgavetti.

Onda Libera.
Il 10 aprile 2009 esce il disco Onda libera, il cui tema dominante è il concetto di libertà. L'album affronta molteplici temi, tra cui la lotta alla mafia[32], la solidarietà ai popoli emarginati e discriminati, la libertà di protesta studentesca e il tema delle morti sul lavoro. Il titolo nasce dalla volontà dei Ramblers di riferirsi sia a l'Onda, il movimento studentesco nato nell'autunno 2008, sia a Libera, l'associazione contro le mafie fondata da don Luigi Ciotti. Quest'ultimo collabora in prima persona alla realizzazione del disco firmandone anche l'introduzione con le seguenti parole:
« C'è un legame antico tra musica e desiderio di libertà. Perché la musica è espressione profonda dell'umano e non c'è nulla di più umano che la nostra aspirazione ad essere liberi. Queste canzoni esprimono in modo trascinante la forza di questo legame. Sono canzoni che fondono musica e coscienza politica, arte e sete di giustizia »
 
Durante il Tour 2009 i Ramblers organizzano in collaborazione con l'associazione Libera la Carovana della legalità contro le mafie, un tour itinerante svoltosi tra il 25 aprile ed il 9 maggio in luoghi confiscati alla mafia di molte regioni della penisola.

Il 1º maggio 2009, a Coppito, partecipano a Concerto per L'Abruzzo: una manifestazione di solidarietà nei confronti delle persone colpite dal terremoto.

L'11 giugno 2009 partecipano, insieme a Casa del Vento e Skiantos, allo spettacolo in Piazza VIII Agosto a Bologna in ricordo di Enrico Berlinguer, a 25 anni dalla sua scomparsa.

L'abbandono di Kaba e Betty e il Riportando tutto a casa - Tour 2009

Il 13 ottobre 2009 i Modena City Ramblers annunciano sul proprio sito ufficiale che Arcangelo "Kaba" Cavazzuti ed Elisabetta "Betty" Vezzani lasciano i Modena City Ramblers. I motivi di questa decisione, presa di comune accordo ma non per questo meno dolorosa, sono dovuti a scelte di vita strettamente personali. Kaba lascia i Ramblers dopo una collaborazione che durava da più di 15 anni, prima come produttore e poi come strumentista; mentre Betty era entrata nel gruppo solo nel 2006. Nel 2009 Betty collaborò con i Legittimo Brigantaggio nell'album Il cielo degli esclusi (Cinico Disincanto).

I Ramblers annunciano contemporaneamente il varo di un tour celebrativo per i 15 anni trascorsi dall'uscita del primo disco Riportando tutto a casa, che porterà la band in giro per i "piccoli-grandi" club della penisola nell'autunno-inverno 2009, proponendo una scaletta impostata sulle canzoni del disco uscito nel 1994. Per l'occasione entrano a far parte del gruppo: il "vecchio" compagno di viaggio Luciano Gaetani, polistrumentista nonché cofondatore della band emiliana e alla chitarra acustica Luca Serio Bertolini, cantautore e già tecnico di palco. Ricompare nelle scalette, contestualizzata con l'anniversario del disco, Contessa.

Il 26 settembre 2009 viene pubblicata la Modena City Ramblers - The Universal Music Collection, una raccolta limited edition dei primi sei album registrati in studio dai Ramblers.

Sul tetto del mondo, Battaglione Alleato e il tour estivo 2012

I Modena City Ramblers annunciano l'uscita del loro dodicesimo album per il 15 marzo 2011 a vent'anni dalla formazione del gruppo, intitolato Sul tetto del mondo, contenente tredici tracce, composte e prodotte dai Ramblers stessi.

Il 23 luglio 2011 i Modena City Ramblers partecipano al concerto in memoria di Carlo Giuliani a Genova, in Piazza Caricamento, al decimo anniversario della sua morte durante gli scontri del G8 di Genova. Il 31 dicembre 2011 suonano al concerto di capodanno in piazza a Modena, festeggiando il ventesimo della loro fondazione.

Il 26 marzo 2012 è uscito l'album Battaglione Alleato, un album corale dei Modena insieme agli Yonders di Luca Serio Bertolini, ai Popinga di Leonardo Sgavetti, ai Mutina Golem di Luciano Gaetani, ai Rossopiceno, ai LoGiCi Zen, agli Elizabeth, ai Nuju, ai Ned Ludd, a Jason McNiff (già più volte sul palco con i MCR), all'ex fisarmonicista Daniele Contardo, a Milo Brugnara (cantautore Trentino, vecchia conoscenza dei MCR dai tempi della Grande Famiglia) e all'artista reggae Lion D che narra le vicende dell'Operazione Tombola, episodio della seconda guerra mondiale.

Il 25 giugno 2012 il gruppo si esibisce allo Stadio Renato Dall'Ara in occasione del concerto Emilia: live; un evento organizzato per raccogliere fondi destinati ad aiutare le popolazioni colpite dal sisma. La band suona due brani (Viva la Vida e I Cento Passi) insieme, per l'occasione, con l'ex cantante del gruppo Stefano Bellotti.

L'estate 2012 segna l'inizio del "Modena City Busker Tour", un tour che ripropone tutti i pezzi del gruppo che sono stati suonati raramente (alcuni addirittura mai). I brani in scaletta sono stati scelti dai fan stessi della band tramite un apposito sondaggio sul sito ufficiale.

Niente di nuovo sul fronte occidentale.

Il 5 febbraio 2013 esce il loro tredicesimo album in studio intitolato Niente di nuovo sul fronte occidentale. È un doppio cd caratterizzato da un lato A e un lato B (per ricordare i vinili) denominati rispettivamente "Niente di nuovo" e "Sul fronte occidentale". Mentre il lato A ha un suono più elettrico e aggressivo, il lato B è un ritorno alle poetiche ballate dei primi tempi. Nella formazione si può notare l'abbandono di Luciano Gaetani (presente però in qualche canzone) e la collaborazione di Daniele Contardo, ex rambler.

Venti tour.
Il 15 marzo 2014, in occasione delle festività di San Patrizio organizzate dall'Estragon di Bologna ("Irlanda in Festa"), i Modena City Ramblers danno il via al VENTI tour. Si tratta del tour per festeggiare i vent'anni dall'uscita (nel 1994) di Riportando tutto a casa. Nella scaletta verranno riproposti i pezzi cult di un ventennio. La registrazione della serata verrà pubblicata in "Venti" doppio Cd e DVD, in uscita il 27 maggio 2014 Nell'ottobre 2014 incidono il brano Chi vola vale, inno del Modena Volley.

'Tracce clandestine' e Sentieri clandestini tour.
Il 24 marzo 2015 esce il disco Tracce clandestine, album che raccoglie brani che i Modena avevano inciso in raccolte o che hanno cantato più volte dal vivo, ma non avevano mai registrato. Ad aprire il disco c'è, appunto, Clandestino di Manu Chao. Partecipano al disco Alberto Bertoli, Dubioza Kolectiv, Eugenio Finardi, Uri Giné dei Bongo Botrako, La Pegatina, Stephane Mellino dei Les Négresses Vertes, Terry Woods dei The Pogues. Unico inedito The trumpets of Jericho. Segue un tour intitolato Sentieri clandestini.

Il tour dei 25 anni. In occasione delle festività di San Patrizio 2016, la band inaugura da Padova il tour dei 25 anni. Per l'eccezionalità della ricorrenza, la scaletta sarà composta da pezzi prevalentemente irish, a cui seguirà una scaletta a tema Resistenza per festeggiare il 25 aprile e il 1º maggio. Dopodiché la scaletta riproporrà 25 anni di canzoni, tra classici cavalli di battaglia e qualche chicca per i fan più accaniti.
MCR
Discografia.
1993 – Combat Folk
1994 – Riportando tutto a casa
1996 – La grande famiglia
1997 – Terra e libertà
1998 – Raccolti
1999 – Fuori campo
2002 – Radio Rebelde
2004 – ¡Viva la vida, muera la muerte!
2005 – Appunti partigiani
2006 – Dopo il lungo inverno
2008 – Bella ciao - Italian Combat Folk for the Masses
2009 – Onda libera
2011 – Sul tetto del mondo
2012 – Battaglione Alleato
2013 – Niente di nuovo sul fronte occidentale
2014 – Venti
2015 – Tracce clandestine
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Il capo dei capi è una miniserie televisiva in sei puntate, andata in onda fra ottobre e novembre 2007 su Canale 5 al giovedì in prima sera...

Il capo dei capi è una miniserie televisiva in sei puntate, andata in onda fra ottobre e novembre 2007 su Canale 5 al giovedì in prima serata e in replica da sabato 3 dicembre 2011 su Rete 4, sempre in prima serata; le riproposizioni della fiction inoltre sono proseguite anche su Mediaset Extra.
La serie racconta la storia del noto boss corleonese di Cosa nostra Salvatore Riina, alias Totò u Curtu, interpretato da Claudio Gioè. La regia è di Alexis Sweet e Enzo Monteleone.

Prodotta dalla Taodue, la serie è ispirata all'omonimo libro-inchiesta di Giuseppe D'Avanzo e Attilio Bolzoni. Il 13 e 14 gennaio 2008 sono andate in onda su Canale 5 due puntate di un'altra fiction, L'ultimo padrino, che prosegue la storia dal 1993 fino all'arresto di Bernardo Provenzano. La casa produttrice è sempre la Taodue. 
Trama.
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Prima puntata (1943-1958).
« Io sono Salvatore Riina! » (Salvatore Riina / Giovan Battista Torregrossa a Domenico / Francesco Casisa durante una lite) Palermo, 15 gennaio 1993, il superboss di Cosa nostra Salvatore Riina è stato catturato dopo 23 anni di latitanza, ed in carcere riceve la visita di un uomo, il suo amico d'infanzia Biagio Schirò che lo spinge a ricordare il loro passato.

Nel 1943 Salvatore è un ragazzo di 13 anni che vive a Corleone; mentre lavora nei campi col padre, trova una bomba ed il padre vorrebbe recuperare la polvere da sparo contenuta nell'ordigno per rivenderla ai cacciatori e ricavare qualcosa per arrotondare i suoi magri guadagni come bracciante, ma la bomba esplode uccidendo lui e il fratello minore di Totò. Salvatore diventa così il capo della sua famiglia, con la quale è costretto a continuare a vivere nella miseria. Stanco di vivere in povertà, Totò insieme ai suoi amici Bernardo Provenzano (detto Binnu), Calogero Bagarella e Biagio Schirò, inizia a lavorare per Luciano Liggio, picciotto del boss Michele Navarra, che rapisce e uccide il sindacalista Placido Rizzotto. Mentre Riina finisce in prigione per aver commesso l'omicidio di Domenico detto "Menico" (il figlio del mugnaio a cui Totò portava il grano da macinare), Schirò si dedica allo studio. Dopo sei anni Totò, ormai adulto, viene scarcerato. Ad aspettarlo fuori dal carcere ci sono Bernardo Provenzano, Calogero Bagarella e un nuovo membro della banda, Luciano Maino. Schirò, divenuto poliziotto, inizia ad indagare, insieme al nuovo commissario Angelo Mangano, sulla banda che fa capo a Liggio, che ha fatto uccidere il boss Michele Navarra ed è ormai intenzionato ad espandersi verso Palermo. Intanto Totò conosce Ninetta Bagarella, sorella minore del suo amico Calogero, ragazza studiosa che frequenta il liceo classico, e se ne innamora.
Ma scoprirà ben presto che è molto amica di Teresa, una giovane che frequenta Biagio Schirò.
Seconda puntata (1963–1969)
« Minchia! Che coraggio 'sti Corleonesi...ahahah! » (Tommaso Buscetta / Vincent Riotta) « Voi non avete capito, o per meglio dire non volete capire che cosa significa Corleone. Voi state giudicando degli onesti galantuomini, che i carabinieri e la polizia hanno denunciato pe' capriccio. Noi vi vogliamo avvertire che se un solo galantuomo di Corleone sarà condannato, voi salterete in aria, sarete distrutti, sarete scannati come pure i vostri familiari. Adesso non vi resta che essere giudiziosi! » (Lettera di minaccia di Salvatore Riina / Claudio Gioè ai giudici durante il processo di Bari del 1969)

Il clan corleonese al completo (Luciano Liggio, Totò Riina, Bernardo Provenzano, Calogero Bagarella e Luciano Maino) si prepara per andare a Palermo per una "parlata d'affari" con Salvatore La Barbera e Vito Ciancimino. Intanto in paese, Totò frequenta spesso Ninetta Bagarella, sorella minore di Calogero. Appena i Corleonesi approdano a Palermo, cominciano subito a farsi rispettare: prima uccidono un macellaio che non voleva pagare un carico di carne clandestina e successivamente ammazzano un ragioniere che aveva pagato il pizzo alla famiglia sbagliata. Una sera, mentre i Corleonesi sono in un night club (dove Maino conosce una ragazza, Maria Nigro, che poi lo indurrà a pentirsi), Salvatore La Barbera viene rapito e ucciso da Michele Cavataio. Tutti coloro che appartenevano al Clan dei La Barbera vengono uccisi. Intanto Biagio scopre da Teresa che in paese girano voci sulla sua amica Ninetta e che in quello stesso giorno Totò sarebbe andato a casa di Ninetta a farle visita. La perquisizione in casa Bagarella non dà risultati perché Totò è riuscito a nascondersi insieme all'amico Calogero e i due non vengono catturati. Il 30 giugno 1963, a Palermo, in contrada Ciaculli, viene ritrovata una Giulietta imbottita di esplosivo. Non appena il capitano apre il bagagliaio, l'auto esplode facendo sette vittime. In conseguenza di quest'avvenimento vengono arrestate numerosissime persone mentre altre si devono nascondere.

Maino preferisce restare a Palermo con la sua ragazza invece di nascondersi insieme ai suoi compagni. Una sera, Totò promette a Ninetta che non si vendicherà di Teresa per la perquisizione, ma la ragazza ha già deciso di interrompere ogni rapporto con l'amica, in modo da poter continuare la sua relazione segreta con lui. Poco più tardi, mentre Totò e Calogero Bagarella stanno scappando da Corleone, una pattuglia della polizia ferma l'auto e Totò viene arrestato mentre Calogero riesce a scappare. Inizialmente fornisce dei documenti falsi, ma poi viene riconosciuto da Biagio. Qualche giorno dopo, Biagio riferisce a Teresa (appena diplomata) che Riina è stato preso e ora i due possono tranquillamente sposarsi. Ma intanto, nei paraggi, Ninetta (anche lei diplomata) riesce a sentire tutto e scappa dalla scuola disperata. Schirò va dai genitori di Teresa per chiedere la mano della figlia e la ottiene. Pochi giorni dopo l'arresto di Riina, Maino comincia a collaborare con il giudice Cesare Terranova e racconta tutto quello che sa. Qualche tempo dopo viene arrestato dal commissario Mangano e da Schirò anche Luciano Liggio. Intanto, nel 1969, comincia il processo di Bari. Anche se Luciano Maino accusa Totò Riina di tutti gli omicidi che aveva già comunicato nel verbale scritto da Terranova, Liggio, Riina e tutti gli altri detenuti vengono scarcerati per mancanza di prove perché i giudici vengono minacciati. Totò è stato liberato, torna a casa e si fidanza con Ninetta. Pochi giorni dopo il processo, Luciano Maino viene trovato impiccato nella sua abitazione da Maria, la sua ragazza.
Terza puntata (1969–1978)
« Io e te lo sappiamo da dove veniamo e capiamo una cosa sola: i picciuli e cumannari! » (Salvatore Riina / Claudio Gioè a Vito Ciancimino / Alfredo Pea mentre parlano di appalti)
Biagio e Teresa, ormai sposati, hanno appena avuto un bambino (Antonio). Intanto a Palermo Riina ed i suoi compagni si recano negli uffici di Michele Cavataio, che in precedenza aveva eliminato Salvatore La Barbera, allo scopo di ucciderlo; il commando è composto dallo stesso Totò Riina, Bernardo Provenzano, Calogero Bagarella ed altri due uomini della famiglia di Tano Badalamenti, boss di Cinisi, tutti travestiti da militari della Guardia di Finanza. Un soldato di Badalamenti, nervoso, ha troppa fretta di sparare e causa una strage e, prima di arrivare nella stanza dove si trova Cavataio, vengono uccise 5 persone. Il boss tuttavia si finge morto e, nel momento in cui Provenzano e Bagarella si avvicinano, egli si volta e spara, colpendo al petto Bagarella uccidendolo, scatenando la rabbia di Provenzano che lo uccide fracassandogli il cranio con il calcio del fucile. L'efferatezza di questo assassino varrà a Bernardo Provenzano l'appellativo di "Binnu u tratturi". Schirò viene trasferito a Palermo e comincia ad indagare sulla strage di Viale Lazio. A Corleone, Totò rivela la morte di Calogero alla sorella Arcangela, la fidanzata dell'amico, e lei reagisce piangendo e dando uno schiaffo al fratello. Totò manda uno dei suoi uomini a prendere Ninetta (che è diventata insegnante in una scuola femminile) e le confessa l'accaduto. Ora, avendo bisogno di denaro da investire a Palermo, sequestra il piccolo Antonino Caruso e questo provoca il dissenso dei mafiosi palermitani, specialmente dei boss Stefano Bontade e Giuseppe Di Cristina. Intanto Vito Ciancimino diviene sindaco della città. Il 5 maggio 1971 Riina ordina a Vito Maranza e a Mario Prestifilippo, detto "Pochet Coffi", due suoi soldati, l'omicidio del procuratore Pietro Scaglione e, nel corso dell'agguato, viene ucciso anche il maresciallo Lo Russo. Totò decide di partire con Ninetta prima di sposarsi ed i due si fanno una foto insieme e la mandano ad Arcangela ma tale foto viene trovata durante una perquisizione e per questo motivo decidono di allontanare Ninetta, trasferendola al confino nel Nord Italia.

Durante il processo, Vito Maranza, un uomo di Riina, va a casa di Biagio e, con la scusa di vedere un appartamento, porta Teresa insieme al figlio al terzo piano di un palazzo in costruzione dove rimangono sequestrati, venendo liberati soltanto quando il giudice decide di revocare l'invio al confino di Ninetta. Luciano Liggio viene arrestato a Milano dal commissario Mangano: così Riina diventa capo supremo del clan dei Corleonesi e viene scelto da Don Michele Greco come suo prediletto. Due soldati di Riina, incaricati di uccidere Giuseppe Di Cristina, sbagliano e uccidono l'autista. Intanto Totò e Ninetta si sposano. Vito Maranza e Mario Prestifilippo pedinano Giuseppe Di Cristina e scoprono che sta collaborando con il commissario Boris Giuliano. Alcuni uomini (Pippo Calderone, Badalamenti, lo stesso Di Cristina) cominciano ad avere dei rapporti freddi con Totò e nella successiva riunione della Commissione Totò chiede la vita dei tre. Gli viene concessa solo quella di Di Cristina, ma lui fa uccidere anche Calderone. Silvio Albertini, un valido collega di Biagio Schirò, indagando su alcune carte, scopre il covo dove si nascondono Totò Riina con sua moglie e Bernardo Provenzano. Telefona a Biagio da una cabina telefonica e gli dice di venire. Ma arrivato, Schirò sale nell'appartamento e trova il cadavere di Silvio per terra. All'improvviso viene preso e picchiato da Vito Maranza e da Mario Prestifilippo (Pochet Coffi). Allora si fa avanti Totò che avverte Biagio di lasciare stare la sua famiglia ma soprattutto Ninetta, e gli dà un colpo alla testa, lasciandolo svenuto e fuggendo con i suoi due uomini.
Quarta puntata.
« E poi tocca a Inzerillo, poi a Buscetta e poi ai parenti suoi. Di questi neanche il seme deve restare! » (Salvatore Riina / Claudio Gioè a Bernardo Provenzano / Salvatore Lazzaro mentre i killer vanno ad uccidere Stefano Bontate)

Troviamo da una parte Schirò e il commissario Boris Giuliano con i suoi uomini che vanno all'aeroporto di Punta Raisi di Palermo per arrestare dei chimici francesi, giunti in Sicilia per insegnare a Francesco Marino Mannoia (chimico della famiglia Bontate) a tagliare la droga, e dall'altra parte una riunione tra i più grandi boss mafiosi. Appena la polizia arriva all'aeroporto, il commissario Giuliano riceve una telefonata nella quale gli viene riferito che non è possibile arrestare i due francesi per mancanza di prove. Peppe (che ha un fratello in fin di vita), soldato di Bontate, accompagna Totò a casa e riceve una grande somma di denaro per curare il fratello in America. Intanto Totò e Ninetta hanno avuto due bambini (Concetta e Giovanni) e adesso aspettano un altro bambino. Schirò e il commissario Boris Giuliano scovano la raffineria dei Corleonesi. Dopo qualche indagine, Schirò scopre un'altra raffineria (questa volta di proprietà di Bontade); Marino Mannoia viene arrestato. Al rientro al commissariato, Giuliano riceve una telefonata intimidatoria. A Punta Raisi viene trovata una valigia piena di denaro, indirizzata a Bontade. Quest'ultimo a questo punto perde la pazienza e chiama ai suoi amici a Roma per lamentarsi del fatto che Giuliano sta esercitando troppa pressione. Per questo motivo chiede di farlo trasferire a Roma, minacciando di ucciderlo in caso contrario. Boris Giuliano manda la sua famiglia in vacanza in montagna con la promessa di raggiungerli nella settimana successiva, ma qualche giorno dopo viene ucciso in un bar da Leoluca Bagarella (Luchino) e Giuseppe Greco "Scarpuzzedda" . Intanto Ninetta comincia a sentire dolori, viene accompagnata in ospedale da Totò ma è solo un falso allarme. In città c'è qualcuno che spaccia droga tagliata male.
Leggi anche: Serial killer cinematografici (3a parte).
Totò Riina scopre chi è il responsabile: si tratta di un certo Tanino, braccio destro di Salvatore Inzerillo, al quale Tanino sottrae la droga, che rivende. Totò cerca di "accaparrarsi" l'amicizia del cattivo spacciatore. Nella migliore clinica di Palermo, Ninetta ha appena partorito il suo terzo figlio (Giuseppe). Contemporaneamente, Teresa scopre di essere rimasta incinta. Intanto Leoluca Bagarella uccide il Commissario Boris Giuliano nel bar di fronte la questura. Durante i funerali di Giuliano, Schirò (rimasto a guardarlo in tv) è sconvolto ed inconsapevole dello stato interessante della moglie vi intraprende un'accesa discussione allorché costei lo invita ad abbandonare la Sicilia. A causa di queste violente emozioni, Teresa perde il bambino e decide di partire perché il lavoro di Biagio la sottopone a continui rischi e va ad abitare a Roma con suo figlio Antonio. Dopo qualche tempo viene raggiunta dal marito. Dopo un discorso fatto con Schirò, il giudice Gaetano Costa firma i mandati d'arresto per tutti i boss di Palermo e viene di conseguenza ucciso dai Bontade. Nel frattempo, all'ufficio istruzione di Palermo viene mandato Cesare Terranova, che viene fatto uccidere da Totò. Appena i boss palermitani vengono a saperlo, decidono di eliminare u Curtu. Totò cambia abitazione (poiché quella dove risiedeva era di proprietà di Stefano Bontade): tutti i palermitani sono ora contro di lui. Con l'aiuto di Tanino e Peppe, Riina riesce a sfuggire a tutti gli attentati contro di lui e, dopo poco tempo, fa uccidere Stefano Bontade, Salvatore Inzerillo e le loro famiglie da Mario Prestifilippo e da Giuseppe Greco "Scarpuzzedda", . Quella che viene definita la "seconda guerra di mafia" produce numerosissimi morti. Alla fine della puntata, John Gambino, il più grande boss americano, giunge a Palermo per cercare di fermare gli omicidi. Totò Riina assicura e convince che non verrà ucciso più nessun uomo d'onore.
Quinta puntata (1982-1987).
« Mi chiamo Tommaso Buscetta e sono un uomo d'onore... Riina è il capo di tutto, dottore. Non vi lasciate ingannare dalla sua faccia da viddanu. Lui persino quando è un pupo si sente Puparo. Cosa Nostra è fatta come una chiesa: alla base ci stanno i soldati. I soldati sono organizzati in decine. Le decine sono comandate dai capidecine che sono le colonne. E le colonne reggono la cupola. Totò Riina ha cominciato come un soldato e oggi sta sulla cupola. Comanda a tutti: ai capifamiglia, ai politici, ai banchieri, ai poliziotti... pure a voi! L'hanno chiamata guerra di mafia?. Non è stata una guerra, dottore. È stato un massacro. Una caccia all'uomo scatenata dai corleonesi. E Salvatore Riina è la mente, giudice Falcone. Poi c'è quella bestia di Bernardo Provenzano e Pino Scarpuzzedda e Luchino Bagarella sono il braccio. Lasciate perdere Liggio che è un povero buffone. Loro hanno ucciso il colonnello Russo, loro hanno voluto la morte di Terranova. È Totò u' curtu che ha imposto alla commissione l'assassinio di Piersanti Mattarella, e sempre U' curtu ha fatto uccidere il capitano Basile, l'onorevole Pio La Torre e il procuratore Scaglione. È lui che ha organizzato la morte di Dalla Chiesa per fare un favore a qualche politico di Roma. » (Tommaso Buscetta / Vincent Riotta a Giovanni Falcone / Andrea Tidona durante un interrogatorio)

La quinta puntata inizia con Pio La Torre, segretario regionale comunista, che da una parte fa un dibattito a Corleone per impedire la costruzione di una base militare a Comiso e dall'altra parte con la Commissione riunita. Nella commissione vi è un certo Apuzzo, un carissimo amico di Tommaso Buscetta che finge di essere fedele a Totò Riina. Il commissario Mangano, ormai pensionato, consiglia ai magistrati di Palermo (che vogliono combattere la mafia a tutti i costi) Schirò come jolly per trovare tutti i più grandi latitanti e torna a Corleone per dire a Schirò di andare a Palermo per lavorare con Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e Rocco Chinnici. Mentre Totò gioca con suo figlio Giovanni, Ninetta è di nuovo incinta e si sta preoccupando per le idee del marito. Totò allora decide di chiamare un paio di suoi soldati e ordina l'omicidio di Pio La Torre. Carlo Alberto Dalla Chiesa viene mandato a Palermo. La prima azione del generale Dalla Chiesa è quella di mandare dei suoi uomini a perquisire l'esattoria di Ignazio Salvo, potente uomo colluso con la mafia. Poco dopo il generale Dalla Chiesa viene ucciso dai "soldati" di Riina e di Nitto Santapaola. Viene ucciso anche Rocco Chinnici. Intanto Apuzzo si reca in Brasile da Tommaso Buscetta. Totò ne viene a conoscenza e fa uccidere lui e tutti i parenti di Buscetta. Tommasino viene arrestato per traffico di eroina. Nella prigione brasiliana viene torturato, ma non parla. Viene trasferito in Italia e comincia a collaborare con Giovanni Falcone, al quale spiega la struttura di Cosa Nostra. Dopo l'interrogatorio vengono arrestate centinaia e centinaia di persone, tra le quali anche Vito Ciancimino. Il 28 luglio 1985 viene assassinato il commissario Giuseppe Montana, che stava indagando insieme a Biagio sui morti della seconda guerra di mafia. Dell'omicidio viene accusato un giovane. Portato in caserma, Giacalone (appuntato della polizia) si lascia trasportare dalla violenza e uccide il ragazzo. Il questore Ninni Cassarà informa Falcone e viene aperta un'inchiesta dalla magistratura sull'accaduto. Teresa e Antonio (moglie e figlio di Schirò), che erano a Roma, tornano intanto a Palermo. Il 6 agosto 1985 Ninni Cassarà viene ucciso da Giuseppe Greco "Scarpuzzedda", sotto gli occhi della moglie e della figlia. Intanto, nella casa circondariale dell'Asinara (in Sardegna), Falcone e Borsellino preparano il Maxiprocesso che, qualche giorno dopo, inizia i suoi lavori.

Al termine del processo, Riina e Provenzano vengono condannati in contumacia mentre Michele Greco e Luciano Liggio e molti altri, presenti in aula di tribunale, vengono pure condannati all'ergastolo. La puntata si conclude con una sparatoria avvenuta mentre Biagio Schirò andava insieme alla moglie a prendere il figlio alla stazione degli autobus dopo una gita scolastica, infatti mentre Schirò saluta il figlio nota Vito Maranza e Leoluca Bagarella, uomini di Riina, all'interno di una macchina, pochi secondi dopo gli stessi scendono dalla vettura cercando Schirò, quest'ultimo ha la freddezza di nascondersi dietro uno degli autobus e di puntare la pistola ai due malviventi cercando di arrestarli, ma questi rispondono col fuoco dando origine a una sparatoria, durante lo scontro a fuoco Schirò viene colpito ad una gamba da Bagarella, ancora vigile riesce ad impugnare la pistola e a rialzarsi, nel frattempo Maranza gli spunta da dietro. pronto ad ucciderlo, ma Schirò riesce a girarsi in tempo e ad ucciderlo con un colpo al petto, pochi secondi dopo mentre Bagarella è ancora nascosto, Schirò esce dal nascondiglio sparando verso la macchina dove il malvivente è nascosto, tuttavia nello scontro a fuoco ha la meglio Bagarella che gli spara colpendolo a due centimentri dal cuore.
Sesta puntata (1988-1993)
« Ma tu tu 'mmagini a Falcone ca fa u sbirru cchiù sbirru di tutti? » (Salvatore Riina / Claudio Gioè a Giovanni Brusca / Domenico Centamore mentre decidono di uccidere il giudice Falcone)

Biagio Schirò è ferito gravemente a causa della sparatoria con Leoluca Bagarella e Vito Maranza. Viene portato all'ospedale e fortunatamente si salva, rimanendo però zoppo di una gamba. Totò Riina è nervoso poiché è stato condannato all'ergastolo. Ignazio Salvo rassicura Totò dicendogli che la sentenza verrà modificata in Cassazione. Totò ordina a Luchino il pedinamento di Ignazio Salvo. Per il titolo di capo dell'ufficio istruzione di Palermo ci sono due candidati: Giovanni Falcone e Antonino Meli. La nomina di Falcone sembra scontata ma il ruolo viene invece affidato a Meli. Riina ordina l'assassinio di Falcone a Pino Scarpuzzedda e a Luchino. Pino organizza un attentato alla casa al mare del giudice all'Addaura, presso Mondello, ma fallisce. Nei giorni seguenti Scarpuzzedda, ormai divenuto abbastanza potente, con la sua aria da spavaldo, compie due rapine nella zona del boss Pietro Aglieri, uno in una gioielleria e l'altro al Banco di Sicilia. U curtu lo fa eliminare strangolato dai suoi stessi colleghi (Antonino Madonia, Filippo Marchese, Antonino Marchese, Pino Marchese, Gaetano Carollo, Giuseppe Lucchese e Giuseppe Giacomo Gambino), con cui aveva effettuato la rapina in banca ed il fallito attentato a Falcone. Falcone viene trasferito a Roma. Ninuzzo Schirò decide di seguire le orme del padre, diventando anche lui poliziotto.
La revisione della sentenza del Maxiprocesso non avviene neanche in Cassazione e Totò fa uccidere Salvo Lima. Qualche giorno dopo Totò Riina e Giovanni Brusca si incontrano per organizzare l'attentato a Falcone. Il giudice, recatosi a Palermo, viene ucciso con il tritolo al bivio di Capaci il 23 maggio 1992, insieme alla moglie Francesca Morvillo e alla scorta. Circa due mesi dopo viene ucciso anche Paolo Borsellino, mentre era in corso la trattativa tra pezzi deviati delle istituzioni e Cosa Nostra alla quale Paolo Borsellino si sarebbe sicuramente opposto con fermezza. Alcuni soldati di Totò, su suo ordine, uccidono Ignazio Salvo. Intanto Vito Ciancimino viene contattato dal capitano dei carabinieri Li Donni nel tentativo di trattare con i Corleonesi per porre fine alle stragi. Totò Riina decide di trattare con lo Stato e prepara un "papello" con tutte le sue richieste. Binnu non è d'accordo con la "guerra alle istituzioni" che sta conducendo Totò e per questo ha con lui un'aspra discussione mentre sono a pranzo con Ninetta e Luchino. Una sera, mentre viaggia a bordo della sua auto, viene fermato e portato in carcere Baldassare Di Maggio (Balduccio). Anche lui decide di diventare un collaboratore di giustizia e fa arrestare Totò, rivelandone il nascondiglio in via Bernini, a Palermo. Dopo l'arresto del marito, Ninetta e i suoi figli (Concetta, Giovanni, Giuseppe e Lucia) tornano a Corleone.

A casa di Totò, Luchino, Binnu e Giovanni Brusca prendono tutti i documenti che potrebbero essere ancor compromettenti. La puntata termina con un dialogo chiarificatore tra Biagio e Totò. Riprese[modifica. I luoghi dove sono state girate le scene sono prevalentemente quelli della provincia di Ragusa e, in piccola parte, di Catania: ad esempio, Corleone è Monterosso Almo, mentre l'aeroporto di Palermo non è altro che l'aeroporto Fontanarossa di Catania, e tantissime altre scene sono girate nel territorio del ragusano tra cui i paesi di Ispica, Monterosso Almo, Vittoria, Acate (ovvero il Castello dei principi di Biscari, nel film il famoso "Carcere dell'Ucciardone") , la frazione di Marina di Ragusa, la frazione di Donnalucata e soprattutto Scicli.[2] Il matrimonio di Riina è stato girato in una villa di Modica. Critiche. Il pm della Dda di Palermo Antonio Ingroia ha asserito che alcune fiction come Il capo dei capi possono essere dannose perché creano un'iconografia positiva dei mafiosi. Il pm, recatosi in una scuola di Palermo, ha chiesto agli alunni chi erano secondo loro i personaggi più simpatici; tutti hanno risposto Totò Riina e Giuseppe Greco "Scarpuzzedda".
Questi stessi ragazzi, in un sondaggio precedente, avevano affermato che la mafia era dannosa e che non volevano farne parte. Intervenendo a Viva Voce su Radio 24 Ingroia ha dichiarato: "Sono contrario a ogni forma di censura. Ma ho la netta sensazione che con la fiction "Il capo dei capi" c'è il rischio di fare un'iconografia alla rovescia su Totò Riina che emana un fascino un po' sinistro". Pino Pisicchio ha definito "giustificazionista" la fiction perché presenterebbe la figura di Riina come "uno sfortunato figlio di Sicilia con la faccia simpatica". L'opinione di Clemente Mastella, ministro della Giustizia al tempo della messa in onda, era che la serie avrebbe dovuto essere bloccata. Secondo Antonio Marziale, sociologo, presidente dell'Osservatorio sui diritti dei minori e componente della commissione ministeriale che ha redatto il Codice Tv e Minori, "il messaggio offerto agli adolescenti dalla fiction è pedagogicamente distruttivo e non può essere affatto definito d'impegno sociale. La messa in onda di un film porno in prima serata avrebbe prodotto sicuramente effetti meno nocivi". Andrea Camilleri è intervenuto in prima pagina su La Stampa: "Ritengo che l'unica letteratura che tratti di mafia debba essere quella dei verbali di polizia e carabinieri e dei dispositivi di sentenze della magistratura. A parte i saggi degli studiosi". Lo stesso Claudio Gioè ha ammesso: "È chiaro, Riina ha anche una sua capacità di seduzione. È impensabile che i cattivi siano cattivi e basta. Sarebbe stato ridicolo fare il cattivo col ghigno, noi siciliani sappiamo che la mafia sa essere seducente".
I familiari di Mario Francese hanno protestato contro Mediaset e gli sceneggiatori del film. Nella storia, infatti, non figura il personaggio di Mario Francese (di contro, figura il personaggio inventato Biagio Schirò). Antonietta Bagarella, la moglie di Totò Riina, non ha gradito affatto il telefilm, ritenendolo lesivo della sua reputazione e di quella della sua famiglia, tanto che manifestò l'intenzione di sporgere querela per diffamazione contro Mediaset chiedendo un cospicuo risarcimento per danni d'immagine che però non ebbe poi alcun seguito. La trasmissione Striscia la notizia parlò della faccenda.[3] Ascolti n° Prima TV Italia Telespettatori Share 1 25 ottobre 2007 7.146.000 27,21% 2 1º novembre 2007 6.906.000 27,51% 3 8 novembre 2007 6.945.000 28,15% 4 15 novembre 2007 6.985.000 28,15% 5 22 novembre 2007 7.731.000 29,98% 6 29 novembre 2007 7.995.000 28,59% Ci sono numerose differenze con la vicenda storica, in particolare i seguenti personaggi sono del tutto o in parte fittizi. Biagio Schirò è un personaggio fittizio, nato dalla fantasia degli sceneggiatori della fiction, ispirato almeno in parte a quello dell'agente di Polizia Biagio Melita, che nel 1963 riconobbe realmente Riina ad un posto di blocco e lo fece arrestare.
Amico d'infanzia di Totò Riina, Schirò è orfano del padre, morto in guerra e fatica nei campi per mantenere lui e la madre. Quando Riina finirà in carcere per aver commesso il primo omicidio, Biagio si metterà a studiare e, dopo pochi anni, diverrà poliziotto. Intralciato dai suoi superiori, sposerà dopo mille difficoltà Teresa e continuerà ad indagare contro Riina insieme a uomini validi che verranno quasi tutti eliminati. Infine Schirò rimarrà gravemente ferito in un conflitto a fuoco con due sicari di Riina (tra questi Leoluca Bagarella) che lo volevano rapire e questo gli causerà il malfunzionamento della gamba. Dopo tantissimi sforzi riuscì a trovare Totò Riina parlandogli per l'ultima volta con la conclusione della serie Il capo dei capi. Luciano Maino[modifica | modifica wikitesto] Luciano Maino non è un personaggio realmente esistito. È probabilmente ispirato ad uno dei primi pentiti di Cosa Nostra, Luciano Raia, ex killer al servizio dei corleonesi, in seguito sentito dal giudice Cesare Terranova. Le sue dichiarazioni portarono al processo di Bari del 1969. Egli però non si impiccò: non fu creduto al processo e fu rinchiuso in un manicomio criminale, dove morì qualche anno dopo. Angelo Mangano[modifica | modifica wikitesto] La figura del commissario Angelo Mangano è stata molto romanzata (per approfondire vedi la voce Angelo Mangano e gli atti della Commissione Parlamentare Antimafia). Nella fiction Mangano arriva a Corleone nel 1958 quando nella realtà egli arrivo solo nel 1963.
La prima cattura di Luciano Liggio va attribuita all'Arma dei Carabinieri agli ordini del tenente colonnello Ignazio Milillo coadiuvato dal commissario Mangano e personale della Pubblica Sicurezza. Il secondo arresto del Liggio a Milano non fu ad opera del Mangano ma ad opera del tenente colonnello della Guardia di Finanza Vessicchio. Leoluca Bagarella[modifica | modifica wikitesto] Nella fiction Leoluca Bagarella viene mostrato molto più giovane della realtà. Infatti nella realtà è più grande di sua sorella Ninetta di due anni quando nella fiction viene mostrato ancora un ragazzino nella prima metà degli anni' 70. Inoltre Bagarella non ha fatto parte del commando che ha ucciso Pio La Torre ne tanto meno di quello che ha assassinato i parenti di Buscetta in quanto in quel periodo era detenuto e solo nel 1990 è stato scarcerato.
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