Il mercante di libri maledetti rappresenta l'esordio enigmatico e avvincente di Marcello Simoni.
Posted by Fausto Baccino
Posted on lunedì, maggio 20, 2013
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Il mercante di libri maledetti rappresenta l'esordio narrativo di un archeologo-bibliotecario che ha saputo raccogliere queste sue competenze e creare una vicenda avventurosa, credibile ed enigmatica, oltre che storicamente ben determinata, che ruota proprio attorno a un misterioso e potente libro.
Siamo all'inizio del XIII secolo in una fredda sera di fine inverno in uno dei luoghi più misteriosi e leggendari d'Italia, l'abbazia di San Michele della Chiusa, la Sacra di san Michele, all'ingresso della Valle di Susa.
Un monaco, Vivïen de Narbonne, trova conficcato sull'uscio della sua cella un pugnale che regge un chiaro messaggio: una sentenza di morte, anzi, peggio, la certezza di una lunga tortura per fargli confessare il segreto che solo lui e Ignazio da Toledo conoscono. Meglio la morte. Sellato velocemente un cavallo, il monaco tenta di fuggire lungo il pendio del monastero, ma precipita nel vuoto e non c'è un angelo a salvarlo come era accaduto alla bell'Alda.
Non molto lontano da lì - sulla costa adriatica nei pressi di Venezia - e pochi anni dopo Ignazio da Toledo, un mercante converso di cui si dice che "durante il sacco di Costantinopoli abbia messo le mani su alcune reliquie, ma anche su libri preziosi, certi addirittura di magia", riceve l'incarico da un appassionato aristocratico di cercare "un libro in grado di sciogliere misteri inimmaginabili, al di là delle cognizioni di qualsiasi filosofo o alchimista".
È l'Uter Ventorum, Otre dei Venti, "un libro copiato da certi manoscritti persiani che conterrebbe il metodo per evocare gli angeli. Le creature soprannaturali, una volta evocate, saranno disposte a rivelare i segreti dei poteri celesti".
Per concludere l'affare con il conte, il proprietario del libro ha richiesto la mediazione di Ignazio da Toledo. Vuole incontrarsi unicamente con lui. Solo a lui cederà l'Uter Ventorum. Sostiene di conoscere molto bene Ignazio e da lungo tempo. È Vivïen de Narbonne.
Ma allora, non è morto precipitando dalla montagna? Gli uomini mascherati del tribunale segreto non l'hanno raggiunto? E chi sta seguendo Ignazio e il suo giovane aiutante tra Italia, Spagna e Francia sulle tracce del libro abilmente nascosto?
Siamo all'inizio del XIII secolo in una fredda sera di fine inverno in uno dei luoghi più misteriosi e leggendari d'Italia, l'abbazia di San Michele della Chiusa, la Sacra di san Michele, all'ingresso della Valle di Susa.
Un monaco, Vivïen de Narbonne, trova conficcato sull'uscio della sua cella un pugnale che regge un chiaro messaggio: una sentenza di morte, anzi, peggio, la certezza di una lunga tortura per fargli confessare il segreto che solo lui e Ignazio da Toledo conoscono. Meglio la morte. Sellato velocemente un cavallo, il monaco tenta di fuggire lungo il pendio del monastero, ma precipita nel vuoto e non c'è un angelo a salvarlo come era accaduto alla bell'Alda.
Non molto lontano da lì - sulla costa adriatica nei pressi di Venezia - e pochi anni dopo Ignazio da Toledo, un mercante converso di cui si dice che "durante il sacco di Costantinopoli abbia messo le mani su alcune reliquie, ma anche su libri preziosi, certi addirittura di magia", riceve l'incarico da un appassionato aristocratico di cercare "un libro in grado di sciogliere misteri inimmaginabili, al di là delle cognizioni di qualsiasi filosofo o alchimista".
È l'Uter Ventorum, Otre dei Venti, "un libro copiato da certi manoscritti persiani che conterrebbe il metodo per evocare gli angeli. Le creature soprannaturali, una volta evocate, saranno disposte a rivelare i segreti dei poteri celesti".
Per concludere l'affare con il conte, il proprietario del libro ha richiesto la mediazione di Ignazio da Toledo. Vuole incontrarsi unicamente con lui. Solo a lui cederà l'Uter Ventorum. Sostiene di conoscere molto bene Ignazio e da lungo tempo. È Vivïen de Narbonne.
Ma allora, non è morto precipitando dalla montagna? Gli uomini mascherati del tribunale segreto non l'hanno raggiunto? E chi sta seguendo Ignazio e il suo giovane aiutante tra Italia, Spagna e Francia sulle tracce del libro abilmente nascosto?
Anno del Signore 1205. Padre Vivïen de Narbonne viene braccato da un manipolo di cavalieri che indossano strane maschere. Il monaco possiede un libro molto prezioso, che non vuole cedere agli inseguitori. Tentando di fuggire, precipita in un burrone. Tredici anni dopo Ignazio da Toledo, di ritorno da un esilio in Terrasanta, viene convocato a Venezia da un facoltoso patrizio per compiere una missione: dovrà recuperare un libro molto raro intitolato "Uter Ventorum", lo stesso libro posseduto da Vivïen. Il manoscritto in questione conterrebbe precetti derivati dalla cultura talismanica caldaico-persiana e sembrerebbe in grado di evocare gli angeli, per poter partecipare della loro sapienza. Ignazio si metterà alla ricerca del libro, che secondo le indicazioni è tenuto in custodia nella Chiusa di San Michele presso Torino.
Ma alla Chiusa di San Michele, anziché trovare il libro, Ignazio si imbatte in un mistero: l'"Uter Ventorum" è stato smembrato in quattro parti nascoste in Linguadoca e in Castiglia. La curiosità di scoprire il contenuto di quelle pagine lo sprona a proseguire nella ricerca, nonostante il pericolo. Riuscirà svelare tutti gli enigmi che il libro contiene e a evocare gli angeli e la loro sapienza?
Ignazio lo guardò allontanarsi. Depose il coltello in una tasca in- terna della tunica, aprì il baule ed estrasse da un sacchetto di pelle le radici per Gualimberto. Uscì dalla stanza, scese le scale con calma e, nell'attraversare l'uscio della foresteria passò vicino ai due compari rannicchiati dietro il bancone, intenti a confabulare sull'accaduto.
Ginesio lo guardò come se avesse visto un fantasma, poi si rivolse a Hulco, che ancora tremava. «Ti assicuro che non l'ho visto entrare! Non so come abbia fatto!».
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