Come è noto, il New England è quella regione degli Stati Uniti situata nella parte nord-orientale del paese dove i Padri Pellegrini dall'Inghilterra sbarcarono nel 1620, fondando la prima grande comunità puritana nel Nuovo Mondo. La regione, al confine con l'Atlantico, comprende gli stati del Maine, del New Hampshire, del Massachusetts, del Vermont, del Connecticut e del Rhode Island. E anche dopo queste poche righe, il normale consumatore americano di horror si sentirebbe a casa: il Maine di King, Nathaniel Hawthorne e Edgar Allan Poe del Massachusetts, Lovecraft del Rhode Island... Ma, dopo essersi presi la briga di leggere i classici, Lincoln Child è nato nel Connecticut, Christopher Golden di nuovo nel Massachusetts, l'ignoto (per noi) F. Brett Cox viene dal Vermont, e persino Dan Brown, che non ha nulla a che fare con l'horror, ma trasuda gotico, è nato nel New Hampshire.
Non si tratta di banali registri statistici, ma piuttosto del fatto che il marcio 'cuore' del gotico americano, dove le fiamme dell'Inferno ardono eternamente e Dio non si rivela mai giusto e misericordioso, ma sempre spietato vendicatore, è nato, è cambiato e vive ancora (c'è una grandissima Horror Writers Association nel New England). È il puritanesimo fondante, caratterizzato dall'estrema ortodossia del New England primitivo, che ha dovuto fare i conti, non del tutto risolvendoli, con la paranoia stregonesca del XVII secolo, immortalata in letteratura da Nathaniel Hawthorne e Arthur Miller con La lettera scarlatta e Il crogiolo.
Per chi va al cinema, ci sono alcuni film tratti dal primo, uno firmato da Wim Wenders e l'ultimo distribuito da Roland Joffé, mentre dal testo di Miller La seduzione del male è stato tratto The Crucible di Nicholas Hytner. E questo riferimento cinematografico non è casuale, perché l'estetica del New England, che coincide sempre con la sostanza, passa anche da qui: da quelle comunità chiuse, con donne e uomini vestiti di nero nelle tipiche uniformi dei pellegrini, dove la colpa e il peccato, sempre citati come spauracchi, fanno apparire i vittoriani dell'Inghilterra ottocentesca come progressisti di sinistra, e dove il Diavolo e il Male, non a caso in maiuscolo, amano mettersi in mostra di più perché sempre chiamati in causa. C'è una linea 'gotica' ideale che passa tra ieri e oggi, da film come The Dark Secret of Harvest Home di Leo Penn, Who Is the Other One? di Robert Mulligan, Deadly Blessing di Wes Craven, The Gift di Sam Raimi, senza dimenticare le ricadute quasi sempre sfortunate dei vari Children of the Corn di King e il relativamente recente The Village di M. Night Shyamalan. The Village di Night Shyamalan: parla sempre dell'anima più vera e tormentata del New England gotico, dove diversità e modernità sono marchiate come 'stregoneria' e gli intrusi incontrano una brutta fine. Lo stesso spirito che anima The Dark Way di Robert McCammon.
McCammon, però, va oltre. Perché i suoi personaggi possano interagire in questo grande teatro di passioni e pulsioni che è The Dark Way, lo scrittore ha bisogno di un luogo autenticamente conservatore, dove il diffuso senso di intolleranza sociale possa esprimersi al massimo dell'odio nella sua uniforme razzista. Il New England su questo fronte non può storicamente essergli di alcun aiuto, né potrebbe funzionare in modo credibile, avendo avuto un ruolo chiave nell'abolizione della schiavitù durante il XIX secolo. Meglio sotto questo aspetto, anche perché McCammon ci è nato e lo conosce bene, è l'Alabama conservatrice e isolazionista dei decenni in cui è ambientata la storia corale raccontata in The Dark Way (gli anni Cinquanta, Sessanta e primi Settanta). Quell'Alabama dove è nato il Ku Klux Klan e dove i neri hanno ancora i loro troppi problemi. Una regione dove perfino un prete bianco, moderatamente progressista, può capitare di essere cosparso di pece e piume, perché di lui si dice che "non dis-de-gna la figa dei negri".
Il retroscena è definito. E, a questo punto, il prefetto non deve commettere il peccato mortale di raccontarvi il libro. Ma tentare, per quanto possibile, di tracciare le linee di un efficace cinematografo di prossima uscita. Diciamo che, come quasi sempre con McCammon, alla terza riga siamo subito 'in medias res', piacevolmente impantanati in quell'humus puritano dove l'e-redenzione del New England e la colpa della tragedia di Salem sono mediate da quei tanti 'divieti', il cui tòpos più efficace è il 'luogo oscuro e proibito dove non si deve andare', con tutte le metafore che si possono proporre al riguardo. Una regione - un'America - dove il fanatismo religioso può uccidere per overdose e dove un arcaico conflitto 'fondativo' ribalta di 360° i parametri del Bene e del Male: è quell'America che teme e odia tutto ciò che non capisce e che non si omologa a un'idea 'superiore' di conformismo sociale. Donne, neri, ragazzi 'fuori dal coro': tutti nemici in questa società arcaica e quasi tribale, dove trovano posto le idee tipiche del puritanesimo di matrice gesuitica (ancora ben presenti in certa religiosità di base e 'popolare'), per cui il malessere entra nel corpo solo in seguito al 'peccato commesso', e dove il senso di colpa incorporato nell'anima prende il sopravvento come dubbio eterno e lacerante.
In questa palude, che più gotica non si potrebbe, si raccolgono echi familiari e si pagano gettoni culturali in quel grande e piacevole gioco di rimandi che è l'horror contemporaneo. Guardate voi stessi se vi vengono in mente altri autori, film o correnti... Il Male che è una creatura mutaforma e assume tutti gli aspetti che vuole ('... che non si arrende mai e si adatta ai cambiamenti del tempo'), cioè vampirizza le forme, ma la sua sostanza tipica è un colore, il nero. I poteri sovrannaturali sono distribuiti (da chi?) per predestinazione, senza possibilità di libero arbitrio. Il 'dono' (il Dono) che ti sceglie e spesso, soprattutto per le sue negative ricadute sociali, è tutto fuorché un dono. Da qui l'estrema solitudine di chi ha ed esprime poteri extrasensoriali: Billy, uno dei giovani protagonisti, possiede - come il celebre bambino del film di Shyamalan - il Sesto Senso e può vedere i morti, soprattutto quelli inquieti. E può aiutarli a ritrovare la retta via. Ma tutto questo si rivela per lui una condanna a vivere border-line, al confine tra la vita e la morte. E la 'piccola città' che non si può non visitare si chiama, guarda caso, Hawthorne. E l'antico folklore dei pellerossa, in cui si trova un Dio universale che si rivolge a tutti, bianchi e neri. E la buona, antica 'stregoneria', che usa abilmente le erbe per curare i mali del corpo. E, ancora, la maledizione sulla strada in cui l'ira di un fantasma della strada provoca incidenti stradali a catena.
Ma non finisce qui. Perché ci imbattiamo anche in una casa della maledizione molto bella, la 'Booker house' che incombe su Hawthorne come quella di Micha-el Myers in Haddonfield. Abbiamo il tema ultra-classico, soprattutto al cinema, del ballo di fine anno, il ballo che in American Gothic è diventato, da trent'anni, il momento prescelto per lo scatenamento delle forze del Male. Aggiungiamo il luna park malinconico itinerante, la casa dei divertimenti che ci riporta a Bradbury e Tobe Hooper, con il suo carico di freak, Mr Dark, spettacoli 'finti' con fantasmi 'veri', Doctor Mirakle, circhi degli orrori e giostre infestate. Da Pennywise a Carnivale a Taken di Steven Spielberg, è un territorio vasto e fantasioso da cui molti scrittori horror non hanno alcuna intenzione di liberarsi. Qua e là un'atmosfera da Grindhouse. Sessualità, un pizzico di tabacco da fiuto, un "doppio" invisibile... Manca ancora qualcosa? Sì.
Leggendolo nel 2008, The Dark Way risuona di echi kingiani e lan-sdaliani. Vengono in mente Children of the Corn, The Dead Zone e persino Pet Sematary (Toby, il cane che torna vivo dopo essere stato investito da un camion, sembra la versione canina di Church il gatto), adolescenti con poteri paranormali e genitori degli stessi (il pio reverendo Falconer è l'alterità maschile della madre di Carrie White), e ancora bambini che lottano contro l'oscurantismo razzista come In the bottom of the swamp di Big-de Joe.
Ma, badate bene, The Dark Way è stato scritto nei primi anni Ottanta, e tra i tanti ingredienti del piatto esprime una funzione sociale, denunciatrice dell'orrore che ci giunge da tempi lontani. Alla gogna, ancora attuale, il fanatismo religioso dei predicatori televisivi, molto più interessati al business che alla salvezza delle anime pie che li ascoltano; quelli che invocano sempre Satana come spauracchio sociale e magari lo usano in segreto; quelli per i quali, naturalmente, il rock è la musica del diavolo; quelli che, autoproclamatisi "crociati del bene", bruciano libri e dischi in piazza (come nazisti di memoria non del tutto sepolta e certe frange islamiche); quelli per i quali i Beatles dai capelli lunghi, i Cream, Sam the Sham e i Pharaohs (Wooly Bully!) sono tutti mafiosi che producono "musica peccaminosa da drogati"; quelli che rappresentano una maggioranza non tanto silenziosa e indubbiamente armata; coloro che, in quanto folli telepredicatori e grandi manipolatori di massa, sono alla fine i veri agenti del Male.
A questo punto, taccio diligentemente sul libro. Accennerò, se possibile, a qualcosa su McCammon che non è stato ancora detto. A due grandi che hanno segnato come pochi altri la storia dell'editoria noir e thriller in Italia, Laura Grimaldi e Marco Tropea, dobbiamo l'ingresso dell'autore de La Via Oscura nel nostro Paese. Era la fine degli anni Ottanta e la coppia milanese, appena dimessasi dalla Mondadori, aveva fondato una nuova casa editrice le cui scelte sarebbero state seminali per il futuro dei generi 'pop' orbitanti nel magma piacevolmente confuso del thriller. L'hard-boiled, il giallo, la fantascienza, il noir all'italiana, ma anche l'horror, tutti convergevano in un unico acronimo, Interno Giallo, per ricordare al mondo che abbiamo ancora a che fare con la letteratura 'di tensione'. Fu grazie a G&T che conoscemmo James Ellroy, Andrew Vachss, Jerome Charyn e (scusate se non basta) gli esordi di Giancarlo De Cataldo e Pino Ca-cucci. Per l'horror stricto sensu, puntarono su nomi sconosciuti e di classe straordinaria come KW Jeter, Jack Curtis, Stephen Gallagher e (eccoci qua) Robert McCammon. Un autore, come è stato scritto, originario dell'Alabama, beniamino di casa Gargoyle e amatissimo in Italia, che esordì con il suo decimo titolo, Mine. Se ricordarlo rende giustizia a Grimaldi e Tropea (che intitolò deliziosamente il libro in italiano Mary Terror, giocando sul nome e cognome della psicopatica protagonista Mary Terrell), balza agli occhi il paradosso selettivo - e angosciante per tanti altri scrittori anglosassoni - che le leggi del mercato impongono, almeno qui in Italia. Dove precisamente puoi essere tradotto e conosciuto al tuo decimo titolo. Interno Giallo non si è limitato a Mine e ha proposto nel '92 Boy's Life, una risposta straordinaria, intrisa di amore per il cinema e nostalgia, a Different Seasons di King, intitolata The Belly of the Lake. Era il secondo libro di McCammon in Italia, l'undicesimo in America (dove era stato pubblicato l'anno prima), a parte molti racconti sparsi qua e là in varie antologie.
Sebbene l'esperienza 'solista' di Interno Giallo sarebbe presto cessata, assorbita dalla Mondadori e trasformata in collana, il passaggio di McCammon in Italia era ormai consolidato. E, in evidente disordine cronologico, si susseguirono in rapida successione Baal (il suo titolo d'esordio), il fluviale e apocalittico Swan Song (Tenebre) e poi, via via diluiti, la fantascienza Stinger (L'invasione), l'action 'realista' Gone South (L'inferno nella palude) e Bethany's Sin (Loro attendono, titolo quanto mai paradigmatico, visto che fu pubblicato negli USA nel 1980 e in Italia nel '96). Poi il silenzio, un black-out che fu in realtà uno specchio perfetto della 'crisi di crescita' che colpì dall'altra parte.
Anche se l'esperienza «in solitario» di Interno Giallo cesaría pronto, assorbita da Mondadori e trasformata in serie, il passo di McCammon in Italia è stato per entonces bien asentado. Y, en evidente disordine cronologico, appaiono in estrecha successione i seguenti titoli: Baal (su titolo di debutto), el fluvial y apocalíptico Canto del Cisne (Tenebre) y luego, diluidos poco a poco, la ciencia-ficción Stinger (L'invasione ), la acción «realista» Gone South (L'inferno nella palude) e Bethany's Sin (Loro attendono, un título tan paradigmático como sempre, dado que se publicó en Estados Unidos en 1980 y en Italia en el 96). Dopo il silenzio, una pagina che in realtà era uno specchio perfetto della «crisi di crescita» che golpeaba all'altro lato.