12 anni schiavo è un film sconvolgente, commovente e raccapricciante.
Posted by Fausto Baccino
Posted on mercoledì, gennaio 11, 2017
with 2 comments
12 anni schiavo (12 Years a Slave) è un film del 2013 diretto da Steve McQueen.
Tratto dall'omonima autobiografia di Solomon Northup, opera del 1853, il film ha vinto il Premio Oscar come miglior film nel 2014.
Gli interpreti principali sono Chiwetel Ejiofor nel ruolo del protagonista, Michael Fassbender, Benedict Cumberbatch, Paul Dano, Paul Giamatti, Brad Pitt, quest'ultimo anche produttore della pellicola, e Lupita Nyong'o, vincitrice dell'Oscar alla miglior attrice non protagonista.
Il cinema americano prova a fare (veramente) i conti con la mostruosità della schiavitù, peccato originale della nazione che fa il paio col genocidio indiano. Lincoln, Django Unchained e 12 anni schiavo sono opere diverse e discordanti, la cui prossimità sortisce letture maggiori ed è qualcosa di più di una coincidenza.
Il soggetto, affrontato, aggredito, sfidato e condiviso, sottolinea la delicatezza di una vicenda storica lontana dall'essere assorbita nel Paese di Barack Obama. Se nel film di Steven Spielberg la figura e la condizione dello schiavo è nascosta tra discorsi, proroghe e mediazioni, in quelli di Quentin Tarantino e di Steve McQueen è un visione eversiva che sfida l'impero o lo subisce per dodici anni.
Distinti nelle maniere, Django è loquace e carnevalesco, Solomon è greve e silente, l'uno abbraccia l'eroismo sonante, l'altro in sordina, uno castiga, l'altro attende, i protagonisti di Jamie Foxx e Chiwetel Ejiofor condividono nondimeno un'espressione decisiva e ambigua, un'eccezionalità. Django e Solomon sono nigger speciali, schiavi fuori dal comune che finiscono proprio per questa ragione per sfuggire al destino del loro popolo.
Se Tarantino riscrive il passato e libera l'invenzione concretizzando un sogno che intercetta gli avvenimenti storici attraverso il piacere soggettivo, McQueen decide per la denuncia attraverso una rappresentazione esplicita, esibita, oscena, che mira evidentemente a risvegliare la coscienza intorpidita dello spettatore.
Nel 1841, prima della guerra di secessione, Solomon Northup, talentuoso violinista di colore, vive libero nella cittadina di Saratoga Springs (nello Stato di New York) con la moglie Anne e i figli Margaret e Alonzo. Ingannato da due falsi agenti di spettacolo viene rapito, picchiato e frustato, privato dei documenti che certificano la sua libertà e portato in Louisiana, dove rimarrà in schiavitù fino al 1853, cambiando per tre volte padrone e lavorando principalmente nella piantagione di cotone del perfido schiavista Edwin Epps. Tra la crudeltà di Epps e inaspettati quanto rari atti di bontà, Solomon lotta non solo per sopravvivere, ma anche per conservare la propria dignità.
Nel dodicesimo anno della sua indimenticabile odissea, l'incontro casuale con l'abolizionista canadese Samuel Bass rappresenta per la sua vita una svolta insperata. Appresa la sua storia, Bass riesce a rintracciare la famiglia di Northup: Solomon è finalmente libero. Tornato a casa riabbraccia la moglie e i figli ormai adulti. Prima dei titoli di coda, veniamo informati della sua inutile battaglia legale contro i rapitori, come dell'impegno abolizionista che contraddistinse gli anni successivi alla drammatica esperienza.
Il poster e il primo trailer del film sono stati diffusi il 15 luglio 2013, mentre in lingua italiana a partire dal 12 dicembre dello stesso anno. Il film è stato presentato in anteprima al Telluride Film Festival e successivamente al Toronto International Film Festival, dove ha vinto il premio del pubblico.
La pellicola viene distribuita nei cinema statunitensi a partire dal 18 ottobre 2013, mentre in Italia dal 20 febbraio 2014.
I primi poster della versione italiana, a differenza di quella statunitense, mostrano in secondo piano il protagonista britannico Chiwetel Ejiofor, dando invece risalto a Brad Pitt e Michael Fassbender, scelta che ha causato accese polemiche, fino a far rimpiazzare i poster con un'altra versione.
Interpreti e personaggi.
Chiwetel Ejiofor: Solomon Northup
Michael Fassbender: Edwin Epps
Benedict Cumberbatch: William Ford
Paul Dano: John Tibeats
Paul Giamatti: Theophilus Freeman
Brad Pitt: Samuel Bass
Lupita Nyong'o: Patsey
Alfre Woodard: Harriet Shaw
Sarah Paulson: Mary Epps
Scoot McNairy: Brown
Taran Killam: Hamilton
Garret Dillahunt: Armsby
Michael Kenneth Williams: Robert
Quvenzhané Wallis: Margaret Northup
Ruth Negga: Celeste
Bill Camp: Ebenezer Radburn
Doppiatori italiani.
Fabio Boccanera: Solomon Northup
Alessio Cigliano: Edwin Epps
Niseem Onorato: William Ford
Emiliano Coltorti: John Tibeats
Massimo Rossi: Theophilus Freeman
Sandro Acerbo: Samuel Bass
Erica Necci: Patsey
Chiara Gioncardi: Mary Epps
Tratto dall'omonima autobiografia di Solomon Northup, opera del 1853, il film ha vinto il Premio Oscar come miglior film nel 2014.
Gli interpreti principali sono Chiwetel Ejiofor nel ruolo del protagonista, Michael Fassbender, Benedict Cumberbatch, Paul Dano, Paul Giamatti, Brad Pitt, quest'ultimo anche produttore della pellicola, e Lupita Nyong'o, vincitrice dell'Oscar alla miglior attrice non protagonista.
Il cinema americano prova a fare (veramente) i conti con la mostruosità della schiavitù, peccato originale della nazione che fa il paio col genocidio indiano. Lincoln, Django Unchained e 12 anni schiavo sono opere diverse e discordanti, la cui prossimità sortisce letture maggiori ed è qualcosa di più di una coincidenza.
Il soggetto, affrontato, aggredito, sfidato e condiviso, sottolinea la delicatezza di una vicenda storica lontana dall'essere assorbita nel Paese di Barack Obama. Se nel film di Steven Spielberg la figura e la condizione dello schiavo è nascosta tra discorsi, proroghe e mediazioni, in quelli di Quentin Tarantino e di Steve McQueen è un visione eversiva che sfida l'impero o lo subisce per dodici anni.
Distinti nelle maniere, Django è loquace e carnevalesco, Solomon è greve e silente, l'uno abbraccia l'eroismo sonante, l'altro in sordina, uno castiga, l'altro attende, i protagonisti di Jamie Foxx e Chiwetel Ejiofor condividono nondimeno un'espressione decisiva e ambigua, un'eccezionalità. Django e Solomon sono nigger speciali, schiavi fuori dal comune che finiscono proprio per questa ragione per sfuggire al destino del loro popolo.
Se Tarantino riscrive il passato e libera l'invenzione concretizzando un sogno che intercetta gli avvenimenti storici attraverso il piacere soggettivo, McQueen decide per la denuncia attraverso una rappresentazione esplicita, esibita, oscena, che mira evidentemente a risvegliare la coscienza intorpidita dello spettatore.
Leggi anche: Remember affronta un regolamento di conti con la Storia e con una storia di privazione.Trama.
Nel 1841, prima della guerra di secessione, Solomon Northup, talentuoso violinista di colore, vive libero nella cittadina di Saratoga Springs (nello Stato di New York) con la moglie Anne e i figli Margaret e Alonzo. Ingannato da due falsi agenti di spettacolo viene rapito, picchiato e frustato, privato dei documenti che certificano la sua libertà e portato in Louisiana, dove rimarrà in schiavitù fino al 1853, cambiando per tre volte padrone e lavorando principalmente nella piantagione di cotone del perfido schiavista Edwin Epps. Tra la crudeltà di Epps e inaspettati quanto rari atti di bontà, Solomon lotta non solo per sopravvivere, ma anche per conservare la propria dignità.
Nel dodicesimo anno della sua indimenticabile odissea, l'incontro casuale con l'abolizionista canadese Samuel Bass rappresenta per la sua vita una svolta insperata. Appresa la sua storia, Bass riesce a rintracciare la famiglia di Northup: Solomon è finalmente libero. Tornato a casa riabbraccia la moglie e i figli ormai adulti. Prima dei titoli di coda, veniamo informati della sua inutile battaglia legale contro i rapitori, come dell'impegno abolizionista che contraddistinse gli anni successivi alla drammatica esperienza.
Il poster e il primo trailer del film sono stati diffusi il 15 luglio 2013, mentre in lingua italiana a partire dal 12 dicembre dello stesso anno. Il film è stato presentato in anteprima al Telluride Film Festival e successivamente al Toronto International Film Festival, dove ha vinto il premio del pubblico.
La pellicola viene distribuita nei cinema statunitensi a partire dal 18 ottobre 2013, mentre in Italia dal 20 febbraio 2014.
I primi poster della versione italiana, a differenza di quella statunitense, mostrano in secondo piano il protagonista britannico Chiwetel Ejiofor, dando invece risalto a Brad Pitt e Michael Fassbender, scelta che ha causato accese polemiche, fino a far rimpiazzare i poster con un'altra versione.
Interpreti e personaggi.
Chiwetel Ejiofor: Solomon Northup
Michael Fassbender: Edwin Epps
Benedict Cumberbatch: William Ford
Paul Dano: John Tibeats
Paul Giamatti: Theophilus Freeman
Brad Pitt: Samuel Bass
Lupita Nyong'o: Patsey
Alfre Woodard: Harriet Shaw
Sarah Paulson: Mary Epps
Scoot McNairy: Brown
Taran Killam: Hamilton
Garret Dillahunt: Armsby
Michael Kenneth Williams: Robert
Quvenzhané Wallis: Margaret Northup
Ruth Negga: Celeste
Bill Camp: Ebenezer Radburn
Doppiatori italiani.
Fabio Boccanera: Solomon Northup
Alessio Cigliano: Edwin Epps
Niseem Onorato: William Ford
Emiliano Coltorti: John Tibeats
Massimo Rossi: Theophilus Freeman
Sandro Acerbo: Samuel Bass
Erica Necci: Patsey
Chiara Gioncardi: Mary Epps
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Steve McQueen, in collaborazione con John Ridley, scrive una sceneggiatura puntigliosa che riporta agli onori del successo contemporaneo il best seller di Solomon Northup, “Twelve Years a Slave” pubblicato negli USA nel 1853, che racconta la terribile disavventura dell’uomo nero libero Solomon, artista newyorkese di successo, ridotto con l’inganno in schiavitù da bianchi americani del sud del paese dove il negro, per volontà divina, non era concepito come uomo ma come essere prossimo alla scimmia di proprietà del bianco cristiano, da sfruttare e usare fino allo stremo delle forze ora come servo, ora, se negra attraente, come sottomessa bagascia per soddisfare con violenza e prepotenza i piaceri della carne.
RispondiEliminaAncora oggi, agli albori del ventunesimo secolo e a quasi centocinquant’anni dalla fine della schiavitù americana sancita con il XIII emendamento della Costituzione degli Stati Uniti d’America del 1865 voluto fortemente da Lincoln, la catarsi dell’uomo bianco americano non si è ancora compiuta appieno e McQueen ce lo ricorda con questo bel film, apparentemente anacronistico.
Le emozioni che si susseguono durante tutta la proiezione sono violente e crude, impietose e ciniche, sadiche e sanguinarie, vigliacche e codarde, e in fondo rappresentano prospettive diverse di prigionia e schiavitù: per gli uomini “negri”quella fisica e psicologica; per i bianchi cristiani quella del carnefice compulsivo, “vittima” di miserabili ed erudite convinzioni religiose e scientifiche di chi, in verità, seppur bianco è rimasto ad uno stadio assai primitivo dell’evoluzione umana e culturale
Quando in poco meno di dieci anni riesci a portare alla luce due lavori come Hunger e Shame, pellicole apprezzate dalla critica mondiale e considerate dei veri e propri capolavori, sembra quasi naturale che Hollywood reclami il tuo talento e che ti voglia affidare un film su misura.Steve McQueen, il cui nome, per chi non lo sapesse, è identico a quello del noto attore sebbene i due non siano assolutamente imparentati, ha subìto questa precisa sorte. Inglese e poco conosciuto fino ad una decina d’anni or sono, grazie alla Palma d’Oro per la miglior opera prima si è conquistato un trampolino di lancio che l’America non ha voluto perdere ed obbiettare. Alla sua terza fatica, dopo il capolavoro di Hunger (tragica biografia su Bobby Sands e sull’amaro capitolo che riguarda i prigioni dell’I.R.A. in Inghilterra nell’era Thatcheriana) e l’eccezionale Shame ( una pellicola che affronta con coraggio e cosciente oscenità la dipendenza sessuale dell’uomo odierno), McQueen si dedica a 12 Years a Slave, tratto dall’omonimo libro di memorie di Solomon Northup, protagonista dell’intera vicenda.
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