Amores Perros di Inarritu sono soprattutto amori sinceri, ma è come se il loro senso si ritrovi solo nella perdita.
Posted by Fausto Baccino
Posted on giovedì, aprile 10, 2014
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Amores perros è un film del 2000 diretto da Alejandro González Iñárritu ed è il primo capitolo della Trilogia sulla morte, seguito da 21 grammi e Babel.
Con la barba tagliata e gli abiti puliti, rimane qualcosa di "irreparabile" nel viso di El Chivo; forse la pelle segnata, forse gli occhiali tenuti su con lo scotch. Il rituale della foto-tessera, per la liberazione da un passato impossibile da capovolgere, è la fragile ricerca di un'immagine di sé ormai in frantumi.
Irreparabile è la morte di Ramiro e l'abisso che scava tra Octavio e Susana; irreparabile, per Valeria, è la perdita delle gambe. E l'incidente d'auto che allaccia le tre storie in un unico, violentissimo istante, condensa questa lacerazione irreversibile.
Ogni perdita è definitiva ed è l'unica "necessità" esistente.
Octavio e Susana, Daniel e Valeria, El Chivo e Maru: tre storie d'amore raccontate lungo percorsi diversi e con uno stile capace di oscillare dal pedinamento al distacco. Anche l'appartenenza sociale spazia dalla povertà disperata in cui annegano Octavio e Susana al mondo dorato di Daniel e Valeria, con El Chivo a fare da anello di congiunzione, ex-borghese ed ex-terrorista, ora barbone e sicario. Ma a unire le diverse storie è la presenza costante ed ossessiva del denaro, che non esprime semplicemente il funzionamento dei meccanismi sociali, ma si insinua nella vita dei protagonisti fino a pretendere di legittimarne il sentimento.
E' come se il gesto amoroso prenda corpo innanzitutto nell'offerta di denaro in modo assolutamente ingenuo, ma finendo per generare una sorta di sfasatura che ne comporta il fraintendimento.
Anche perchè gli "amori cani" di Inarritu sono soprattutto amori sinceri, ma è come se il loro senso si ritrovi solo nella perdita, in uno slancio che cade nel vuoto e che può unicamente trasformarsi in un assolo disperato. Esemplare quindi il ruolo svolto nel film dalle fotografie; istanti sottratti al tempo e a questa terribile erosione dei corpi e degli animi. Il tempo scava intorno ai personaggi, scava la loro carne e il loro spirito privandoli di qualsiasi appiglio dentro e fuori di sé.
Camera da presa sempre a spalla, nessun carrello, quasi nessuna panoramica; il cinema che Inarritu ha in mente è fatto di altri movimenti.
La storia dei cani, in "Amores Perros", scorre parallela a quella dei protagonisti; una storia di corpi martoriati e abbandoni improvvisi, che fanno passare attraverso la telecamera l’odore e il sapore di questo ennesimo attraversamento del dolore.
La vita gli ha tolto tutto, ma, come recita la didascalia finale, a stabilire l'unico spiraglio in questa spietata logica esistenziale, "Siamo anche quello che perdiamo".
Trama.
Il film è diviso in tre episodi che si intrecciano fra di loro; i protagonisti sono persone di diverse estrazioni sociali che per un motivo o per l'altro interagiscono con i cani e tra loro.
La prima storia ha come protagonista Octavio, che vive con la madre, il fratello Ramiro, la consorte di quest'ultimo e il loro neonato. Tra Octavio e la moglie del fratello nasce una storia, aiutata dai modi bruschi con i quali il violento Ramiro tratta la compagna. Octavio vorrebbe scappare con lei ma la mancanza di denaro non lo aiuta: a tal proposito decide di sfruttare il proprio cane nei numerosi combattimenti clandestini che si svolgono in città. La bestia è molto forte fisicamente e frutta all'uomo un bel gruzzolo, che gli permetterebbe di andarsene di casa. Tuttavia all'ultimo combattimento il cane viene gravemente ferito da un colpo di pistola e Octavio, per vendicarsi, accoltella il padrone dell'altro cane, che aveva premuto il grilletto. Ne consegue uno spettacolare inseguimento nel quale Octavio causa un incidente con un'altra automobile.
Il secondo intreccio ci illustra la patinata vita di una modella di nome Valeria che, portandosi dietro il suo inseparabile cane, va a vivere assieme al suo compagno, appena separato dalla moglie. La vita della bella donna tuttavia prende una brusca sterzata quando viene coinvolta nello scontro con l'auto in fuga di Octavio. Valeria subisce gravi danni alla gamba destra, che la costringeranno ad una lunga riabilitazione. Inoltre, complici gli avvenimenti capitati allo stesso cane, il rapporto tra i due sembra incrinarsi: i litigi diventano sempre più frequenti. La situazione precipita quando Valeria viene colpita da trombosi, e i medici sono costretti ad amputarle la gamba: per la donna, che delle proprie gambe aveva fatto il punto forte della sua carriera, è un colpo psicologicamente molto duro da assorbire, ma che probabilmente le consentirà di riappacificarsi con il suo compagno.
La terza storia tratta di un sicario (si fa chiamare El chivo) che uccide per guadagnarsi da vivere, e che trascorre la sua esistenza circondato dai suoi numerosi cani, in una squallida abitazione in un quartiere malfamato della città. Prima di essere stato in prigione El chivo era un guerrigliero che anni fa aveva abbandonato la moglie e la figlia per cercare di cambiare la società. Nonostante il suo personaggio venga approfondito nell'ultima parte del film, egli appare anche durante la prima metà, e si trova nel luogo dell'incidente tra Octavio e Valeria. In questa occasione raccoglie il moribondo cane del ragazzo e lo porta a casa per curarlo. Il suo prossimo incarico consiste nell'uccidere un uomo, su commissione del fratellastro. Decide però di cambiare vita: per terminare il suo compito rapisce la vittima, la imprigiona in casa propria e la fa incontrare con il fratellastro, il quale era venuto per pagarlo. Decide dunque di lasciarli lì entrambi, con una pistola in mezzo alla stanza. Successivamente si rade e va a casa della figlia, assente, lasciandole dei soldi, delle foto ed un messaggio di affetto e di rinconciliazione nella segreteria telefonica. Fatto questo, accompagnato dal cane che fu di Octavio, parte verso destinazioni ignote.
Interpreti e personaggi.
Gael García Bernal: Octavio
Álvaro Guerrero: Daniel
Goya Toledo: Valeria
Vanessa Bauche: Susana
Emilio Echevarría: El Chivo
Jorge Salinas: Luis
Marco Pérez: Ramiro
Rodrigo Murray: Gustavo
Humberto Busto: Jorge
Gerardo Campbell: Mauricio
Rosa María Bianchi: Zia Luisa
Dunia Saldívar: Madre di Susana
Adriana Barraza: Madre di Octavio
José Sefami: Leonardo
Lourdes Echevarría: Maru
Doppiatori italiani.
Massimiliano Alto: Octavio
Lorenzo Macrì: Daniel
Chiara Colizzi: Valeria
Paola Majano: Susana
Franco Zucca: El Chivo
Davide Lepore: Ramiro
Gianni Galassi: Direzione del doppiaggio
Premi.
BAFTA al miglior film non in lingua inglese
Festival di Cannes 2000: Premio della Settimana della critica
Tokyo International Film Festival 2000: Gran Prix per il miglior film e premio per il miglior regista
Fantasporto 2001: Gran Premio per il miglior film, miglior regista e miglior sceneggiatura
National Board of Review Awards 2001: miglior film straniero
Nomination Oscar al miglior film straniero
Camerimage 2000: Rana d'oro (Rodrigo Prieto)
Con la barba tagliata e gli abiti puliti, rimane qualcosa di "irreparabile" nel viso di El Chivo; forse la pelle segnata, forse gli occhiali tenuti su con lo scotch. Il rituale della foto-tessera, per la liberazione da un passato impossibile da capovolgere, è la fragile ricerca di un'immagine di sé ormai in frantumi.
Irreparabile è la morte di Ramiro e l'abisso che scava tra Octavio e Susana; irreparabile, per Valeria, è la perdita delle gambe. E l'incidente d'auto che allaccia le tre storie in un unico, violentissimo istante, condensa questa lacerazione irreversibile.
Ogni perdita è definitiva ed è l'unica "necessità" esistente.
Octavio e Susana, Daniel e Valeria, El Chivo e Maru: tre storie d'amore raccontate lungo percorsi diversi e con uno stile capace di oscillare dal pedinamento al distacco. Anche l'appartenenza sociale spazia dalla povertà disperata in cui annegano Octavio e Susana al mondo dorato di Daniel e Valeria, con El Chivo a fare da anello di congiunzione, ex-borghese ed ex-terrorista, ora barbone e sicario. Ma a unire le diverse storie è la presenza costante ed ossessiva del denaro, che non esprime semplicemente il funzionamento dei meccanismi sociali, ma si insinua nella vita dei protagonisti fino a pretendere di legittimarne il sentimento.
E' come se il gesto amoroso prenda corpo innanzitutto nell'offerta di denaro in modo assolutamente ingenuo, ma finendo per generare una sorta di sfasatura che ne comporta il fraintendimento.
Anche perchè gli "amori cani" di Inarritu sono soprattutto amori sinceri, ma è come se il loro senso si ritrovi solo nella perdita, in uno slancio che cade nel vuoto e che può unicamente trasformarsi in un assolo disperato. Esemplare quindi il ruolo svolto nel film dalle fotografie; istanti sottratti al tempo e a questa terribile erosione dei corpi e degli animi. Il tempo scava intorno ai personaggi, scava la loro carne e il loro spirito privandoli di qualsiasi appiglio dentro e fuori di sé.
Camera da presa sempre a spalla, nessun carrello, quasi nessuna panoramica; il cinema che Inarritu ha in mente è fatto di altri movimenti.
La storia dei cani, in "Amores Perros", scorre parallela a quella dei protagonisti; una storia di corpi martoriati e abbandoni improvvisi, che fanno passare attraverso la telecamera l’odore e il sapore di questo ennesimo attraversamento del dolore.
La vita gli ha tolto tutto, ma, come recita la didascalia finale, a stabilire l'unico spiraglio in questa spietata logica esistenziale, "Siamo anche quello che perdiamo".
Trama.
Il film è diviso in tre episodi che si intrecciano fra di loro; i protagonisti sono persone di diverse estrazioni sociali che per un motivo o per l'altro interagiscono con i cani e tra loro.
La prima storia ha come protagonista Octavio, che vive con la madre, il fratello Ramiro, la consorte di quest'ultimo e il loro neonato. Tra Octavio e la moglie del fratello nasce una storia, aiutata dai modi bruschi con i quali il violento Ramiro tratta la compagna. Octavio vorrebbe scappare con lei ma la mancanza di denaro non lo aiuta: a tal proposito decide di sfruttare il proprio cane nei numerosi combattimenti clandestini che si svolgono in città. La bestia è molto forte fisicamente e frutta all'uomo un bel gruzzolo, che gli permetterebbe di andarsene di casa. Tuttavia all'ultimo combattimento il cane viene gravemente ferito da un colpo di pistola e Octavio, per vendicarsi, accoltella il padrone dell'altro cane, che aveva premuto il grilletto. Ne consegue uno spettacolare inseguimento nel quale Octavio causa un incidente con un'altra automobile.
Il secondo intreccio ci illustra la patinata vita di una modella di nome Valeria che, portandosi dietro il suo inseparabile cane, va a vivere assieme al suo compagno, appena separato dalla moglie. La vita della bella donna tuttavia prende una brusca sterzata quando viene coinvolta nello scontro con l'auto in fuga di Octavio. Valeria subisce gravi danni alla gamba destra, che la costringeranno ad una lunga riabilitazione. Inoltre, complici gli avvenimenti capitati allo stesso cane, il rapporto tra i due sembra incrinarsi: i litigi diventano sempre più frequenti. La situazione precipita quando Valeria viene colpita da trombosi, e i medici sono costretti ad amputarle la gamba: per la donna, che delle proprie gambe aveva fatto il punto forte della sua carriera, è un colpo psicologicamente molto duro da assorbire, ma che probabilmente le consentirà di riappacificarsi con il suo compagno.
La terza storia tratta di un sicario (si fa chiamare El chivo) che uccide per guadagnarsi da vivere, e che trascorre la sua esistenza circondato dai suoi numerosi cani, in una squallida abitazione in un quartiere malfamato della città. Prima di essere stato in prigione El chivo era un guerrigliero che anni fa aveva abbandonato la moglie e la figlia per cercare di cambiare la società. Nonostante il suo personaggio venga approfondito nell'ultima parte del film, egli appare anche durante la prima metà, e si trova nel luogo dell'incidente tra Octavio e Valeria. In questa occasione raccoglie il moribondo cane del ragazzo e lo porta a casa per curarlo. Il suo prossimo incarico consiste nell'uccidere un uomo, su commissione del fratellastro. Decide però di cambiare vita: per terminare il suo compito rapisce la vittima, la imprigiona in casa propria e la fa incontrare con il fratellastro, il quale era venuto per pagarlo. Decide dunque di lasciarli lì entrambi, con una pistola in mezzo alla stanza. Successivamente si rade e va a casa della figlia, assente, lasciandole dei soldi, delle foto ed un messaggio di affetto e di rinconciliazione nella segreteria telefonica. Fatto questo, accompagnato dal cane che fu di Octavio, parte verso destinazioni ignote.
Interpreti e personaggi.
Gael García Bernal: Octavio
Álvaro Guerrero: Daniel
Goya Toledo: Valeria
Vanessa Bauche: Susana
Emilio Echevarría: El Chivo
Jorge Salinas: Luis
Marco Pérez: Ramiro
Rodrigo Murray: Gustavo
Humberto Busto: Jorge
Gerardo Campbell: Mauricio
Rosa María Bianchi: Zia Luisa
Dunia Saldívar: Madre di Susana
Adriana Barraza: Madre di Octavio
José Sefami: Leonardo
Lourdes Echevarría: Maru
Doppiatori italiani.
Massimiliano Alto: Octavio
Lorenzo Macrì: Daniel
Chiara Colizzi: Valeria
Paola Majano: Susana
Franco Zucca: El Chivo
Davide Lepore: Ramiro
Gianni Galassi: Direzione del doppiaggio
Premi.
BAFTA al miglior film non in lingua inglese
Festival di Cannes 2000: Premio della Settimana della critica
Tokyo International Film Festival 2000: Gran Prix per il miglior film e premio per il miglior regista
Fantasporto 2001: Gran Premio per il miglior film, miglior regista e miglior sceneggiatura
National Board of Review Awards 2001: miglior film straniero
Nomination Oscar al miglior film straniero
Camerimage 2000: Rana d'oro (Rodrigo Prieto)
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