Tekno - Il respiro del mostro osserva con meticolosa lucidità un fenomeno che fa parte della nostra cultura.
Dopo un toccante documentario sulle anziane mondine della bassa modenese datato 2008 ("Mondine - Di madre in figlia"), Andrea Zambelli si avventura nel territorio inesplorato e sotterraneo dei free parties tekno, delle tribes e di tutto quello che generalmente viene definito rave.
Girare un documentario su un argomento tanto ostico ed osteggiato denota prima di tutto un coraggio fuori dal comune, non perché i teknival siano pericolosi, ma perché l'ignoto e l'inesplorato richiedono sempre uno sforzo conoscitivo che non tutti sono disposti a fare.
"Tekno - Il respiro del mostro" vuole osservare con meticolosa lucidità un fenomeno che indiscutibilmente fa parte della nostra cultura, di quella generazione che si è trovata a cavallo fra la fine delle ideologie e la supremazia della tecnologia.
Non giudicare quindi, ma comprendere, per quanto si possa comprendere un movimento in continua evoluzione, fatto di travellers, di carovane, di sound systems che sparano decibel contro e attraverso un pubblico che diventa un solo, vibrante ectoplasma danzante. In ultima analisi, non è nemmeno giusto comprendere perché - e, forse, non c'è proprio nulla da capire.
Saranno proprio le parole dei ravers (i duri e puri, non i ragazzini che vanno alle feste per svoltare, per collassare, per fare i grandi) che mostreranno una consapevolezza annebbiata ma presente: l'essere qui e ora, il fare parte di un movimento, per quanto sgangherato, la voglia di socialità e di libertà, l'assoluta indifferenza nei confronti della politica (perché il raver non è il comunista, è la particella impazzita che vive sotto e per il totem del sound system), l'indefinibile energia che li spinge a creare spazi temporaneamente autonomi, fuori dal tempo, dalla società e forse anche dalla realtà.
E poi ci sono le sostanze, chiavi che aprono alcune porte ma non tutte. Si insiste su un uso consapevole delle chiavi, quasi tribale, quello che si è perso nella nostra società consumistica e materiale ma che si sta perdendo progressivamente anche all'interno dei rave stessi. Da uso sociale a individuale, da esperienza psichedelica a esperienza ottundente.
E' un mondo di chiari e scuri, di forti contrasti, ma anche di dolcezza e di voglia di vivere. Provare per credere.
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